Il numero delle persone alla ricerca
di lavoro è salito a 883 mila unità con un aumento del 12,5%: di
riflesso, il tasso di disoccupazione è tornato a crescere passando al
12%, con un aumento di 1,2 punti rispetto al corrispondente periodo
dell'anno precedente. Nel 2009 il Pil nelle regioni del Sud
diminuirà dell'1,5% a fronte di un -1% dell'Italia, con un netto
rallentamento della domanda interna.
Questa la previsione contenuta nel XVIII Report Sud della Fondazione Curella e del Diste presentato ieri a Palermo.
Secondo
l'indagine nel 2008 il Pil nel Mezzogiorno ha fatto registrare una
flessione dell'1,3% e per il Centro-Nord dello 0,2%. Nella media dei
primi nove mesi del 2008, il numero degli occupati al Sud è risultato
di 6 milioni 504 mila unità corrispondenti a un tasso di variazione
negativo pari allo 0,1% rispetto all'anno precedente (+1% il dato
dell'Italia). "Il Mezzogiorno sta sprofondando - dice il presidente della Fondazione Curella, Pietro Busetta -,
al Paese questo non interessa e si parla di una supposta questione
settentrionale tanto da dirottare le risorse previste per il Sud al
Centro-Nord. Il dato positivo sulle esportazioni deve fare riflettere:
ci dice, infatti, che il Mezzogiorno si può salvare solo contando sulle
proprie forze.
Una previsione sconcertante viene espressa dal presidente del Diste, Alessandro La Monica: "Il quadro che emerge è che per il Mezzogiorno probabilmente ancora il peggio deve arrivare. Gli
andamenti e i cicli economici che si registrano nelle regioni dell'area
centro settentrionale, interessano il Mezzogiorno con un gap medio di
circa un anno, per cui se l'economia italiana è entrata nella fase
recessiva nella primavera del 2008 a cui è seguito un brusco
peggioramento nel secondo semestre 2008, è prevedibile che il
Mezzogiorno deve ancora vivere la fase acuta".
Nel corso del dibattito sono state poste alcune soluzioni ideali per il
superamento della crisi e del Gap tra il centro-nord e il Meridione. Il
nodo strategico per molti è la riforma della Pubblica Amministrazione e
l'adozione di misure anti-crisi specifiche per il Mezzogiorno.
"Il
problema primario del Sud Italia è la riforma e l'innovazione della
Pubblica Amministrazione, senza le quali sarà quasi impossibile
invertire il destino del Meridione", dice Francesco Saverio Coppola direttore dell'SRM (Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno).
Riccardo Padovani, direttore della Svimez sostiene che "il
nodo cruciale sarà rendere le politiche anti-crisi coerenti con le
specificità del Mezzogiorno e con le politiche regionali di sviluppo
che non devono conoscere indebolimento in questa fase di recessione".
Altro punto di vista autorevole da parte di Vincenzo Fazio, ordinario di Economia Politica dell'Università di Palermo:"Per
fare immediati passi avanti bisogna eliminare gli ostacoli che è la
Pubblica Amministrazione a porre nella gestione delle risorse e nella
gestione del sostegno alle imprese".
E per il professore Mario Centorrino, ordinario di Politica Economica all'Università di Messina, dai dati del Report "emerge
l'assoluta necessità che le politiche anti-crisi siano
territorializzate e tengano conto delle specificità del Mezzogiorno
come la disoccupazione, le aree di povertà e il deficit
infrastrutturale".
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