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31/10/2006 -
Ventitrè arresti a Messina contro i clan della criminalità organizzata dei
quartieri Mangialupi e Maregrosso. L'operazione denominata "Nemesi", coordinata
dal procuratore Luigi Croce, è scattata dopo le dichiarazioni di alcuni
collaboratori di giustizia. Delle ventitrè persone incarcerate dalla Dda e dalla
Squadra Mobile della Questura di Messina, diciannove si trovano ora in carcere,
mentre quattro ai domiciliari. I provvedimenti restrittivi sono stati firmati
dal gip Alfredo Sicuro su richiesta del sostituto procuratore Giuseppe
Verzura.
Lungo l'elenco delle accuse: associazione mafiosa, associazione finalizzata
al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegale
di armi, rapine e tentati omicidi verificatisi a Messina tra il 2000 ed il
2004.
Promotori ed organizzatori del clan Mangialupi i pregiudicati Benedetto
Aspri, Giuseppe Trischitta e Rosario Grillo. Affiliati al clan Giuseppe Arena e
Valentino Rizzo, mentre Rosario Tomarchio è accusato di concorso esterno.
Quest'ultimo, titolare di un negozio di telefonia, avrebbe fornito, secondo la
polizia, le schede telefoniche intestate ad altre persone per ostacolare le
indagini della Squadra mobile.
Un colpo decisivo
verso il suo smantellamento si ebbe quando uno dei principali esponenti,
Salvatore Surace, passò a collaborare con la giustizia nella seconda metà degli
anni '90. Nell'ordinanza di custodia cautelare i magistrati contestano agli
arrestati quattro tentati omicidi a Messina tra il 2000 e il 2004. Uno dei
tentati delitti registrò il fermo dell'assassino dopo le indicazioni di un
testimone oculare. Il teste in sede di incidente probatorio non confermò il
riconoscimento e Giovanni Lodduca, destinatario oggi della custodia cautelare,
fu rilasciato. Per gli investigatori il testimone subì pressioni per
ritrattare.
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