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“Con l’espressione comunicazione istituzionale
si intende quella forma di comunicazione legata all’esigenza di creare
un rapporto più diretto tra le istituzioni e i cittadini”. La formula
magica non sembra però aver attecchito in quanto pochi sono i comuni virtuosi che permettono ai
cittadini di entrarvi e di uscirne soddisfatti per aver ricevuto le
informazioni che cercavano, il tutto senza dover peregrinare da un
ufficio all’altro, e soprattutto senza dover essersi raccomandato a
qualche politico amico per avere una informazione che la legge mette
liberamente a disposizione. Il malcostume della politica è anche
questo, ovvero lasciare che i cittadini siano costretti a chiedere
l’informazione al politico di turno e non al dipendente pubblico. Tutto questo perché un’informazione data da un dipendente pubblico vale meno in
termini elettorali di una rilasciata da un politico locale. La politica
pertanto, quella più gretta e di basso cabotaggio, custodisce
gelosamente determinate informazioni e ciò al fine di costringere il
cittadino comune a fare anticamera innanzi l’ufficio del Sindaco o
dell’Assessore. Questa trafila porta il politicante a far apparire
l’informazione data come un favore personale, quando la legge ne
permette la libera circolazione, e di conseguenza a far sentire il
cittadino in debito nei confronti del politico “misericordioso”. La
clientela in politica passa anche per queste cose ed è per questo che
la comunicazione istituzionale non ha ancora un proprio peso specifico.
Come farebbe infatti chi non ha idee, visione e prospettiva a prendere
voti e rimanere inchiodato alla sua poltrona quando notoriamente è un
politicante da strapazzo? Questo è uno dei “trucchetti”, che oltre a
gettare fango sull’arte nobile della politica, pone la macchina
comunale in una situazione di caos e disorganizzazione, in cui a farne
le spese, manco a dirlo, sono gli onesti cittadini.
La definizione di Clientelismo:
Pratica di chi, occupando un posto di potere, favorisce i propri
protetti nella distribuzione di risorse cui essi non avrebbero
altrimenti titolo.
Il termine deriva dal latino clientes, che nell'antica Roma erano quelle persone che, pur essendo cittadini (godendo quindi dello status libertatis), si trovavano in una situazione socialmente svantaggiata e, quindi, ricorrevano alla protezione di un patronus,
una persona di rango più elevato, per riceverne protezione e appoggio.
Il cambiamento di significato dipende dal fatto che è mutata la
concezione del potere pubblico, che da facoltà essenzialmente legata
alle prerogative di una aristocrazia si è trasformato in insieme di
regole generali da applicare senza riguardo per la posizione
individuale delle persone coinvolte. In epoca moderna il clientelismo si è manifestato sotto due forme principali. Negli stati dell'Ancien Régime,
dove prevaleva un sistema di potere fondato sul rapporto personale, la
nobiltà, in cambio di prestazioni e servizi economici, rappresentava e
difendeva gli interessi dei cittadini presso parlamenti o presso il
potere statale centrale. Con il tempo e il lento sviluppo del suffragio universale,
questa funzione di rappresentanza e difesa è stata assunta dai notabili
locali, caratterizzati spesso non più dal ceto quanto piuttosto dalla
potenza economica. Lo
sviluppo dei partiti di massa, fondato su una concezione della politica
basata sull'idea della rappresentanza di interessi orizzontali, di
gruppi o di classi, e quindi avverso alla difesa di interessi locali,
ha tuttavia riprodotto il meccanismo clientelare su basi specificamente
elettorali, con i professionisti della politica che offrono, in cambio
di sostegno e voti, ogni forma di risorsa pubblica cui hanno modo di
accedere.
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