Facilmente raggiungiubile da Larderia un capolavoro dell’ architettura antica.

abbazia miliLa chiesa, assieme all’ adiacente convento, fu costruita negli ultimi decenni del XI secolo, “inaugurata” ed affidata ai monaci basiliani, di rito orientale, nel 1092, con atto di donazione del Conte Ruggero il Normanno, il quale, oltre a donarle notevoli estensioni di terreno nelle vicine zone dell’ odierno I Quartiere del Comune di Messina, fece ivi seppellire il proprio figlio Giordano, morto in battaglia nei pressi di Siracusa in quell’ anno. Tuttavia, la presenza di un piccolo cenobio già in epoca bizantina nel luogo dove sorse, nel 1092, la nuova Abbazia normanna, è sufficientemente documentata. La presenza dell’ Abbazia, centro non solo religioso ma anche economico e (per un certo periodo di tempo) anche politico della vallata di Mili e di quelle circostanti, stimolò attività come la produzione della seta, la coltivazione dei terreni ad essa appartenenti e la molitura del grano, dando luogo alla formazione di un primo nucleo abitativo a monte dell’ Abbazia, nell’ alto bacino del torrente Mili (Mili Superiore, oggi Mili San Pietro) e successivamente Larderia e Mili Inferiore (oggi Mili San Marco).

L’ Abbazia, tra ‘300 e ‘400, attraversò un periodo di decadenza a causa, soprattutto, dell’ usurpazione delle proprie terre da parte di nobili messinesi senza scrupoli, i cui nomi compaiono persino nella serie degli Abati di quel periodo (caso embrionale di “conflitto di interessi”!). La ripresa, sulla base dei pochi documenti ad oggi rinvenuti, dovette cominciare con  il XVI secolo, quando, precisamente nel 1511, l’ unica navata della chiesa fu prolungata di circa un terzo ed il soffitto rifatto. L’ Abbazia, di Regio patronato, era soggetta a visite periodiche di Re o visitatori regi che garantivano il decoro e l’uniformità del culto a quello “ufficiale”. L’ abate, di nomina regia, dal 1542 divenne in perpetuo, per volere dell’ imperatore Carlo V, il rettore del Grande Ospedale di Messina, appena fondato nella città dello Stretto.
Successivamente si aprì per l’ Abbazia un periodo di decadenza che però non portò mai al collasso dell’ istituzione religiosa, come avvenne per buona parte dei monasteri basiliani in Sicilia del tempo, probabilmente perché sostenuta economicamente dalla vivace economia agricola del territorio. La storia del cenobio si chiude miseramente nel 1866 quando, con le leggi eversive post-unitarie, il convento fu acquisito dal Demanio e venduto a diversi soggetti, mentre la chiesa rimase in possesso del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’ Interno e, da allora, versa in uno stato di totale degrado.

Il convento è oggi in precarie condizioni di stabilità, e buona parte di esso è già crollata, mentre la chiesa, agibile grazie ad un sommario restauro dei primi anni ’80, è inaccessibile date le condizioni precarie dell' arco d’ingresso complesso monasteriale che hanno comportato, nel dicembre del 2002, il sequestro dell’ intero complesso. E così un tale gioiello architettonico, ignorato da tutto e da tutti, cede progressivamente ai colpi che il tempo gradatamente gli assesta, sottraendolo alla fruizione dei cittadini e dei turisti che vi accorrono anche dall’ estero.
Dal punto di vista architettonico, la struttura della chiesa è molto semplice, ad unica navata e con tre absidi; l’interno è stato completamente spogliato degli stucchi e degli altari che l’adornavano da un discutibile restauro agli inizi del ‘900. Da ammirare le tre cupole della zona absidale, in tutto simili a quelle delle moschee nordafricane e, dall’interno, il gioco di archi sovrapposti, anch’ esso di ascendenza musulmana, che sostengono la cupola centrale, più grande, e le due minori ai lati. All’ esterno, tipico dell’ architettura normanna è il sistema di archi intrecciati, presente in molti monumenti siciliani del tempo e la decorazione dell’ abside ad archi poggianti su lesene. Bello anche il portale in marmo e pietra calcarea della semplice facciata, costruita più avanti della precedente nell’ intervento cinquecentesco di allungamento della navata, e lo stesso portone ligneo, risalente al ‘500. Da ammirare anche il tetto a travature scoperte del 1511, data che si legge su una trave. Il convento, in fase di degrado da decenni, è posteriore al 1092, perché ricostruito sul precedente, demolito o distrutto per motivi a noi ignoti. In esso alcuni studi hanno portato alla luce importanti resti che confermerebbero la presenza di un cenobio bizantino precedente a quello normanno ed anche una grande sala del piano terra adibita a palmento.