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Tutti coloro che si trovarono nel
corso della storia tra Scilla e Cariddi, luogo di miti e leggende,
immaginarono e sognarono un ponte che unisse le due rive dello stretto
di Messina.
I romani operarono molteplici tentativi per unire le due sponde e numerosi furono i “ponti di barche”.
Nel
251 a.C., durante la prima guerra punica, organizzarono il primo
rudimentale “traghetto” per trasportare dalla Sicilia gli elefanti
catturati ai cartaginesi.
Fino al tempo dei Borbone tuttavia, i
collegamenti attraverso lo stretto furono svolti da barcaioli locali
con piccoli scafi a vela. I collegamenti importanti, infatti, si
svolsero direttamente tra i porti siciliani e quelli di Salerno e
Napoli, essendo la Calabria di difficile, se non impossibile
attraversamento, a causa di poche vie percorribili dai carri. Si venne
a configurare così una grande possibilità di sviluppo dei trasporti di
passeggeri e soprattutto di merci, seppur resa difficoltosa dalla
necessità di scaricare, imbarcare e riscaricare le merci dirette al
Nord, imbarcandole a Messina e sbarcandole a Reggio Calabria.
Al
1866 risalirono i primi studi e progetti riguardanti un “ponte sullo
Stretto” e al 1870 quelli riferiti a una lunga galleria sottomarina.
Accantonati
i costosi progetti, nel novembre del 1893 fu rilasciata la concessione
per la “navigazione a vapore” dello stretto alla Società per le Strade Ferrate della Sicilia,
cui fu dato l’obbligo di eseguire due corse giornaliere di traghetto
tra Messina e Reggio Calabria, istituendone altre due per Villa San
Giovanni al completamento della “ferrovia tirrenica meridionale”. Fu,
infatti, nel 1894 che la Società per le strade ferrate della Sicilia
ordinò all’industria cantieristica una coppia di ferry-boat con azionamento a pale e motore a vapore, progettate dall’ingegnere del genio navale Antonino Calabretta,
che entrarono in servizio a fine 1896, funzionando tuttavia da semplici
piroscafi non essendo ancora pronte le invasature di approdo.
Le due
navi-traghetto furono battezzate “Scilla” e “Cariddi” e comunque si
dovette attendere il mese di novembre 1899, affinché avesse inizio il
servizio di traghettamento regolare tra Messina e Reggio Calabria di
carri merci e il 1° agosto 1901 per il primo traghettamento di due
carrozze del treno direttissimo Siracusa-Roma.
Il successo
dell'iniziativa fu oltre ogni attesa e nel 1903 la Società per le
strade ferrate della Sicilia ordinò un'altra coppia di traghetti, il
“Sicilia” e il “Calabria”, che presero servizio nel 1905, anno in cui
lo Stato riscattò le ferrovie della penisola, mentre per la Società per le strade ferrate della Sicilia ciò avvenne
l'anno dopo. Nello stesso anno, il 1º marzo entrò in funzione la prima
invasatura di Villa San Giovanni, che permise l'avvio del
traghettamento di carri da inoltrare direttamente sulla nuova linea
ferrovia tirrenica meridionale.
Le sfide armatoriali, di due società private la Caronte S.p.A. e la Tourist Ferry Boat S.p.A.,
cominciarono parallelamente il 19 giugno 1965, giorno in cui la nave
“Marina di Scilla” della società Caronte, eseguì il viaggio inaugurale
sullo stretto di Messina, collegando, in alternativa alle Ferrovie
dello Stato, i porti di Messina e di Reggio Calabria. Nel 1968 la
Tourist ferry boat inaugurò la nuova tratta Messina-Villa San Giovanni.
La
scelta della nuova rotta rappresentò un miglioramento del servizio,
poiché permise di realizzare un attraversamento più rapido ed
efficiente, data la riduzione della distanza e quindi dei tempi di
traghettamento. In realtà era balenata la possibilità di unificare gli
approdi pubblici e privati nel nuovo scalo dell'Annunziata e ciò
spaventava i privati.
Contemporaneamente tutto era facilitato a Tourist
ferry boat e Caronte, distruggendo i lidi storici di Villa San Giovanni
e i "Bagni Vittoria" a Messina; in più a Villa San Giovanni fu
realizzato un abbassamento del livello stradale sotto i binari delle
ferrovie, che rese possibile il passaggio degli autocarri per il
trasporto delle merci.
Nel 1969 l'Azienda Nazionale Autonoma delle Strade Statali (ANAS) in collaborazione con le Ferrovie dello Stato
indisse un “concorso internazionale d’idee" per un attraversamento
stabile viario e ferroviario dello stretto di Messina, al quale
parteciparono 143 concorrenti e da allora molteplici tappe hanno
contribuito a rendere sempre più probabile la realizzazione di questa
opera grandiosa. Furono scelti 12 progetti concernenti le tre tipologie
base: aerea, in alveo e subalvea; tre anni dopo con la legge 17
dicembre 1971, n. 1158 fu autorizzata la realizzazione di un
collegamento stabile viario e ferroviario fra la Sicilia e il
continente.
