Berardo fu vescovo di Bari e poi di Palermo. Larderia era feudo dell'arcivescovo che concesse ai cittadini trasferiti in quei territori un appezzamento di terreno in cambio di un canone annuo di un tarì.
La sua vita è legata a Federico II di svevia in quanto, dopo la morte dei genitori, per ristabilire l’ordine nel regno, Papa Innocenzo III invia a Palermo l’arcivescovo Berardo perché si occupi dell’educazione del ragazzo: divenuto adulto, Federico non si accontenta di restaurare il regno di Sicilia e, sfidando due scomuniche papali, mira a costruire un impero unitario e glorioso come quello dell’antica Roma.
Tollerante e carismatico, colto e ambizioso, lungimirante e sanguigno Federico: l’uomo che dai contemporanei fu ribattezzato Stupor Mundi. La passione per il sapere e quella per il potere, la poesia, la guerra la falconeria, gli amori ed i tradimenti vedeva attraverso gli occhi di Berardo, fedele amico e consigliere, Il Falco di Svevia divenne con le sue gesta ed il supporto dell'Arcivescovo l’ultimo grande Imperatore del Medioevo, il primo legislatore dell’epoca moderna.
Berardo partecipò anche ad una crociata sfidando le ire e le due scomuniche proclamate dal papa Gregorio IX contro Federico; volle accompagnare l'imperatore nella sua ardita missione. In realtà, quella di Federico non fu una vera crociata, ma un'operazione politica davvero eccezionale, forse unica, per l'epoca e per le modalità con cui fu realizzata, poiché fra il capo dell'armata cristiana e quello del soverchiante esercito mussulmano si stabilì subito un'intesa mirante a risolvere la controversia mediante un accordo onorevole.
Berardo, nel 1207, fu nominato arcivescovo di Bari, e appoggiò l'Imperatore nella strenua lotta contro Ottone IV. Un anno dopo venne eletto Vescovo di Palermo ed ebbe in dono il casale di Larderia.
Berardo operò anche in favore di Federico II nel 1215 con il Vescovo di Costanza, città tedesca dove Ottone di Brunswick si fece eleggere imperatore; giunto presso la città tedesca precedendo l'avversario di alcuni giorni, la trova tutta in festa pronta ad accogliere sontuosamente Ottone e sdegnosamente blindata nei suoi confronti. È l'arcivescovo Berardo a convincere il vescovo di Costanza a ricevere con tutti gli onori il giovane svevo e non Ottone.
Berardo unì in matrimonio Federico con Bianca Lancia ormai in punto di morte.
La storia di Berardo si incrocia sempre con quella di Federico II anche quando quest'ultimo stabilì un’ottima intesa e rispetto reciproco con Hermann von Salza, Gran Maestro Teutonico dei Cavalieri della Croce Nera, che ricevette da lui incarichi di grande importanza ed assieme al nostro arcivescovo fu uno degli uomini più fidati di Corte. Il credito da entrambi riscosso presso la Curia di Roma, giovò notevolmente alla causa sveva.
Nel 1235 Federico lo nominò membro del collegio dei "familiares", e seguì l'Imperatore in tutte le successive campagne di guerra.
Alla morte di Federico, al suo capezzale, c’erano il figlio Manfredi, il genero conte Riccardo di Caserta, il medico Giovanni da Procida e il vecchio amico l’arcivescovo Berardo che lo confessò e lo assolse, pur perdurando la scomunica papale. Trasportato a Palermo, Federico venne deposto nel sarcofago di porfido rosso nel Duomo, benedetto dal fraterno amico Berardo. Si pensa che la dicitura sopra la tomba di Federico II sia opera dell'arcivescovo che scrisse pure un epitaffio: Se la probità, l'ingegno, la grazia di ogni pregio, la magnificenza, la nobiltà della stirpe, possono resistere alla morte, non è morto Federico che qui giace
La frase recita....
Qui mare, qui terras, populos et regna subegit,
Caesareum fregit subito mors improba nomen,
Hic jacet, ut cernis, Fredericus in orbe Secundus,
Quem lapis hic, totus cui mundus paruit, arcet.
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Come vedi, qui giace Federico Secondo,
che, per terra e per mare, sottomise popoli e regni,
un’improvvisa improba morte spezzò il nome di Cesare.
Questa tomba racchiude colui al quale obbedì
il mondo intero.
Il suo più grande merito probabilmente fu d'avere presentato a Federico, Pier delle Vigne che, come sappiamo, fu il braccio destro dell'Imperatore in fatto di dottrina del diritto.
Berardo curò la formazione di Pier delle Vigne quando i genitori non avevano i mezzi per mantenerlo a lungo fuori casa, se è vero che fu uno studente povero e che - conseguita la laurea in diritto canonico e civile - dovette cercare rapidamente un patrono trovandolo nel potente consigliere di Federico II, Berardo di Castacca, arcivescovo di Palermo. Fu Berardo, comprendendo appieno le potenzialità del giovane, a raccomandare immediatamente il capuano all’imperatore. Nel 1221 Pier delle Vigne risulta forse già inserito - con la qualifica di magne curie iudex - nella cancelleria e nel tribunale imperiale, per l’appunto la Magna Curia (la corte intesa come supremo centro amministrativo), ove iniziò il suo folgorante cursus honorum, assurgendo ben presto ai massimi onori ...ed oneri.
Il 22 settembre del 1197 Berardo, allora arcivescovo di Palermo, consacra il Duomo di Messina dedicato a S.Maria dopo la rifondazione di Ruggero I di Sicilia dopo i danni apportati dai Saraceni. Erano presenti l'Imperatore Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, e la Regina Costanza d'Altavilla, ultima Principessa Normanna che quindi portò in dote il Regno di Sicilia a Enrico ed in seguito al figlio Federico.
Berando morì nel 1233