Un articolo pubblicato stamani su normanno.it ci racconta la seduta del consiglio comunale di Messina al ritorno dalle ferie. La riportiamo per interno ricordando che i nostri consiglieri, quelli che NOI abbiamo eletto, sono appena rientrati al lavoro dopo un periodo meritato di ferie (si erano riuniti solo una volta ad inizio agosto).
La seduta delle beffe.
Le beffe che una città subisce ogni volta che il consiglio comunale
si riunisce, e che, quando sembra si sia toccato il fondo, non si fa in
tempo a sorprendersi che gli eventi già travalicano l'indignazione.
Il
copione è il solito: consiglio fissato per le 18.30, inizio dei lavori
con mezz'ora di ritardo. E, puntuale, arriva la sospensione di dieci
minuti. A chiederla, perchè i capigruppo possano conferire, è Pippo Capurro.
Il tempo di dirimiere una questione sorta in mattinata, durante la
seduta di commissione sulle partecipate, e si torna in aula. Ii dieci
minuti sono diventati oltre venti, e Paolo david, consigliere del Pd,
si indigna e se ne va, tra i lazzi dell'aula. Sembra l'ultimo giorno di
scuola.
Il clima torna "istituzionale" con gli interventi di Felice Calabrò (Pd) che chiede che fine abbia fatto l'ordine del giorno che impegna l'amministrazione a revocare la concessione degli stadi all'FC Messina dei Franza, di Nino Carreri (Risorgimento messinese) che gli fa da sponda, e di Tanino Caliò dell'Udc che relaziona sulla protesta dei lavoratori della maggioli e sul loro futuro, anche e soprattutto in ottica della nuova società mista che si occuperà anche di riscossione dei tributi, la Zancle voluta dall'amministrazione Genovese.
La situazione sfugge di mano al presidente del consiglio Pippo Previti quando Nello Pergolizzi
(Pdl), chiede che sia letto il verbale della "concertazione" dei
capigruppo. Nel battibecco che ne segue (dichiarazione a favore della
proposta da parte di Roberto Sparso del Pdl e contraria di Marcello Greco del Pd), Previti prende critiche dalla maggioranza (Bruno Cilento, Udc) e dall'opposizione (Gaetano Gennaro,
Pd Democratici). Entrambi invocano un minimo di rigore in più
(Cilento), e la trattazione delle delibere prima di discutere di
questioni più politiche (Gennaro). Anche perchè, quella di oggi
pomeriggio avrebbe dovuto essere una seduta ispettiva, con la
trattazione di sette interrogazioni e alcune delibere. Dopo una
richiesta di chiarimenti da parte di Giuseppe Melazzo, a Pergolizzi viene sottoposto un verbale "ufficioso".
Se non bastasse quanto accaduto, Nicola Cucinotta
del Pd cala la briscola, si improvvisa agitatore e suona la carica
perchè i "suoi" abbandonino l'aula. Nemmeno il tempo di aizzarli che i
banchi dell'opposizione si svuotano, lasciando da solo un attonito
Gaetano Gennaro. Il numero legale traballante suggerisce un'altra
riunione dei capigruppo e l'aggiornamento della seduta/teatrino. Si
replica domani, alle dieci e mezza.
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