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Interessante articolo pubblicato sulla Repubblica qualche giorno fa. Il quotidiano nazionale ha così tanto a cuore le sorti della città che una sua penna (Antonello Caporale) scrive quanto segue:
Che ponte miracoloso! E che progetto! Il sogno di unire Scilla e
Cariddi è ricco di fatica e di ingegno. Calcoli e ricalcoli, vent'anni
di indagini, e sonde e foto e studi fino a quando finalmente la luce si
è vista. Impregilo ha vinto la ciclopica gara producendo carte e ancora
altre idee per qualificare meglio il piano dell'attraversamento
carrabile dello Stretto. Impregilo, capofila di un gruppo di aziende
specializzate nelle grandi opere (Condotte, Cmc, coop ravennate, la
giapponese Ishikawajima) ha chiesto a un colosso della progettazione,
la danese Cowi, di offrire alla società appaltante, lo Stretto di
Messina, il progetto di gara, la cartolina finale della grande opera.
Colossi, dunque. Che però nella stesura degli elaborati hanno voluto
mantenere un basso profilo. Molto molto basso.
Non
hanno attivato i fuochi pirotecnici che i software ingegneristici sono
in grado di esibire, e neanche hanno pensato di farsi aiutare dal
sistema elettronico di scrittura word in uso pure al più decrepito dei
computer. Si sono negati anche e perfino la vecchia ma leggendaria
Olivetti. A penna, su un foglio a quadretti, come amanuensi venuti
dall'antichità, hanno scritto numeri e comparti, proposte e idee.
Almeno nella parte (2R-codice Bo-001 n° 1) che Repubblica
ha potuto visionare, nell'ambito più complessivo della illustrazione
dell'opera ("L'opera di attraversamento - Relazione specialistica -
sistema di sospensione") i progettisti si sono serviti della biro e
hanno scritto. Come fosse un compitino di matematica del liceo:
scrittura però chiara, e disegni intellegibili. Mano disciplinata e
senza salti di linea.
Grandioso. Il ricorso a questa inedita sfida
polemica alla modernità, nel cuore di un progetto che all'opposto
testimonia l'avanzare impetuoso dei tempi moderni, racconta forse quale
forza evocativa i progettisti abbiano voluto mostrare. E la commissione
che ha affidato la gara ha raccolto questa testimonianza giudicandola
meritevole del successo. Intendiamoci e scriviamolo subito. I
regolamenti che disciplinano la trasmissione di tali atti possono
contemplare, e a volte effettivamente contemplano, la stesura dei
documenti anche attraverso manoscritti. Cosa rara e bizzarra ma
possibile. Dunque lecita, perciò non sindacabile.
La società
Stretto di Messina ha poi convocato i massimi esperti della scienza e
della tecnica a comporre il tavolo esaminatore. Tra i chiamati al
compito di valutare congruità ed efficacia dell'elaborato, un grande
ingegnere inglese, Ian Firth, consulente e specialista di strutture e
ponti di grande luce, e un cattedratico danese, il professor Niels
Gimsing, del dipartimento di ingegneria strutturale dell'Università
tecnica della Danimarca. Gimsing è molto noto anche per gli studi
dedicati al ponte dello Storebelt (si veda per tutti East Bridge, Storebelt Pubblications, 1998) opera ideata proprio dal colosso danese Cowi chiamato poi in Italia da Impregilo.
E
l'ingegner Firth è chief operating officer di Flint & Neill,
società di consulenza, specialista nella progettazione di ponti. Poche
settimane fa questa società è andata a nozze con la Cowi. Un dispaccio
del 3 dicembre comunica infatti: "Flint & Neill merges with Danish giant, Cowi".
Certo,
il progetto di gara che la commissione ha dovuto esaminare è datato 16
maggio 2005, l'approvazione risale a circa un anno dopo, e l'alleanza
societaria è fatto di questi giorni. Ma l'evento irrobustisce anziché
diradare la sequela di contestazioni di conflitti di interesse di cui
sarebbero vittima i maggiori protagonisti del mondo imprenditoriale
coinvolto nell'intrapresa.
Elementi che si sommano alle
critiche, ancora più serrate, sulla qualità del progetto e la sua
congruità economica. Solo pochi giorni fa il professor Remo Calzona,
che ha vissuto come valutatore scientifico la progettazione dell'opera,
ha dichiarato proprio a Repubblica la sua contrarietà all'idea del ponte a campata unica: "E' troppo costoso e anche pericoloso".
Calzona
documenta il rischio che anche tra Scilla e Cariddi possa verificarsi,
nel caso si segua l'idea approvata, il rischio che il ponte subisca il
cosiddetto effetto galopping, un ingobbimento sinuoso della
carreggiata dovuto alla dinamica dei venti. Effetto che proprio in
Danimarca, e proprio sullo Storebelt, si è verificato imponendo
ulteriori costi derivanti dalla apposizione di "alettoni" che hanno il
compito di non far ondulare il manto stradale.
Il progetto
contestato ma in attesa di finanziamento comporta anche immense
attività di scavo. Solo in Calabria si movimenteranno, con gli scavi,
oltre quattro milioni di metri cubi di terra e di roccia. Tutto in un
luogo in cui le "imprese" in odore di mafia sono specializzate proprio
nel movimento terra.
Però 'u ponti vulimu.
E' divenuto un bisogno impellente, un punto d'onore per calabresi e
siciliani, un'opera-totem, raffigurazione icastica dello Stato chiamato
a narrarne l'efficienza e a trasmetterne il genio. A prescindere,
direbbe Totò.
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