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Passeggiando per il centro, in uno dei tanti negozi per animali della
citta' una serie di cuccioli di non piu' di 2 mesi
annidati in piccole gabbie di plastica trasparente, immersi nel buio assoluto tra fardelli di carta di
giornale umido di urina e una ciotola di acqua ormai sporca. Attraverso la vetrina del negozio, con occhi spalancati come
se aspettassero qualcuno che li tirasse fuori di li'. Considerando che era domenica, si deduce che i cuccioli, forse 6 o 7, tutti di razze
diverse, abbiano passato, e passino di norma, tutta la notte del sabato e l'intera giornata della
domenica chiusi in quella lurida gabbia. Ma in che città viviamo??
La
pratica incivilissima di mercificare tutto, anche piccoli esseri
indifesi e strappati quasi sempre dalle madri prematuramente, dice
tutto della societa' nella quale viviamo. I canili sono strapieni di
poveri cani e gatti che hanno conosciuto soltanto il sentimento della
solitudine, della tristezza e del dolore, e non aspettano altro che un
compagno di vita possa regalare alla loro vita l'amore che non hanno
mai conosciuto. In tutto questo scenario, resta comunque fiorente il
mercato di cuccioli, fatto di sofferenza, e spesso di illegalita'
che mercificano, maltrattano, infrangono le basilari regole etologiche,
tutto naturalmente per denaro.
In
molti altri paesi, come la Croazia, sia l'esposizione che la vendita di animali di affezione sono
tassativamente vietati in tutti i negozi, ma concessi soltanto a pochi
centri specializzati di allevamento di razze specifiche,
supercontrollati e certificati. Almeno li gli animali
hanno la possibilita' di vivere i primi mesi di vita in modo
etologicamente sano. Gia' ma li' la cultura animalista e' anni luce
piu' avanti che da noi; esistono tante cliniche per animali, sia
statali che private, pets taxi, ambulanze per i nostri amici, aree
dedicate al loro gioco e molteplici scuole di addestramento di vari
livelli. Se poi facciamo il paragone con il sud italia, viene da
sorridere, anzi da piangere, piangere lacrime amare.
Ad
oggi, in Italia, solo la Lombardia ha adottato un emendamento regionale
che vieta che i cuccioli di cani, gatti, criceti e congili vengano
esposti nelle vetrine dei negozi di animali per evitare loro
sofferenza, stress e a volte maltrattamenti.
In
una citta' come Messina, dove vige una sorta di anarchia popolare
assoluta sotto tutti gli aspetti della vita sociale e civile, che non
esiste, questo sembrera' un'aspetto insignificante nella vita
quotidiana di ognuno, ma purtroppo non lo e'. Non lo e' perche' questo
e' un'aspetto che va soltanto a sommarsi a tutto gli altri aspetti che
caratterizzano questo territorio fatto purtroppo di incivilta'
quotidiana, anarchia, lassismo, interessi personali, individualismo,
atteggiamenti mafiosi, barbarie ambientali, cultura' dell'illegalita' e
della prevaricazione e tanto altro... il tutto fondato e radicato su un
immobilismo mentale e culturale cosi' generale, che come in questa
citta' non trova, a mio giudizio, paragoni in altre citta' italiane, ne
tantomeno occidentali.
Comunque,
se avete un cane, ammesso che non sia di taglia molto piccola, non
passate o fermatevi in questa citta', perche' trovereste una realta'
surreale. Se fareste una passeggiata, oltre a non trovare altro spazio
che banchine pedonali per il vostro amico, scoprireste che almeno il
90% della popolazione ha una paura incondizionata che spesso diventa
pura fobia gia' alla vista del cane, e drammaticamente vi divertireste
a assistere a scene di slalom, di fughe, di panico e tanto altro da
parte delle persone che vi vedono o che solo vi vengono incontro. Se
poi incontrate qualcun'altro con un altro cagnolino, lo vedrete quasi
certamente cambiare strada alla vostra vista, come se dovesse evitare
un sicuro combattimento. Tutto senza distinsione di eta' o di sesso. Avendo
conosciuto tantissime realta' cittadine italiane ed europee, non riesco
a trovare similitudini neanche lontanamente paragonabili come in questa
citta'. Questo aspetto paurosamente paradossale, per via della sua
spoporzionata e cosi' eterogenea manifestazione nella popolazione,
trova origine senz'altro in motivazioni certamente culturali ma anche
sociologiche, che pero' sforzandomi non riesco proprio a trovare. Se
c'e' qualche sociologo che potra' essermi di aiuto, sara' il benvenuto.
In
piu' se qualcuno potesse darmi qualche info circa la regolamentazione
regionale, che appunto dovrebbe "regolare" la gestione di negozi per
animali, es: regole da tenere per il benessere degli animali presenti,
dimensioni minime delle gabbie ed altro..., sarei felicissimo.
Non
si tratta di essere animalisti per capire che gli animali come gli
uomini soffrono, provano dolore, amano e comunicano ognuno in modo
diverso. Gli animali vanno rispettati e non visti come un utile agli
interessi dell'uomo. Non sono un passatempo momentaneo, non sono una
fonte di ricchezza economica nel commercio o nelle mani di chi li usa
in giochi o in corse clandestine e non sono peluches da esporre senza
sosta e senza diritti nelle vetrine degli esercizi commerciali.
Estendiamo questo concetto, perché solo così tuteleremo due occhi che
ti guardano e che non possono parlare ma ti sanno trasmettere tanto
amore.
Fonte:fotografandolavitablog.blogspot
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