E' l'alimento base del bambino durante il primo
anno di vita. Il Latte Umano, come ogni altro cibo, è costituito da alcuni
elementi nutritivi fondamentali. L'entità della loro presenza,
le loro proprietà, i loro rapporti reciproci concorrono a caratterizzare
dal punto di vista nutrizionale il latte umano.
Il latte umano varia di composizione nei suoi componenti
a seconda che il bambino sia nato a termine o no, in base alla durata
complessiva dell'allattamento al seno, a seconda del momento della giornata
e nel corso della stessa poppata: alla fine della poppata c'è un
contenuto in proteine e grassi maggiore rispetto all'inizio. Si passa,
quindi, da un latte acquoso all'inizio a latte denso, cremoso, alla fine.
Il cambiamento di concentrazione e di gusto aiuta il bambino a regolarsi
da solo nell'assunzione di cibo, dandogli un indizio a fermarsi. Si sa
infatti che alla fine della poppata resta ancora del latte nella mammella
e che quindi non è l'esaurimento del latte a dare il segnale di
stop. Infatti la produzione di latte è un processo continuo ed
i seni non sono mai propriamente vuoti.
La composizione del latte umano è tale da renderlo l'alimento ideale per il bambino. Favorisce la crescita e lo sviluppo ottimali del bambino, svolgendo al contempo un'importante azione preventiva nei confronti di obesità, ipertensione arteriosa, aterosclerosi, rachitismo, anemia, carie dentaria.
Il contenuto in proteine è circa
1/3 rispetto a quello del latte di latteria. Un dato fondamentale
dal momento che le funzioni metaboliche e del ricambio non
sono ancora ben sviluppate nel neonato. Ad esempio il rene è immaturo
e un'alimentazione troppo ricca di sarebbe responsabile di
un'eccessiva perdita d'acqua nelle urine e di una maggiore
tendenza alla disidratazione. Anche la qualità delle
proteine del latte umano è diversa: sono meglio digerite,
più nutrienti, più adatte allo sviluppo del
bambino, meno allergizzanti e con funzione antiinfettiva
più spiccata.
Il 90% degli zuccheri del latte umano è rappresentata
dal lattosio, il quale si trova esclusivamente nel latte
dei mammiferi. Finché il bambino viene allattato al
seno il lattosio è l'unico zucchero introdotto.
Il lattosio è fonte d'energia, fornisce materiale da costruzione
al cervello, ha un'azione inibitrice sulla crescita nell'intestino di
germi "cattivi" potenzialmente responsabili di gastroenteriti.
Nel latte umano non è presente il saccarosio e questo evita che il bambino si abitui all'assunzione di cibi eccessivamente dolci, diminuendo il rischio di carie dentarie. L'effetto protettivo dell'allattamento al seno sull'insorgenza delle carie dentarie non sembra dipendere dal fluoro contenuto dal momento che il latte materno ne è povero. Per gran parte invece tale protezione dipende dal modo in cui il bambino succhia al seno rispetto al biberon: durante la poppata la tettarella resta contro il palato favorendo il ristagno di latte attorno agli incisivi superiori che vengono danneggiati più frequentemente mentre quelli inferiori restano protetti dalla lingua.
Non esiste una netta differenza fra latte materno e vaccino
per il contenuto in grassi, anche se quelli
presenti nel latte umano sono digeriti ed assorbiti con maggior
efficienza. Il latte umano poi è ricco di grassi essenziali:
quei grassi che l'organismo è incapace di fabbricarsi
da solo. L'elevato contenuto in colesterolo del latte materno
(tre volte maggiore del latte di mucca) sembra rappresentare
un fatto di rilievo nella prevenzione dell'aterosclerosi.
Noi tutti siamo abituati a pensare al colesterolo come ad un grasso dannoso.
