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La devozione del popolo messinese verso la
sua santa concittadina si manifestò in forma plebescitaria, sin dal 20 gennaio 1485, giorno del felice transito
della Santa Madre Eustochia, dando
inizio ad un pellegrinaggio di amore e di fede al suo Corpo Incorrotto,
che si protrasse di anno in anno e di secolo in secolo. Con il popolo
il Senato messinese, unitamente alla Corte Straticoziale, si recava in
forma ufficiale a venerare la santa Clarissa invocandone la
intercessione per il benessere spirituale e materiale della città.
Questa
nobile tradizione venne interrotta nel 1678 a causa dei luttuosi
avvenimenti che si abbatterono su Messina in seguito alla sua
ribellione alla dominazione spagnola. Successivamente, dopo quasi un
secolo, e cioè dal 1678 al 1777, la tradizionale partecipazione delle
autorità di Messina ai pellegrinaggi popolari venne ripristinata con
l’antica magnificenza.
Nell’anno 1777, risultato particolarmente
difficile per la città, sia in conseguenza della dissestata economia
che per l’insorgere di nuovi moti tellurici, vennero indette pubbliche
preghiere presso tutte le Comunità religiose cittadine, fra cui quella
del Monastero di Montevergine, per impetrare la Misericordia di Dio.
Scrive Gaetano Oliva negli “Annali della città di Messina” che “[…]si
distinse con particolare fervore il serafico monastero di Monte
Vergine, porgendo continue suppliche innanti al sacro incorrotto
deposito che ivi si custodisce della nostra concittadina la Beata
Eustochio Calafato […]”. Precisa Ellero Cenni, nell’opera “L’innamorata
del Crocifisso”, che la Badessa di detto Monastero, Suor Maria
Maddalena Bertuccio, colse l’occasione per interessare il Senato
messinese a riprendere in forma solenne il suo intervento alle onoranze
della Santa in ringraziamento del suo Patrocinio sulla città, valso già
ad evitarle la distruzione durante i terremoti succedutisi nel corso
dei secoli. Il Senato, accogliendo la richiesta della Badessa, dopo
essersi recato il 24 giugno 1777 a compiere un atto di omaggio e
venerazione alla Santa così descritto dall’Oliva “[…] il 24 giugno
portossi in corpo in un col governatore della piazza nella chiesa del
suddetto monastero, dove, scoperto il sacro venerabile deposito della
Beata Madre, ginocchioni il Senato, in abito proprio privato, per
mostra di penitenza, ne fece la dovuta venerazione, assistendo nel
tempo istesso alla santa messa, che bassa si celebrò dal cappellano del
suddetto monastero […]”, stabilì di sanzionare con un Decreto l’atto di
venerazione e ringraziamento compiuto a nome del popolo, impegnandosi,
con voto perpetuo, a recarsi “[…] nella chiesa di Monte Vergine ogni
anno il giorno 22 di agosto, consacrato alla solenne ostensione del
sacro corpo della Beata, giusta il martirologio del P. Ottavio Gaetani
ed altri ecclesiastici scrittori, e il giorno 20 di gennaro, solenne
per la morte della medesima, in forma pubblica e solenne, cioè con
toga, con tutta la pompa del suo solito equipaggio, ed ivi intervenire
alla gran messa, venerare il suddetto sacro deposito, ed offrirgli
libre 38 di cera […]”.
Martedì 20 gennaio, presso la Chiesa di
Montevergine di via XXIV Maggio, si celebrerà, quindi, il 524°
anniversario del “Dies Natalis” di Santa Eustochia Smeralda. La
celebrazione liturgica della sua memoria riveste carattere di
particolare solennità. Molto intenso, infatti, il programma organizzato
dal Comitato di Montevergine secondo il quale si succederanno, dalle
ore 07.15, varie sante Messe. Quella centrale sarà la celebrazione
eucaristica presieduta da S.E. l’Arcivescovo Mons. Calogero La Piana
alle ore 18.00, durante la quale il Coro “Eugenio Arena”, diretto da
Giulio Arena, animerà la liturgia. Parteciperanno i Sindaci della
Provincia di Messina ed i rappresentanti degli Ordini di Malta e del
Santo Sepolcro, dell’Arciconfraternita degli Azzurri e della Sacra
Milizia dei Verdi. Nell’ambito della celebrazione due momenti
importanti: l’offerta dell’olio da parte dei Comuni e l’accensione
della “lampada votiva”, la lettura dell’atto di affidamento dei Comuni
della Provincia a Santa Eustochia Smeralda.
Giorno di grande
solennità per la città di Messina, nel quale non possiamo dimenticare
le parole del grande apostolo della carità, il servo di Dio Annibale
Maria di Francia, devotissimo alla Santa, che sentitamente scriveva:
“[…] Veramente ci possiamo chiamare fortunati noi messinesi d’aver
avuto una santa così grande, la quale illustrò questa città con gli
esempi di rara santità, fondò un venerabile monastero che è stato in
ogni tempo fiorente di anime elette e dal cielo ci ha sempre protetto
con la sua potente intercessione presso Dio. Questi sono i grandi
tesori di cui si deve gloriare un popolo cristiano; queste sono le vere
glorie di cui deve andare superba una città cattolica […]”.