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L'anoressia è un grave disturbo dell'alimentazione che colpisce per lo più le ragazze tra i 14 e 24 anni. Prettamente di origine psicologica
spesso inizia in maniera subdola, nascosta, tanto che i familiari di solito si
accorgono dei sintomi solo quando la situazione è ormai degenerata.
Le più predisposte sono le ragazze che hanno a che fare con l'ambiente
della moda, delle scuole di ballo o anche dello sport agonistico.; ma non solo.
Questo perché spesso per le giovanissime il confine tra una dieta per
perdere qualche chiletto e l’ossessione vera e propria per le calorie
può non essere così netto. Il pericolo è che questo modo di pensare, l'essere belle ad ogni costo, piacere e piaciersi è diffuso in tutti i ceti sociali senza distinzione.
E' frequente anche una predisposizione familiare per il manifestarsi della malattia, e comunque l'origine del disturbo è quasi sempre legato al rapporto madre-figlia.
L'anoressia (dal greco ανορεξία anorexía, comp. di an- priv. e órexis 'appetito'), è la mancanza o riduzione volontaria dell'appetito. Si tratta di un sintomo che accompagna numerose e distinte malattie, ed è dovuto a diverse cause. L'anoressia diventa una vera e propria malattia quando essa è disturbo psichico primitivo. In questo caso è meglio parlare di anoressia nervosa. Esiste anche la pseudoanoressia, quando una persona mangia di nascosto mentre in pubblico asserisce di non avere mai fame.
I tipi di anoressia e come si manifesta |
Nervosa restrittiva |
Si manifesta con la perdita di peso, una dieta che
somiglia di più ad un vero e proprio digiuno, a volte anche con sintomi
di disidratazione per insufficiente assunzione di liquidi.
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Nervosa compensatoria |
E' la forma più grave, e ha origine da problemi
psichici gravi, spesso addirittura il soggetto sente voci che lo
incitano a non mangiare. Si accompagna a ossessioni vere e proprie,
come ripetere per decine di volte al giorno lo stesso gesto.
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Complicata |
E' la forma più grave, e ha origine da problemi
psichici gravi, spesso addirittura il soggetto sente voci che lo
incitano a non mangiare. Si accompagna a ossessioni vere e proprie,
come ripetere per decine di volte al giorno lo stesso gesto.
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Precoce |
Ha gli stessi sintomi di quella nervosa restrittiva,
con la differenza però che si manifesta in età precocissima. Spesso
questo tipo di anoressia può portare a forme di arresto della crescita
fisica.
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La malattia presenta un aspetto
nutrizionale e uno comportamentale. Il primo è legato al deficit alimentare
che può avere effetti molto gravi sull'integrità fisica, il secondo a
fattori psicologici scatenanti, come conflitti familiari, una scarsa
autostima e il desiderio di emulare modelli estetici spinti agli estremi. I
malati di anoressia si vedono, paradossalmente, grassi e goffi e mettono in
atto strategie molto sofisticate nel tentativo continuo di combattere la
fame (uso di lassativi e dimagranti, vomito provocato) nascondendo spesso il
proprio stato e mentendo sulla quantità di cibo assunto. L'umore è
direttamente proporzionale al peso e al suo controllo: la diminuzione di
peso è motivo di soddisfazione, mentre il paziente diventa triste e
ipercritico se aumenta di un solo etto. La sua autostima, i successi
conseguiti in ogni campo e il valore come persona dipendono quindi
esclusivamente dal suo corpo e dal controllo che riesce a imporre sullo
stimolo della fame.
La malattia attraversa diverse fasi: inizialmente è possibile che le
restrizione alimentari auto-imposte dal malato siano addirittura elogiate
dai familiari o da figure di riferimento, divenendo fonte di gratificazione.
In una fase intermedia la fatica di combattere lo stimolo della fame diventa
meno pressante, anzi il paziente ha l'impressione di trarre maggiore energia
dalla privazione del cibo, a causa di un meccanismo di conservazione della
specie. Non è infrequente vedere che nei periodi di carestia gli animali
innalzano il livello di attività per stimolare la ricerca frenetica del
cibo. L'umore del paziente si fa molto irritabile per la paura di perdere il
controllo della situazione e ritornare ad aumentare il peso. In questa fase
compaiono pensieri ossessivi riguardanti il cibo, e il soggetto mette in
atto tutte le strategie sopra descritte per continuare nei suoi intenti
autolesionistici. Nell'ultima fase della malattia il calo ponderale è
notevole (la riduzione è almeno del 15-20% del peso ottimale) e la mente
comincia a mostrare segni di cedimento, con il calo della concentrazione, la
perdita di memoria e di capacità di giudizio critico e disturbi frequenti
del sonno. Nel 15-20% dei casi di anoressia si arriva alla morte del
paziente.
La cura dell'anoressia coinvolge necessariamente l'ambiente familiare del
paziente, specie se adolescente, richiedendo un'ampia disposizione a
collaborare e a mettere in discussione comportamenti e situazioni familiari,
cause possibili dell'insorgere del disturbo. Esistono oggi centri
specializzati per la cura dell'anoressia, ma il primo passo della terapia
consiste nella presa di coscienza del problema da parte del paziente e di
chi vive vicino. Nonostante la complessità della malattia, se affrontata da
medici esperti e con la collaborazione del malato e dei suoi cari, la
guarigione può essere totale fino a ritornare a una qualità di vita normale.
Le cure
Essendo di chiara origine psicologica, tutte le forme di anoressia si curano con la psicoterapia, che in base alla valutazione dello specialista può essere individuale o di gruppo.
La prima è consigliata per situazioni più delicate, o quando oltre
all’anoressia vi sono anche altri tipi di problemi psicologici da
risolvere, che richiedono un trattamento personalizzato.
A volte, per l'anoressia precoce è necessaria la presenza della madre
alle sedute, per risolvere il conflitto mamma-figlia che è alla base
del disturbo.
L’importante è che i genitori riescano a cogliere i primi segnali, sia
perché all'inizio è più facile sradicare la malattia, ma anche per
evitare problemi molto seri.
Una terapia adeguata permette il recupero pressochè completo del peso
per la metà dei malatti, sebbene un quarto di essi rimanga esposto al
rischio di recidive e di complicanze di ordine fisico o mentale.
Il trattamento d’urgenza prevede un ricovero salvavita per il ripristino del peso corporeo, sempre sguito da una terapia a lungo termine per migliorare il funzionamento mentale e prevenire le ricadute.
Generalmente, l’ospedalizzazione viene richiesta quando il peso è sceso al di sotto del 75% rispetto a quello ideale. In questo caso si procede alla terapia nutrizionale, che comincia dalle 30-40 calorie quotidiane e permette un recupero del peso corporeo compreso tra 0,5 e 1,5 chili a settimana.
La perdita di massa ossea viene invece trattata con integrazioni di calcio (1200-1500 mg/die), vitamina D (600-800 UI/die) e bifosfonato.
Una volta stabilizzato lo stato nutrizionale e l’equilibrio elettrolitico, ha inizio la terapia a lungo termine, basata sulla psicoterapia individuale di tipo cognitivo-comportamentale, affiancata da quella familiare.
Gli antipsicotici di seconda generazione (ad esempio olanzapina)
possono aiutare ad aumentare il peso e ad alleviare la paura patologica
dell’obesità, mentre la fluoxetina può contribuire a prevenire le
ricadute.