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Gianpiero D'Alia esprime un altro, condivisibile, duro parere sulla gestione del social network più in voga del momento che giorni fa aveva bandito le foto di donne che allattavano i propri bambini considerandole inrispettose e sgradevoli mentre, gli inni alla mafia, sono ancora pubblicati e messi in risalto con un modulo che ogni tanto compare sulla sinistra nei profili degli utenti.
Ecco le parole dell'esponente dell'Udc espresse in una nota diramata stamani:
"Siamo
soddisfatti che la questione, da noi sollevata, dei gruppi inneggianti
alla mafia su Facebook abbia trovato finalmente l'indignazione
pressoché unanime della politica e della società civile. Piuttosto,
apprendiamo con stupore che Facebook non si sia ancora reso conto della
gravità della vicenda. Il rispetto delle condizioni di utilizzo dietro
cui si trincera la sua portavoce non comprende evidentemente un
adeguato codice deontologico, che stabilisca la cancellazione di utenze
e gruppi che contrastano con le norme di convivenza civile. Il problema - aggiunge il senatore dell'Udc - diventa quindi anche culturale. Si censura
perché 'pornografica' la foto di una donna che allatta, si rendono
pubbliche immagini di malati che vengono dileggiati negli ospedali,
infine si coccolano gli emuli di Riina e Provenzano, lucrando sulle
vittime di mafia senza alcun rispetto per le famiglie: in pochi giorni
Facebook ha svelato la sua vera natura".