L'eccesso di colesterolo nel sangue è correlato alla malattia
aterosclerotica, ed è noto che questa può trovare il suo
inizio in età pediatrica. Si è visto che modesti livelli
di colesterolo nella dieta nelle prime settimane di vita sono utili per
assicurare la messa in moto nell'organismo di meccanismi di difesa, che
si opporranno ad un'eventuale ipercolesterolemia nelle età successive.
Il latte umano è povero di minerali, ma questo fatto è vantaggioso. L'organismo del neonato non sarebbe capace di eliminare con le urine un eccesso di minerali e di trattenere allo stesso tempo l'acqua, poiché il suo rene non ha ancora acquisito la piena capacità a concentrare le urine.
Il calcio del latte materno è in quantità inferiore che non nel latte vaccino, ma è meglio assorbito dal bambino.
La scarsità di sodio (sale) nel latte materno evita che l'organismo si abitui al gusto salato e che l'introduzione di un eccesso si sale possa condurre nel tempo, quantomeno nei soggetti predisposti, ad ipertensione arteriosa.
Il contenuto in ferro del latte umano è basso, ma l'intestino dei bambini allattati al seno lo assorbe più efficientemente. Ciò nonostante a partire dal 6°-9° mese di vita l'allattamento materno esclusivo è insufficiente a garantire un adeguato apporto dietetico di ferro: una delle ragioni per cui dopo il 6° mese si suggerisce di integrare l'alimentazione del bambino, cominciando a svezzarlo.
Se la madre segue una dieta bilanciata, il suo latte soddisfa il fabbisogno del bambino per tutti i tipi di vitamine.
Il latte prodotto dalle donne che seguono una dieta vegetariana stretta (che escluda anche uovo, latte e latticini) è povero di vitamina B12: i loro bambini sono a rischio di anemia da deficit di questa vitamina. Se la donna non può modificare la propria dieta, bisognerà somministrare la vitamina mancante alla madre o direttamente al lattante.
Il latte materno è povero di vitamina D,
chiave del metabolismo del calcio. Eppure fra i bambini allattati
al seno il rachitismo, malattia delle ossa causata dalla
mancanza di vitamina D, è raro. Così la supplementazione
di vitamina D non è necessaria nei bambini allattati
al seno, anche in considerazione del fatto che essa, unica
fra tutte le vitamine (che di norma l'organismo non è capace
di produrre e che devono essere pertanto assunte interamente
con la dieta) può essere prodotta dalla pelle esposta
ai raggi del sole.
Gli ormoni sono definiti come "sostanze
che stimolano" e quindi regolano le varie funzioni dell'organismo.
Il latte umano contiene diversi tipi di ormoni d'origine materna (insulina,
ormoni tiroidei, eritropoietina, EGF, NGF). Alcuni di questi ormoni,
secondo il loro usuale effetto biologico, dovrebbero stimolare la crescita
e lo sviluppo del cervello del bambino (quelli tiroidei), altri regolare
il livello dello zucchero nel sangue (insulina), altri stimolare la produzione
di globuli rossi (eritropoietina). "Dovrebbero", perché non è ancora
del tutto chiaro quali effetti essi abbiano sul lattante.
Su due ormoni in particolare comunque è stato incentrato l'interesse degli studiosi: il fattore di crescita epiteliale (EGF) ed il fattore di crescita del tessuto nervoso (NGF). Il primo è capace di stimolare la maturazione dell'intestino del lattante, il secondo la maturazione del suo sistema nervoso.
Latte non significa solo nutrimento, ma anche protezione per il neonato
dalle infezioni. Quindi, accanto ad un perfetto equilibrio fra
i singoli nutrienti, esiste nel latte una ricchissima dotazione di fattori
di difesa contro batteri, virus e parassiti. Fra gli altri, gli anticorpi,
delle vere e proprie cellule viventi (leucociti), il lisozima, la lattoferrina,
i fattori del complemento, ecc.
