Risulta che un mare di documenti tutti falsi o rubati
ad ignari cittadini girino per le agenzie finanziarie della città. Carte d’identità, cud e buste paga con l’obiettivo è di ottenere finanziamenti e
prestiti, i quali, ovviamente, non saranno mai rimborsati, con la
possibilità, inoltre, che le persone cui effettivamente corrispondevano
i falsi nomi utilizzati, vengano iscritte nelle banche dati
elettroniche delle insolvenze, con l’ovvia conseguenza di vedersi
respinti dal sistema bancario nazionale, senza alcuna colpa.
La denuncia del Componente del Dipartimento Nazionale “Tutela del Consumatore” di IDV, Giovanni D’Agata, dopo la segnalazione di alcuni cittadini che si sono visti negare finanziamenti, per essere risultati, all’improvviso debitori insolventi. Numeri ufficiali in Italia non sono reperibili, ma il fenomeno appare in una crescita così esponenziale che ci lascia pensare che dietro a queste frodi vi siano delle vere e proprie associazioni a delinquere, difficilissime da scovare, perché di norma le vittime si accorgono della truffa molto tempo dopo, a volte anche dopo anni ed i “ladri d'identità”, in pratica, non lasciano alcuna traccia e, se catturati, se la cavano con pene relativamente basse. La facilità con cui alcuni truffatori riescano ad ottenere prestiti cosiddetti “al consumo” sulle spalle d’ignari cittadini è a dir poco sorprendente, pertanto, appare opportuno l’ampliamento dei controlli nella raccolta dei dati personali in fase di contrattazione da parte degli intermediari e degli operatori del credito. Sarebbe utile, quindi, per contrastare nell’immediato il fenomeno, un intervento della Banca d’Italia che disciplini più rigorosamente la raccolta dei dati necessari per il perfezionamento dei contratti di finanziamento e prestito e persuada maggiormente gli operatori, in un’ottica di sensibilizzazione sulla necessità di sicurezza delle transazioni e dei dati raccolti.
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