La lavastoviglie, insieme alla lavatrice, al ferro da stiro ed al frigorifero ha cambiato lo stile di vita delle persone, sopratutto delle donne. Pensate che l’invenzione risale alla fine del 1800 in America; ma in Europa le prime lavastoviglie arrivarono nel 1929, prodotte dalla tedesca Miele, oggi uno dei marchi di spicco nel settore elettrodomestici.
Nonostante il suo aiuto prezioso, nelle case italiane non è così diffusa come si potrebbe pensare ed chi la possiedete non la utilizza: è utilizzata infatti dal 34% della popolazione. 15 milioni di famiglie italiane ne fanno ancora a meno, convinti che consumi troppa acqua.
In realtà i programmi di lavaggio consumano molta meno acqua del
lavaggio manuale; si calcola che se tutte le famiglie del nostro paese
la usassero se ne risparmierebbero ben 280 miliardi di litri.
In commercio si trovano macchine “intelligenti”, tecnologicamente evolute, capaci di determinare temperature e quantità d’acqua necessaria. Sono dotate di numerosi programmi, a seconda del tipo di stoviglie (anche le più delicate) e di sporco. Fra questi ci sono anche i cicli di lavaggio economici, brevi e a temperature ridotte, che permettono un notevole risparmio di tempo e di consumi (elettricità, detersivo e acqua) da utilizzare quando i piatti non sono troppo sporchi.
Basti pensare che nel giro di pochi anni si è passati, in media, da 45 a 12 litri d’acqua
per un ciclo di lavaggio. Le lavastoviglie di ultima generazione
consumano, per il ciclo più lungo, tra 1,4 e 1,8 kWh rispetto ai 2,5 kWh delle
lavastoviglie tradizionali. I consumi risultano ridotti drasticamente
quando si utilizzano i cicli rapidi (circa 0,7 kWh). Per un lavaggio
completo i modelli più recenti hanno bisogno di 20 g di detersivo rispetto ai 40 g di quelli più vecchi.
Sussiste anche una certa diffidenza nei confronti dell’apparecchio
nel riuscire a pulire bene incrostazioni e unto delle pentole, in
realtà gli ultimi modelli assicurano la massima igiene.
Una lavastoviglie può lavare con temperature fino a 65°-70°C,
impensabili nel lavaggio a mano, ed è in grado di eliminare la totalità
dei batteri presenti sulle stoviglie, a differenza delle spugne
tradizionali, che se non perfettamente pulite rappresentano un ottimo
terreno per la proliferazione di germi. Alcuni modelli di lavastoviglie
hanno poi anche specifici programmi o opzioni antibatterici che
svolgono un’azione sanificatrice.
E’ necessario scegliere il modello in base alle proprie necessità,
se è troppo grande infatti si rischia di utilizzarla semivuota, mentre
con una troppo piccola dovremo eseguire più lavaggi (con conseguente
spreco di acqua ed energia). L’offerta a questo proposito è ampia: si
va da lavastoviglie per 6 coperti a modelli che ne lavano fino a 15, in grado, quindi, di caricare, oltre a molti piatti e bicchieri, anche un buon numero di pentole.
È importante prima dell’acquisto consultare l’etichetta energetica che indica quanta elettricità consuma la macchina. Il consumo è espresso in kWh per un determinato ciclo di lavaggio.
Preferire i modelli di ultima generazione che danno risultati migliori
con un minore dispendio di energia elettrica, di acqua e di detersivo.
Verificare la presenza del marchio di qualità Imq (o di un altro
marchio riconosciuto a livello europeo).
Per un corretto utilizzo della macchina ricordate di togliere gli eventuali residui di cibo per non intasare il filtro (ma è inutile pre-lavare i piatti sotto al rubinetto), scegliere programmi economici in caso di stoviglie poco sporche, utilizzare l’apparecchio solo a pieno carico, dosare adeguatamente il detersivo, pulire spesso il filtro e usare regolarmente il sale (specifico).
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