Il corredo di difese ha ruoli vari e complementari. Tali fattori riconoscono
i germi pericolosi, modificano l'ambiente intestinale per renderlo inospitale
a questi germi, danneggiano la parete dei germi, li deprivano delle sostanze
nutritive di cui hanno bisogno, neutralizzano, distruggono, eliminano batteri
e virus.
Il neonato è protetto dalle gastroenteriti, ossia dalle infezioni
a sede intestinale, ma dalle otiti e le infezioni respiratorie in genere,
le infezioni urinarie, le setticemie (volgarmente dette infezioni del
sangue) e le meningiti. Accade infatti che alcuni dei fattori di difesa,
dopo essere stati assorbiti a livello intestinale, entrino nel circolo
sanguigno e si distribuiscano per l'intero organismo. La protezione dalle
infezioni da parte dell'allattamento al seno dipende dalle proprietà intrinseche,
antiinfettive del latte umano e non dalle norme igieniche che in un paese
industrializzato mantengono comunque un buon livello sia nel caso di
allattamento al seno che al biberon.
Le malattie allergiche più tipiche dell'infanzia,
e quelle a cui in questo contesto si fa riferimento, sono l'eczema, l'asma,
la rinocongiuntivite, l'allergia alimentare. Tutte queste malattie possono
essere causate da un'alimentazione con il latte artificiale (derivano
dal latte di mucca). Al suo interno troviamo notevoli quantità di
betalattoglobulina, una proteina particolarmente allergizzante. La grande
permeabilità dell'intestino del lattante (ma specialmente di quello
allergico) fa sì che questa proteina venga assorbita in maniera
esagerata con conseguente scatenamento di reazioni allergiche.
Va però sottolineato un fatto: l'alimentazione con latte artificiale non è da sola sufficiente a causare allergie; oltre che il fattore dieteticoambientale ci vuole anche il fattore ereditario, cioè la predisposizione allergica, individuata dalla presenza di allergie in altri membri della famiglia (fratelli o genitori).
Un bambino fortemente predisposto (per esempio con genitori e fratellino allergici) può manifestare sintomi di allergia, anche se allattato esclusivamente al seno. Non si tratta di allergia al latte della mamma (che in realtà non esiste), bensì di allergia nei confronti del latte di latteria che la madre beve. L'esclusione rigida dalla dieta materna del latte di latteria e derivati risolverà il problema di questa finta allergia al latte della mamma.
Il latte umano invece rispetta maggiormente il sistema di difesa
dell'organismo. I bambini allattati col latte artificiale,
infatti, sembrano più soggetti a sviluppare nel tempo malattie
intestinali croniche quali il morbo di Crohn e la colite ulcerosa,
i linfomi, il diabete insulinodipendente.
Studi recenti documentano come l'allattamento al seno prevenga il cancro della mammella. Il benefico effetto è tuttavia debole, non si riscontra nelle donne che hanno avuto un solo figlio, si osserva solo in chi ha allattato per più di un anno e si limita al cancro che insorge prima della menopausa.
Altri studi mostrano un effetto protettivo dell'allattamento al seno anche nei confronti del cancro delle ovaie.
L'allattamento al seno protegge la donna dall'osteoporosi della vecchiaia, ed in particolare da una delle sue peggiori complicante la frattura del collo del femore. Lo scheletro della donna si impoverisce durante l'allattamento per l'aumentato fabbisogno di calcio. Tuttavia a distanza di tempo dalla sospensione dell'allattamento al seno la mineralizzazione ossea viene reintegrata. Il fatto che lo scheletro durante l'allattamento abbia dovuto cedere abbondantemente i minerali che vi erano depositati, lo renderebbe più forte per l'età senile.
