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Ci dobbiamo sempre distinguere, e le critiche non le sappiamo accettare. Tutte le amministrazioni hanno accettato di farsi
monitorare e giudicare dall'associazione fondazione Civicum, che insieme a quelli del Politecnico di
Milano, hanno spulciato e confrontato il bilancio di 23 grandi
Comuni italiani. Catanzaro, Reggio
Calabria, Catania e Messina hanno gentilmente declinato
l'invito. Quelli di Civicum possono far paura: le analisi sono
rigorose e i loro numeri possono essere spietati. Con l'obiettivo
'sociale' di "rendere trasparenti ai comuni mortali i complicati
libri contabili delle amministrazioni", ricorda il presidente
Federico Sassoli de Bianchi, la fondazione da anni fa le pulci alle
giunte per capire chi spreca meno soldi, chi investe in servizi
sociali, chi preferisce buttare migliaia di euro in consulenze,
quanto una città punta sulle tasse o, meglio, sulla buona gestione
(e gli introiti) delle società partecipate. Buoni e cattivi vengono
impietosamente confrontati, e le comparazioni mettono
automaticamente in luce virtù nascoste o errori madornali di
sindaci ed assessori.
Il verdetto è chiaro, e viene a galla dopo una lettura rapida delle
tabelle: nel 2007 i sindaci più bravi d'Italia sono stati
Massimo Cacciari e Sergio
Chiamparino. Il peggiore, senza ombra di dubbio, è invece
il primo cittadino di Palermo, Diego Cammarata.
Una delle tabelle-chiave è
quella che misura le spese per il funzionamento della macchina
comunale, cioè la parte delle risorse pubbliche usate per pagare i
dipendenti e tenere a regime gli uffici. "Tutti i soldi
risparmiati", chiosa il coordinatore della ricerca Giovanni Azzone,
"possono infatti essere impiegati per migliorare i servizi
destinati ai cittadini". Cacciari è quello che risparmia di più:
nel 2007 ha utilizzato solo il 20 per cento del bilancio a sua
disposizione. Torino e Roma si piazzano al secondo posto, con una
spesa che non supera il 21 per cento, mentre peggio di Napoli e di
Rosetta Russo Iervolino (per mandare avanti Palazzo San Giacomo se
ne va oltre un terzo di tutto il portafoglio) fa, appunto,
solo Cammarata. Altra graduatoria fondamentale è quella che calcola
il peso delle entrate extratributarie rispetto al totale. Al netto
di tasse, imposte e trasferimenti dallo Stato e dalle Regioni, i
Comuni incassano soldi dal loro patrimonio immobiliare, dai
dividendi delle aziende che controllano, dalle rette degli asili,
dai biglietti di bus e metro e, non da ultimo, dalle multe. Se i
vigili di Firenze, Roma e Bologna sono i più attivi, nel 2007 il
sindaco-imprenditore più brillante è stato di sicuro il democratico
Paolo Corsini di Brescia, poi eletto in Parlamento: grazie ai
proventi record di Asm (la multiutility che prima di fondersi con
la gemella milanese Aem e dare vita al colosso A2A si occupava di
elettricità, gas, acqua e rifiuti) gran parte del bilancio
complessivo non è legato alle imposte. La città vanta anche il
debito pro capite più basso del Paese.
I numeri di Civicum mettono in
evidenza anche le scelte politiche delle giunte, sbugiardando false
promesse e proclami sbandierati in campagna elettorale. Bologna e
Firenze sono le città più vessatorie: tra Ici, addizionale Irpef e
surplus sul consumo di energia elettrica, nel capoluogo emiliano i
contribuenti pagano imposte doppie rispetto a chi vive a Venezia e
Bolzano. Torino, insieme a Milano, è la città con il debito pro
capite più alto d'Italia, ma la giunta democrat di Chiamparino è di
certo quella che investe di più in istruzione. Nel settore scuola
il fanalino di coda è Campobasso. Il Comune molisano non fa una
bella figura rispetto ai servizi: è ultimo anche per spese in
cultura e nel sociale. Campo dove Bolzano, grazie anche ai soldi
incassati con lo statuto speciale, è come al solito in testa
solitaria. Per gli asili nido e i servizi agli anziani tutti i
Comuni tra il 2006 e il 2007 hanno in realtà aumentato la spesa.
Tranne Palermo, che ha tagliato il budget del 34 per cento. Altro
dato inaspettato riguarda gli investimento in sicurezza, tema caro
soprattutto dai sindaci del Pdl. A sorpresa Letizia Moratti è
l'unica, tra i sindaci delle metropoli, ad aver diminuito la spesa
corrente destinata alla polizia locale. La Roma di Walter Veltroni
è stata la città che per le divise ha invece sborsato di più: ben
342 milioni, e record anche nel rapporto per abitante.
Paradossalmente in campagna elettorale è stato proprio il tam tam
sull'insicurezza a far vincere Gianni Alemanno.
Fonte:espresso.it