21 mar, 2023

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Michele Navarra

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Michele Navarra è il primogenito di otto figli di una famiglia appartenente al ceto medio. Nacque a Corleone il 5 gennaio 1905; il padre Giuseppe, piccolo proprietario terriero e membro del "Circolo dei nobili" del paese, esercitava le professioni di geometra e maestro nella locale scuola agraria.
Nonostante un carattere ribelle e incline alla spavalderia, riuscì ad applicarsi con profitto negli studi. Terminate le scuole ordinarie, si iscrisse all'Università di Palermo, prima alla facoltà di ingegneria e poi a quella di medicina. Ottenuta nel 1929 la laurea in medicina e chirurgia, prestò servizio militare a Trieste come medico ausiliario. Con il congedo definitivo, nel 1942, arrivò anche la nomina a capitano. Nell'esercitare come medico condotto a Corleone, seppe guadagnarsi la benevolenza degli abitanti della zona. Prestigio professionale, furbizia e apparente bonomia: furono queste le doti in grado di innalzarlo prima al rango di uomo d'onore tra i più rispettati e poi a quello di capo indiscusso della locale famiglia mafiosa, soprannominato per la sua influenza "u patri nostru".
Vissuta senza troppi problemi la parentesi del regime fascista, in seguito allo sbarco in Sicilia, così come avvenne per gli altri capi mafia, Navarra divenne un interlocutore credibile per gli alleati ed egli ne approfittò per costituire con il fratello una società di autolinee, funzionante grazie ai mezzi recuperati nell'isola dal Governo alleato dei territori occupati (A.M.G.O.T.): nel 1947 la società fu rilevata dalla Regione Sicilia e quindi assorbita nell'Azienda Siciliana Trasporti.
Riconoscendone l'importanza strategica, Navarra strumentalizzò sapientemente le evoluzioni della politica regionale e nazionale: dopo avere appoggiato inizialmente le istanze indipendentiste, fece poi confluire i voti controllati dalla mafia locale prima sul Partito liberale e poi sulla Democrazia cristiana. Nel giro di due anni, dal 1946 al 1948, il medico condotto di Corleone divenne anche la massima autorità sanitaria della zona, ricoprendo gli uffici di medico fiduciario dell'INAM e di direttore dell'ospedale di Corleone, poltrona così ambita da spingerlo a commissionare l'uccisione del legittimo titolare. Negli stessi anni si adoperò per controllare le pretese dei contadini e assicurare l'amministrazione dei feudi del corleonese ai suoi uomini. Il 14 marzo del 1948, dopo un'iniezione fattagli da Navarra, morì Giuseppe Letizia, un giovane pastore di soli tredici anni, unico testimone oculare del rapimento e dell'uccisione di Placido Rizzotto, il combattivo sindacalista eliminato da Luciano Liggio e da altri membri della cosca di Corleone. Arrestato nell'ambito dell'inchiesta su questi due efferati omicidi, ma mai condannato, fu inviato al soggiorno obbligato a Gioiosa Ionica (RC). Grazie alle pressioni di alcuni influenti politici, suoi amici, la misura di prevenzione, fissata inizialmente in un periodo di cinque anni, fu dichiarata decaduta dopo pochi mesi e già nella primavera del 1949 Navarra tornò a dirigere le attività della famiglia di Corleone. Navarra raggiunse l'apice del successo, favorendo l'elezione dell'avvocato Alberto Gensardi alla guida del Consorzio per la bonifica dell'alto e medio Belice: con tale nomina - Gensardi era il genero di Vanni Sacco, potente capo mafia di Camporeale - la mafia ribadì la propria contrarietà all'ipotesi di realizzare una diga sul fiume Belice, che avrebbe significato la fine del suo controllo sull'erogazione dell'acqua nell'agro palermitano, trapanese ed agrigentino. 
Il primato raggiunto dal medico all'interno della mafia fu però messo in discussione da un suo picciotto, Luciano Liggio, l'astro nascente del panorama criminale corleonese. "Lucianeddu" iniziò giovanissimo a militare nella cosca guidata da Navarra ma l'intraprendenza e la ferocia, unite al forte ascendente che esercitava sui compagni, ne fecero ben presto un rivale temibile. Navarra si accorse di avere dato troppo spazio a quel giovane campiere e tentò di correre ai ripari, ordinandone l'uccisione. Liggio scampò però all'attentato e si prese la rivincita il 2 agosto del 1958. Quel giorno, mentre con un amico rientrava in auto da Lercara Friddi a Corleone, Navarra fu trucidato da Liggio e i suoi, lungo la statale nei pressi di Palazzo Adriano. L'uscita di scena di Michele Navarra segnò anche l'inizio dell'ascesa dei temibili corleonesi, guidati prima da Liggio e poi da Riina e Provenzano.
 
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