La
concentrazione di acido decosaesanoico (DHA) nel latte materno è superiore
a quella del latte artificiale. A questa è stato attribuito l'effetto
di potenziare la funzionalità delle vie nervose. Il sistema nervoso
centrale dei bambini allattati al seno dovrebbe essere quindi più ricco
di DHA rispetto a quello dei bambini che bevono latte artificiale. Alcuni
studi confermano queste supposizioni, mostrando come i livelli del DHA
del sangue siano più elevati nei bambini allattati al seno, come
la loro acuità visiva sia migliore ed il loro quoziente intellettivo
sia superiore. Alcuni ricercatori mostrano scetticismo nell'accettare le
conclusioni di questi studi. Le famiglie dei bambini allattati al seno
potrebbero essere semplicemente più attente ai bisogni del bambino,
più capaci di fornirgli stimoli sensoriali, educativi, sociali che
si tradurrebbero nelle migliorate prestazioni intellettive.
Sarebbe l'ambiente e non solo la dieta a dar conto delle differenze esistenti
fra il bambino allattato al seno e quello allattato col latte in polvere.
L'unicità del latte materno si riferisce
anche all'opportunità di interazioni psicologiche fra madre
e figlio
La mamma è presa dal desiderio di esplorare il neonato, di toccarlo,
di guardarlo, di rivolgersi a lui con voce dolce, di tenerselo vicino,
di coccolarlo.
Il bambino non resta passivo di fronte al comportamento
materno: si calma quando viene appoggiato sulla spalla per effetto del
calore del corpo dell'adulto e del rassicurante, ritmato, battito del cuore;
inoltre è capace di seguire con lo sguardo stimoli in movimento
girando gli occhi e la testa.
che l'atto stesso dell'allattamento permette. Tra madre
e figlio attraverso l'allettamento si viene a creare un flusso di stimoli
estremamente vari nelle due direzioni.
Il neonato oltre a rispondere all'adulto, può prendere l'iniziativa nel rapporto ricorrendo generalmente al pianto; la madre impara a distinguere il significato di rabbia o di fame, di frustrazione o di dolore. Questa capacità comunicativa il bambino l'ha sviluppata fin dalla nascita, ed anzi durante la prima ora dopo il parto egli si trova in uno stato di veglia calma tale da costituire il momento ideale per il primo incontro con i genitori. Con queste premesse, è naturale e desiderabile che il primo contatto fra madre e figlio sia precoce. Durante tutta la gravidanza il feto aveva seguito i ritmi della madre ed aveva condiviso ogni sua esperienza. Con il parto la situazione cambia e il neonato deve nuovamente "orientarsi".
L'allattamento al seno va inteso come opportunità che
la donna ha di avere fin dalle prime ore
dopo il parto un'interazione totale, fisica e psicologica
col bambino in modo da favorire l'instaurarsi di un rapporto
specifico e durevole nel tempo, di un attaccamento. La componente
relazionale dell'allattamento al seno può essere conservata
però anche quando si voglia o si debba ricorrere all'allattamento
artificiale.
Il vedere il figlio nutrirsi, il sentirlo succhiare con vigore, dà alla madre una sensazione che non si limita alla pura soddisfazione d'essere capace di allattare; il bambino prova piacere nel succhiare il seno materno, la madre dal canto suo prova piacere ad essere fonte di gratificazione per il figlio e avverte una sensazione di benessere fisico. Eppure la componente di piacere, che l'allattamento al seno naturalmente porta in sé, viene spesso misconosciuta, negata, non solo dalla società, ma anche dalla stessa donna, protagonista imbarazzata da questa esperienza. In passato si è voluto vietare all'allattamento caratteri diversi da quello precipuo della nutrizione.
Oggigiomo la società si mostra più pronta ad accettare le varie manifestazioni della sessualità dell'essere umano, anche quelle che derivano dalla interazione reciproca fra madre e bambino. Il loro rapporto quindi non è più solo quello esistente fra nutrice e lattante, ed il seno materno non è più considerato organo esclusivamente destinato alla nutrizione del bambino.
Tratto dal volume "Allattare
al seno", di Riccardo Davanzo
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