Un PREMIO NOBEL è il responsabile della tremenda, e probabilmente duratura, Crisi Finanziaria che sta colpendo i mercati mondiali. Eppure la storia della possibile crisi del secolo è molto semplice......
Bisogna partire dalle innovazioni finanziarie di 20 anni fa, e più nello specifico, dal mercato immobiliare americano di sette-otto anni fa.
Il
Bollettino dell'Harvard Business School salutava nel 1997 il Nobel a un
suo professore, Robert C. Merton, con queste parole: «In effetti,
usando la formula di Merton, diventa possibile costruire un portafoglio
virtualmente privo di rischi». Detto semplicemente, spalmandoli su così
tanti prodotti e soggetti economici da rendere il rischio zero, o
quasi. C'è chi, pur apprezzando questi prodotti se usati con prudenza,
non ha mai creduto al loro valore taumaturgico. Altri, e sempre più,
fra cui le grandi banche di Wall Street, alla fine li presentavano come
il toccasana dell'economia mondiale. E i derivati, così si chiamano, rendevano ottime commissioni. La crisi che ha portato al fallimento di Lehman Brothers ( era la quarta banca d'investimenti di Wall Street, che ha anche
deciso, secondo quanto riportato dall'agenzia AdnKronos, il
licenziamento di 6 mila dipendenti in Europa, comprese, per quel che
riguarda l'Italia, il personale delle sedi di Milano (120) e Roma (20).
I licenziamenti sono operativi da subito ), al salvataggio di Aig e delle agenzie di mutui Fannie Mae e Freddie Mac costerà
molto al sistema finanziario internazionale in genere e americano in
particolare. Circa 1.500 miliardi di dollari in tre anni, 2007-2009, ha
pronosticato quest'estate il Nobel dell'economia Joseph Stiglitz.
Più nello specifico.... come nasce la bolla immobiliare
Venti anni dopo entra in scena il mercato immobiliare americano.
I tassi sono bassi. Con le formule per i derivati, i mutui vengono offerti anche a chi al minimo
stormir di fronde potrebbe avere difficoltà a pagare. Non importa, il
valore delle case cresce sempre e quindi chi compera oggi guadagnerà
domani. E' la corsa al sogno americano. E le commissioni sono laute per
chi emette i mutui, per chi lo cartolarizza, cioè li suddivide, mescola
e impacchetta in prodotti finanziari da rivendere. Il meccanismo si inceppa un 18 mesi fa, e si blocca nell'agosto 2007. I prezzi delle case
incominciano a scendere, e presto c'è chi si trova col mutuo che vale
più della casa e qualcuno non paga. Il flusso di denaro necessario a
onorare le cedole sui titoli legati all'immobiliare e di cui banche,
finanziarie e anche stranieri si sono riempiti si prosciuga. Incominciano le perdite. I titoli
crollano e diventano spazzatura.
La crisi si allarga a macchia d'olio
Incominciano le crisi, le vendite stracciate. E giù giù fino alla nazionalizzazione di Fannie Mae e Freddie Mac,
i due giganti semipubblici che dovevano salvare il mercato dei mutui, e
che invece hanno avuto bisogno di essere salvati dal contribuente. E i
fallimenti a Wall Street. E le perdite nel sistema bancario
internazionale, anche in Europa, per fortuna non forti in Italia.
E non è finita.
La nazionalizzazione di Fannie e Freddie ha annientato l'azionariato,
dove sono presenti molte banche Usa. Presto sapremo chi resiste alla
botta e chi no. E i contraccolpi del fallimento Lehman
sono ancora tutti da contabilizzare. Ci saranno altre giornate nere,
probabilmente, almeno fino ai primi mesi del 2009. Poi, quando il
grosso delle perdite sarà contabilizzato e in qualche modo digerito, si
incomincerà a risalire. Non si dovrebbe, ne si potrebbe fare un confronto con la crisi del 1929.
Allora il mondo perse la testa. La crisi finanziaria americana avrà effetti contenuti sull'economia
reale e non si propagherà a macchia d'olio come accadde quasi 80 anni
or sono. «Questo non significa che gli Usa eviteranno la recessione - spiega Alesina al Ilsole24ore.com
- e se oggi dovessi fare una previsione sul Pil americano farei una
revisione al ribasso della crescita. Inoltre è prevedibile che
assisteremo ad altre operazioni come quella che ha portato Bank of America a conquistare Merrill Lynch». Il sistema finanziario, dunque, sta complessivamente reggendo bene
all'onda d'urto della crisi, sostiene l'economista, perché esistono e
funzionano alcuni strumenti di tutela del risparmio che nel '29 non
erano neppure immaginabili.
Fonte: Ilsole24ore.com
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