L' Osservatore Romano, il
quotidiano della Santa Sede, in un editoriale di prima pagina firmato
da Lucetta Scaraffia si chiede se i tempi sono maturi per una ridefinizione della definizione di morte
come morte cerebrale, come stabilito quarant'anni fa dal cosiddetto
Rapporto di Harvard. La questione non e' nuova per il Vaticano, che
gia' nel 2005 aveva organizzato un convegno su ''I segni della morte'',
ed e' tornata di attualita' con casi come quelli di Terry Schiavo e
Eluana Englaro. ''Anche la Chiesa cattolica, consentendo il trapianto
degli organi, accetta implicitamente questa definizione di morte -
scrive la Scaraffia -, ma con molte riserve: per esempio, nello Stato
della Citta' del Vaticano non e' utilizzata la certificazione di morte
cerebrale''. Alla radice di questi dubbi c'e' ''l'idea che la persona
umana cessi di esistere quando il cervello non funziona piu'''. Cosa
fare allora se l'organismo, grazie alla respirazione artificiale, e'
mantenuto in vita? Il dilemma si presento', scrive l'Osservatore
Romano, nel 1992, con ''il caso clamoroso di una donna entrata in coma
irreversibile e dichiarata cerebralmente morta prima di accorgersi che
era incinta; si decise allora di farle continuare la gravidanza, e
questa prosegui' regolarmente fino a un aborto spontaneo''. In questi e
numerosi altri casi simili, ''l'identificazione della persona con le
sole attivita' cerebrali entra in contraddizione con il concetto di
persona secondo la dottrina cattolica, e quindi con le direttive della
Chiesa nei confronti dei casi di coma persistente''. Per il quotidiano
della Santa Sede, potrebbe aver ragione il filosofo Hans Jonas che, ai
tempi dell'adozione del 'Rapporto di Harvard', ''sospettava che la
nuova definizione di morte, piu' che da un reale avanzamento
scientifico, fosse stata motivata dall'interesse, cioe' dalla
necessita' di organi da trapiantare''. Identificare la morte con la
'morte cerebrale', insomma, non permetterebbe di distinguere
adeguatamente il termine della vita con condizioni come il coma
irreversibile, per i quali la Chiesa cattolica prescrive l'obbligo di
non interrompere idratazione o nutrizione, e spalancherebbe le porte a
trapianti troppo 'facili'.
Fonte:Virgilio.it
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