Negli Anni Settanta la flotta di traghetti delle FF.SS.
era ben numerosa e con un naviglio ben rimodernato, al punto che nel
servizio di traghettamento estivo era possibile consumare, come molti
ricorderanno, dei pasti nel salone ristorante, godendo dell’aria
condizionata pronta a contrastare il clima caldo del periodo.
Gli
Anni Ottanta portarono una serie di cambiamenti delle prospettive
politico-economiche nazionali, che influenzarono anche l’area dello
stretto. Nel 1981 si costituì la Società Stretto di Messina S.p.A.,
con il compito specifico di procedere alla progettazione, realizzazione
e gestione di un collegamento stabile viario e ferroviario fra la
Sicilia e il continente e fu solo nel 1985 che partì lo studio, la
predisposizione del progetto “Ponte di Messina”, la costruzione e
l'esercizio del collegamento stradale. Furono anni di studio in cui si
analizzò la fattibilità di una struttura aerea, in mare o sotterranea.
Con
l’arrivo degli Anni Novanta, una commissione internazionale si
pronunciò per lo sviluppo del progetto preliminare aereo, più economico
e più sicuro, nonché di facile manutenzione. Fu la Società stretto di
Messina a predisporre il progetto preliminare, proponendo due
soluzioni: un ponte a due campate; un ponte sospeso a campata unica.
Il
progetto predisposto fu quello riguardante quello a campata unica, per
via di maggiori garanzie offerte dal punto di vista tecnico.
Dopo
una serie di analisi rivolte allo studio d’impatto ambientale, che
richiese l’intervento di numerosi organismi pubblici, fu richiesto dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE), l’intervento di società private in grado di fornire ulteriori dettagli tecnici e per la valutazione finale.
Agli
inizi del Terzo Millennio l’opera è stata definita “infrastruttura
strategica”, fortemente voluta anche dall’Unione Europea, fermo
restando che l’area dello stretto è stata dichiarata
dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e
la Cultura (UNESCO) “patrimonio naturale e culturale dell'umanità”.
Il progetto prevede un ponte a campata unica di 3300 metri, della larghezza di 60 metri, percorribile in 3 minuti.
Dal
punto di vista politico l’opera, fortemente voluta dai governi
presieduti dall’onorevole Silvio Berlusconi, infatti già nel 2001,
indicata tra le grandi opere nel “Contratto con gli italiani”,
(un contratto simbolico stipulato in occasione delle elezioni politiche
svoltesi nel maggio di quell’anno), è stata considerata l’emblema della
modernità, un monumento del progresso, il cui valore simbolico è stato
ritenuto utile per rimuovere “i sensi d’inferiorità dell’Italia”. In
questo periodo Raffaele Lombardo, presidente della Regione Siciliana,
commenta l'annuncio del sottosegretario alla presidenza con delega per
il CIPE, Gianfranco Miccichè, dello stanziamento dei fondi destinati
per gli espropri dei terreni per realizzare il ponte sullo stretto di
Messina: «E' un fatto positivo, sarebbe un vero peccato perderli» e
si augura che si pongano le premesse perché: «Una volta e per tutte
venga definita la data per la posa della prima pietra».
Sotto
il profilo sociale, sia i siciliani sia i calabresi hanno presentato
numerose riserve, riferite principalmente alle molteplici priorità a
confronto all’infrastruttura da realizzare, per dirla “alla” Sergio Cofferati, allora segretario generale della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL): «Un collegamento velocissimo tra due deserti infrastrutturali».
In
primo luogo il progetto è stato considerato obsoleto, antieconomico e
foriero di nuove problematiche. A ciò si aggiunge l’aumento del
traffico degli autocarri che come dichiarato dall’ingegner Vincenzo
Franza dell’Università di Messina:
«E’ inutile andare a sofisticare
se l’inquinamento sia entro i limiti, fuori dai limiti, non è
importante, danno fastidio, punto. Anche se entro il limite dei 50
decibel dei 60 decibel, è fastidioso comunque. Anche se l’inquinamento
sul Boccetta, non è la via più inquinata di Messina, è inquinata, basta».
Periodicamente,
da almeno sei anni, il progetto del “Ponte sullo stretto di Messina” è
riportato alla ribalta del dibattito politico italiano, sempre
accompagnato da feroci polemiche. Il presidente della società Stretto
di Messina Spa, Pietro Ciucci, sollecitato a rimettersi al lavoro ha
risposto: «L'ordine di inizio attività alla Impregilo (che vinse la gara come general contractor) potrebbe scattare già a gennaio 2009, con la posa della prima pietra nel 2010».
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