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Al Museo Regionale di Messina, dal 25 gennaio al 15 marzo, sarà ospitata
la mostra Rubens vede Caravaggio, le adorazioni dei pastori a
confronto. L'evento culturale sarà aperto domenica 25, alle ore 10.30,
al teatro Vittorio Emanuele di Messina, da una Lectio magistralis
dell'on. Vittorio Sgarbi e quindi alle 12,00 , al Museo Regionale di
Messina il presidente della Regione siciliana, on. Raffaele Lombardo,
inaugurerà la mostra alla presenza dell'assessore regionale ai Beni
culturali, on. Antonello Antinoro; del sindaco di Messina, on. Giuseppe
Buzzanca e dell’assessore alle politiche culturali, on. Giovanni
Ardizzone.
“L’adorazione dei pastori” di Michelangelo Merisi detto il
Caravaggio, appartiene al Museo Regionale di Messina, mentre il dipinto
realizzato da Pietro Paolo Rubens, custodito al Museo di Fermo (Ascoli
Piceno), sino al 15 gennaio è stato in mostra al Museo civico di
Salemi. “C’è un curioso richiamo di numeri - ha evidenziato Sgarbi- che
accomuna Salemi, Messina, Rubens e Caravaggio, e che si riallaccia
idealmente al “Progetto Terre m otto” di Oliviero Toscani. Nel 1608
Rubens realizza il dipinto “L’Adorazione dei pastori”, viene in Italia
a Roma sperando di incontrare Caravaggio che invece si trovava a
Messina. A Messina nel 1908 c’è il terremoto. Nel 1968 si registrò il
sisma a Salemi e in tutta la Valle del Belice. L’otto è dunque il
numero chiave. A quattrocento anni di distanza, attraverso le opere
nelle quali vive lo spirito degli artisti, Caravaggio e Rubens si
incontreranno a Messina, cent’anni dopo il terremoto che, all’alba del
28 dicembre 1908, sconvolse la città. E minacciò di cancellare anche
l’opera di Caravaggio che Rubens avrebbe voluto vedere. L’Adorazione
dei pastori, appunto, dipinta per l’altare maggiore di Santa Maria la
Concezione in contrada della Verza”. L'Adorazione dei pastori di Pietro
Paolo Rubens, capolavoro scoperto a Fermo da Roberto Longhi, fu
commissionato a Roma nel 1608 da padre Flamiano Ricci, su richiesta dei
padri Filippini di Fermo. Inviando un dipinto “a scatola chiusa”, senza
discutere con i committenti e senza conoscere il luogo cui era
destinato, Rubens sceglie un'ambientazione notturna, come nella
Natività dipinta da Caravaggio a Messina lo stesso anno. Rubens si
immedesima a tal punto in Caravaggio da anticiparlo. Non lo ha visto,
non lo ha incontrato, ma lo sta interpretando. E' uno dei più
straordinari transfert della storia dell'arte. Così Rubens illumina
prima di tutto il volto della Vergine, e poi, con diverse gradazioni,
quello degli abbagliati, sconcertati pastori, che assistono all'evento.
Il nodo degli angeli, galleggianti nell'aria, richiama gli spericolati
angeli in picchiata delle sette Opere di misericordia di Caravaggio a
Napoli. Ma come poteva Rubens conoscere opere dipinte a Napoli o in
Sicilia? Certamente doveva essergli arrivata l'eco di invenzioni tanto
innovative. Se noi conoscessimo di Rubens soltanto la natività di
Fermo, ci configureremmo un pittore di stretta osservanza caravaggesca
“fiammingo ma da putto allevato in Roma”. Vi sono in essa, infatti, una
grande coerenza organizzativa ed una perfetta unità di azione che,
attraverso Caravaggio, aprono lo spazio barocco. E' notevole che questo
esordio italiano di Rubens avvenga quando ancora Caravaggio è vivo.
Mentre Caravaggio viene rifiutato dai committenti nella Morte della
Vergine, per avere rappresentato “con poco decoro la Madonna gonfia e
con le gambe scoperte”, interpretando le ragioni più autentiche del
cristianesimo, Rubens lo capisce benissimo e ne condivide la visione.
Così nel 1607 acquista il grande dipinto per il duca di Mantova. E' in
quel momento che Rubens diventa Caravaggio.
A quattrocento anni di
distanza, attraverso le opere nelle quali vive lo spirito degli
artisti, Caravaggio e Rubens si incontreranno a Messina, cent'anni dopo
il terremoto che, all'alba del 28 dicembre 1908, sconvolse la città. E
minacciò di cancellare anche l'opera di Caravaggio che Rubens avrebbe
voluto vedere. L'Adorazione dei pastori, appunto, dipinta per l'Altare
maggiore di Santa Maria la Concezione in contrada della Verza. Un'opera
che sembra pensata per essere vista da Rubens, un notturno povero, con
il gruppo dei pastori e san Giuseppe in adorazione della Madonna e del
Bambino distesi a terra sulla paglia sotto la “capanna rotta e disfatta
d'assi e di travi”. Finalmente Rubens incontra Caravaggio. Ma quando
crede di averne rubato l'anima, Caravaggio è già più lontano; non si
diverte con gli effetti speciali, con la luce che dal basso riverbera
sul gruppo d'angeli come era stato nelle Opere di misericordia. Rubens
si impegna, gioca con le luci strisciate, con i chiaroscuri. Caravaggio
ormai non si compiace di virtuosismi “caravaggeschi”. Ripensa il
Vangelo e rinuncia a ogni artificio con una sconvolgente semplicità.
Rubens esibisce una bravura esagerata, trionfante. Caravaggio anticipa
miracolosamente la sensibilità dei “vinti” di Malavoglia.
fonte:cittadimessina.it