25 mar, 2023

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Il Messina e la caduta dei Franza

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Per la seconda volta in quindici anni il Messina spari­sce dalla mappa del calcio. I Fran­za, decidendo di non iscrivere la squadra al campionato di B, hanno riaperto una ferita non ancora ri­marginata sulla pelle dei tifosi. Al­lora fu la famiglia Massimino a da­re un colpo di spugna dopo annidi successi e una serie A sfiorata con Franco Scoglio. Si ricominciò dal Cnd (1993\94) e quella stagione fra i dilettanti può essere conside­rata l'anello di congiunzione con l'attuale dirigenza. Dai polverosi campi di provincia cominciò l'esaltante cavalcata culminata con i tre campionati di serie A. I Franza entrarono in punta di piedi nella società giallorossa. Prima qualche anno di apprendistato in C ed in B sotto la presi­denza di Emanuele Aliotta. Poi, il 26 luglio 2002, Pietro Franza va a sedersi sulla più importante pol­trona dirigenziale.

 
E l'inizio di una favola che resterà per sempre scritta nella storia del Messina. Prima una salvezza strappata con i denti, poi la storica promozione in serie A. Bruciando le tappe di una programmazione triennale i giallorossi conquistano la massima serie. Nell'estate 2003 arriva il diret­tore sportivo Fabiani, uomo mol­to vicino al direttore generale della Juventus Luciano Moggi. Con la società bianconera inizia una proficua collaborazione e a Mes­sina arrivano numerosi giocatori in orbita juventina. Eppure la sta­gione era iniziata malissimo.
L'al­lenatore Patania, dopo sette giornate e l'ultimo posto in classifica, viene esonerato.In panchina arri­va l'esperto Lino Mutti ed l'inizio di una splendida scalata. Il Messi­na vince subito ad Avellino e poi non si ferma più. La città si stringe attorno alla squadra che realizza il miracolo della serie A, attesa 39 anni. Vincendo in casa contro il Como per 3-0 i giallorossi otten­gono la promozione. Pietro Fran­za diventa l'idolo della tifoseria, Mutti è amato e rispettato, Di Napoli, con i suoi 21 gol, l'uomo sim­bolo della squadra. Ma il meglio deve ancora venire. L'anno successivo i giallorossi puntano ad una tranquilla salvezza. Arrivano pochi rinforzi ma l'avvio di stagio­ne è esplosivo. Alla seconda gior­nata i giallorossi battono la Roma per 4-3 il giorno dell'inaugurazio­ne di un "S. Filippo" stracolmo. Ma il capolavoro lo compiono una settimana dopo vincendo in casa del Milan per 2-1. Giampà e Zam­pagna stendono i rossoneri e il Messina diventa la sorpresa del campionato. Quell'anno cadran­no sotto i colpi di Sullo e compa­gni anche Inter, Lazio e Udinese. Il Messina si classifica al settimo posto ad un passo dalla zona Ue­fa. Ma è l'ultimo sussulto prima della caduta inarrestabile. Nell'estate 2005 il Messina va vicino all'esclusione dal campio­nato perla mancata iscrizione. E il Consiglio di Stato a salvare la so­cietà giallorossa. Purtroppo i pro­blemi societari si riflettono sul campo. Il Messina annaspa, Mut­ti viene esonerato, il direttore sportivo Valentini non è all'altez­za del compito. Nell'amarissimo derby di Reggio Calabria, perso per 3-0, matura la retrocessione. Per fortuna dei giallorossi esplode Calciopoli.
La retrocessione della Juventus in B consente il ripescaggio del Messina ma la società non sa cogliere la grande occasio­ne. Pochi acquisti, di scarsa qua­lità ma altamente costosi danno il colpo di grazia alla squadra ed al bilancio. Dopo aver rischiato nuovamente l'esclusione per i soliti debiti fiscali la stagione 2005/06. inizia con Bruno Giorda­rîo in panchina.
Il tecnico però si rivela una delusione. Incapace di dare un gioco alla squadra e di tenere in pugno lo spogliatoio viene esonerato. Arriva Cavasin, poi torna Giordano. Un valzer che non giova ad una squadra destinata alla seconda retrocessione consecutiva. Si arriva così alla sta­gione 2007\08. Un campionato di B disputato nel deserto del "S. Fi­lippo", senza pubblico ma con tante contestazioni. Il Messina si piazza a metà classifica guidato da Di Costanzo in panchina e Ga­sparin dietro la scrivania di diret­tore generale. I Franza hanno de­ciso che può bastare. Cala il sipa­rio su uno dei capitoli più esaltan­ti, ma anche più dolorosi, della centenaria storia del Messina. Ora siamo in serie D e ci resteremo visto che oggi siamo ultimi.
Fonte: repubblica.it
 

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