Chissà quante ricchezze conserva lo specchio d' acqua che divide Messina e Reggio. Storie di antiche battaglie, i mostri Scilla e Cariddi, le guerre, catastrofi naturali. Cosa non ha subito lo Stretto di Messina in tutti i secoli passati. I sui fondali saranno ricchi d'oro e di preziosi gioielli, statue, relitti ed anfore antiche. Un fonte inestimabile per l'archeologia moderna che inizia ad interessarsi di questa piccola porzione di Mondo protagonista e spettatrice, negli anni passati e sopratutto nell'antichità, del passaggio obbligato per i mercanti ed i faccendieri. Navi colme di ogni cosa sono affondate nelle acque mitiche dello stretto di Messina ed i loro beni sono ancora conservati in fondo al mare. Certo, sotto forti correnti e potenti vortici sottomarini poco sarà rimasto intatto ma una scandagliata attenta del fondo marino tra Calabria e Sicilia potrebbe riservare gradite sorprese.
E' così è stato qualche giorno fa quando, in un articolo di Repubblica, si parlava di una scoperta archeologica sensazionale nello Stretto di Messina. Un tempio antico che rimase celebre fino all'avvento del Cristianesimo e che sprofondò
in mare nel '500. Un luogo sacro, descritto ancora dalle fonti
bizantine fino all' XI secolo. Si tratterebbe del santuario di Artemide Fascelide in cui S. Paolo si recò per predicare. Parliamo delle pietre che ascoltarono la prima predica di San Paolo in Italia.
Secondo documenti del VII-VIII secolo, l'arrivo di San Paolo a Reggio, avvenne in quel luogo proprio
durante la festa in onore di Artemide Fascelide. In quell' occasione
l' Apostolo avrebbe chiesto di potere predicare l' evangelo di Cristo
agli abitanti. Richiesta esaudita, ma a una condizione: il tempo a
disposizione di San Paolo sarebbe stato scandito da una candela posta
sopra una colonna rotta del tempio.
Il Santo, quindi, avrebbe
potuto parlare alla folla solo fino a quado la candela non si fosse
consumata. Finita la cera, secondo la tradizione, avrebbe preso
fuoco la colonna, per permettere a San Paolo di continuare a parlare.
Tant' è che, ancora oggi, nella Cattedrale di Reggio si
conserva la colonna bruciata che avrebbe consentito la predicazione di
Paolo e la creazione della prima chiesa in Italia.
Tornando alla scoperta, su Repubblica ci sono le foto della scoperta del reperto archeologico nello Stretto di Messina
La sensazionale scoperta archeologica nelle acque dello stretto di Messina sarebbe " confermata - si legge sul quotidiano - da un elemento architettonico pertinente alla trabeazione di edifici pubblici. Una trave in pietra con triglifi e metope decorate, di epoca greco-romana. Sarebbe quindi l'architrave di un tempio o di un edificio collegato a un santuario."
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