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Per la seconda volta in quindici anni il Messina sparisce dalla mappa del calcio. I
Franza, decidendo di non iscrivere la squadra al campionato di B,
hanno riaperto una ferita non ancora rimarginata sulla pelle dei
tifosi. Allora
fu la famiglia Massimino a dare un colpo di spugna dopo annidi
successi e una serie A sfiorata con Franco Scoglio. Si ricominciò dal
Cnd (1993\94) e quella stagione fra i dilettanti può essere
considerata l'anello di congiunzione con l'attuale dirigenza. Dai
polverosi campi di provincia cominciò l'esaltante cavalcata culminata
con i tre campionati di serie A. I
Franza entrarono in punta di piedi nella società giallorossa. Prima
qualche anno di apprendistato in C ed in B sotto la presidenza di
Emanuele Aliotta. Poi, il 26 luglio 2002, Pietro Franza va a sedersi
sulla più importante poltrona dirigenziale.
E l'inizio di una favola
che resterà per sempre scritta nella storia del Messina. Prima
una salvezza strappata con i denti, poi la storica promozione in serie
A. Bruciando le tappe di una programmazione triennale i giallorossi
conquistano la massima serie. Nell'estate 2003 arriva il direttore sportivo Fabiani, uomo molto vicino al direttore generale della Juventus Luciano Moggi. Con
la società bianconera inizia una proficua collaborazione e a Messina
arrivano numerosi giocatori in orbita juventina. Eppure la stagione
era iniziata malissimo.
L'allenatore Patania, dopo sette giornate e
l'ultimo posto in classifica, viene esonerato.In panchina arriva
l'esperto Lino Mutti ed l'inizio di una splendida scalata. Il
Messina vince subito ad Avellino e poi non si ferma più. La città si
stringe attorno alla squadra che realizza il miracolo della serie A,
attesa 39 anni. Vincendo in casa contro il Como per 3-0 i giallorossi
ottengono la promozione. Pietro
Franza diventa l'idolo della tifoseria, Mutti è amato e rispettato, Di
Napoli, con i suoi 21 gol, l'uomo simbolo della squadra. Ma il meglio
deve ancora venire. L'anno successivo i giallorossi puntano ad una tranquilla salvezza. Arrivano
pochi rinforzi ma l'avvio di stagione è esplosivo. Alla seconda
giornata i giallorossi battono la Roma per 4-3 il giorno
dell'inaugurazione di un "S. Filippo" stracolmo. Ma
il capolavoro lo compiono una settimana dopo vincendo in casa del Milan
per 2-1. Giampà e Zampagna stendono i rossoneri e il Messina diventa
la sorpresa del campionato. Quell'anno
cadranno sotto i colpi di Sullo e compagni anche Inter, Lazio e
Udinese. Il Messina si classifica al settimo posto ad un passo dalla
zona Uefa. Ma è l'ultimo sussulto prima della caduta inarrestabile. Nell'estate
2005 il Messina va vicino all'esclusione dal campionato perla mancata
iscrizione. E il Consiglio di Stato a salvare la società giallorossa.
Purtroppo i problemi societari si riflettono sul campo. Il Messina
annaspa, Mutti viene esonerato, il direttore sportivo Valentini non è
all'altezza del compito. Nell'amarissimo derby di Reggio Calabria,
perso per 3-0, matura la retrocessione. Per
fortuna dei giallorossi esplode Calciopoli.
La retrocessione della
Juventus in B consente il ripescaggio del Messina ma la società non sa
cogliere la grande occasione. Pochi acquisti, di scarsa qualità ma
altamente costosi danno il colpo di grazia alla squadra ed al bilancio.
Dopo aver rischiato nuovamente l'esclusione per i soliti debiti fiscali
la stagione 2005/06. inizia con Bruno Giordarîo in panchina. Il
tecnico però si rivela una delusione. Incapace di dare un gioco alla
squadra e di tenere in pugno lo spogliatoio viene esonerato. Arriva
Cavasin, poi torna Giordano. Un valzer che non giova ad una squadra
destinata alla seconda retrocessione consecutiva. Si arriva così alla
stagione 2007\08. Un campionato di B disputato nel deserto del "S.
Filippo", senza pubblico ma con tante contestazioni. Il
Messina si piazza a metà classifica guidato da Di Costanzo in panchina
e Gasparin dietro la scrivania di direttore generale. I Franza hanno
deciso che può bastare. Cala il sipario su uno dei capitoli più
esaltanti, ma anche più dolorosi, della centenaria storia del Messina. Ora siamo in serie D e ci resteremo visto che oggi siamo ultimi.
Fonte: repubblica.it
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