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Il ceppo australiano
H3N2/A/Brisbane/10/07 che è stato appena isolato nei primi italiani
colpiti dalla febbre era già nel mirino degli infettivologi, Il virus dell'influenza è caduto nella rete. Da
febbraio gli avevano puntato contro il microscopio, inserendolo nella
triade dei virus uccisi e inattivati che compongono il vaccino di
quest'anno. Si spera così di mitigare l'effetto dell'australiana, visto
che le mutazioni del virus rispetto all'anno scorso sono state
importanti, e il nostro sistema immunitario rischia di trovarsi
piuttosto impreparato.
Il vaccino è indicato come la barriera più efficace per smentire le
previsioni poco ottimistiche dell'inverno 2008-2009: ci si aspetta che
i malati in Italia tocchino i 5 milioni (l'anno scorso non avevano
raggiunto i 2). Ma l'inizio della campagna di inoculazioni - che
rimarrà in piedi fino alla fine dell'anno - è stato blando, complici lo
sgonfiarsi della paura dell'aviaria e un paio di inverni miti e poveri
di virus. Nonostante le continue mutazioni di cui il virus dell'influenza è
capace, gli esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità hanno
sbagliato la mira solo quattro volte negli ultimi vent'anni (l'ultima
nell'inverno 2007-8, quando il clima caldo ha comunque alleviato i
problemi). E questo perché nella fiala che tra ottobre e novembre
puntualmente arriva in farmacia non si trova soltanto il frullato di
virus inattivati capaci di proteggere l'organismo contro l'influenza.
Lì dentro c'è anche il giallo di un virus che d'estate scompare senza
che nessuno sappia dove si vada a rintanare, per poi spuntare di nuovo
con il freddo in una forma variata rispetto al passato, ogni volta in
una zona diversa del globo. E c'è il thriller di un inseguimento al
ceppo mutato che per i ricercatori inizia a febbraio nell'emisfero
settentrionale, con i 122 laboratori dell'Organizzazione mondiale della
sanità che mettono a confronto migliaia di esemplari isolati in tutto
il mondo. Da queste impronte, ancora in pieno inverno, si parte per
tracciare l'identikit del virus che colpirà nella stagione successiva.
Per produrre i 250 milioni di dosi di vaccino che ogni anno il mondo
consuma sono infatti necessari mesi di lavoro da parte delle aziende
farmaceutiche. "Stiamo cercando di mettere a punto modelli matematici
di ogni tipo e studi di popolazione per capire in anticipo quali
saranno i percorsi e le mutazioni del virus dell'influenza. Ma per ora
non abbiamo raggiunto molto. Siamo costretti sempre a inseguire"
conferma Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università di Milano
specializzato in questa malattia. Quest'anno il compito si presentava particolarmente difficile. Le
mutazioni del virus sembrano aver inserito una marcia superiore. E i
ricercatori, rispetto all'anno passato, si sono visti costretti a
variare tutti e tre i ceppi del virus che sono contenuti nel vaccino.
"Proprio per questo motivo l'epidemia che ci aspetta sarà intensa"
spiega Pregliasco. "Di fronte a un virus molto mutato, il nostro
sistema immunitario si trova a corto di memoria. Prevediamo un aumento
delle persone colpite, ma ciò non vuol dire che i sintomi nella media
siano più gravi".
La promessa di un vaccino unico capace di colpire indistintamente tutti
i ceppi dell'influenza resta ancora nel cassetto dei sogni. "Il vaccino
esiste - spiega Pregliasco - ma è poco efficace, perché utilizza come
segno distintivo una parte stabile ma molto interna del virus, che il
nostro sistema immunitario fa fatica a riconoscere".
fonte:larepubblica.it
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