
Il pensiero pedagogico montessoriano parte dallo studio dei bambini
con problemi psichici, espandendosi successivamente allo studio
dell'educazione per tutti i bambini. La Montessori stessa sosteneva che
il metodo applicato su persone subnormali aveva effetti stimolanti anche se applicato all'educazione di bambini normali. Il suo pensiero identifica il bambino come essere completo, capace di sviluppare energie creative e possessore di disposizioni morali (come l'amore),
che l'adulto ha ormai compresso dentro di sé rendendole inattive. L'adulto ha la tendenza a reprimere la personalità del bambino e spesso
lo costringe a vivere in un ambiente di altra misura con ritmi di vita innaturali. Il principio fondamentale deve essere la libertà dell'allievo,
poiché solo la libertà favorisce la creatività del bambino già presente
nella sua natura. Dalla libertà deve emergere la disciplina.
Un
individuo disciplinato è capace di regolarsi da solo quando sarà
necessario seguire delle regole di vita. Il periodo infantile è un periodo di enorme creatività, è una fase
della vita in cui la mente del bambino assorbe le caratteristiche
dell'ambiente circostante facendole proprie, crescendo per mezzo di
esse, in modo naturale e spontaneo, senza dover compiere alcuno sforzo
cognitivo. Con la Montessori molte regole dell'educazione consolidate nei primi anni del secolo cambiarono. I bambini subnormali
venivano trattati con rispetto, venivano organizzate per loro delle
attività didattiche. I bambini dovevano imparare a prendersi cura di se
stessi e venivano incoraggiati a prendere decisioni autonome. La Montessori sviluppò tutto il suo pensiero pedagogico partendo da una costruttiva critica della psicologia scientifica, corrente di pensiero affermatasi nei primi anni del secolo. L'equivoco di base della psicologia scientifica era da ricercare
nella sua illusione di fondo, secondo la quale erano sufficienti una osservazione pura e semplice e una misurazione scientifica per creare una scuola nuova, rinnovata ed efficiente. Il pensiero pedagogico montessoriano riparte dalla pedagogia scientifica.
Infatti l'introduzione della scienza nel campo dell'educazione è il
primo passo fondamentale per poter costruire un'osservazione obiettiva
dell'oggetto. L'oggetto dell'osservazione non è il bambino in sé, ma la scoperta del bambino nella sua spontaneità ed autenticità. Infine, della scuola tradizionale infantile Maria Montessori critica
il fatto che, in essa, tutto l'ambiente sia pensato a misura di adulto.
In un ambiente così concepito il bambino non si trova a suo agio e
quindi nelle condizioni per poter agire spontaneamente.
La Montessori realizza del materiale didattico specifico per l'educazione sensoriale e motoria del bambino e lo suddivide in:
- materiale didattico analitico, incentrato su un'unica qualità dell'oggetto, per esempio peso, forma e dimensioni. Educa i sensi isolatamente.
- materiale didattico autocorrettivo, educa il bambino all'autocorrezione dell'errore e al controllo dell'errore, senza l'intervento dell'educatore.
- materiale didattico attraente, oggetti di facile manipolazione e uso, creato per invogliare il bambino all'attività di gioco-lavoro con esso.
Il bambino è libero nella scelta del materiale. Tutto deve scaturire dall'interesse spontaneo del bambino, sviluppando così un processo di autoeducazione e di autocontrollo.
Maria Montessori sostiene l’assoluta importanza di far fronte al fenomeno dell’analfabetismo: il parlare senza saper leggere e scrivere equivale infatti a essere tagliati completamente fuori da qualsiasi ordinaria relazione tra gli uomini ritrovandosi a vivere in una condizione di menomazione linguistica che preclude i rapporti sociali e che in questo modo rende l’analfabeta un “extra-sociale”. “La persona che parla, disperdendo per l’atmosfera dei suoni articolati non è sufficiente. Bisogna che la parola diventi permanente, si solidifichi sugli oggetti, si riproduca colle macchine, viaggi attraverso i mezzi di comunicazione, raccolga i pensieri di persone lontane, e possa quindi eternarsi in modo da fissare le idee nel susseguirsi delle generazioni. [...] Per questo è che, mancando del linguaggio scritto, un uomo rimane fuori della società.”