A sud di Messina sorge un monte, alto 1130 metri, chiamato Dinnamare, perchè domina i due mari: lo Jonio e il Tirreno.

Quel monte fa parte dei Monti Peloritani e, in antico, si chiamava Nettunio ed anche Calcidico (dai primi abitanti di Messina, i Calcidesi).

Vallate scoscese e profondi burroni da ogni parte lo circondano. La sua cima è rocciosa, arida e brulla, e non produce che eriche e felci mentre le ridenti colline, elevandosi dal mare, abbondano di uliveti, vigneti e alberi fruttiferi.

Dalla cima del monte, guardando verso oriente, ti si para innanzi lo spettacolo magnifico dello Appennino Calabro seminato di paeselli e separato dalle acque dello Stretto che bagnano, da una parte, le incantevoli riviere di Reggio Calabria e Scilla e, dall’altra, le amene spiagge di Messina.

Da occidente ammiri il promontorio di Milazzo, Tindari e, più in là, in mezzo alle onde, le Isole Eolie.

Sul dorsale della catena e alle falde del monte non è raro sentire suonare, sopratutto d’estate, la cornamusa del „boaro“ o del pastore seduto e appoggiato su un masso, mentre, poco lungi da lui, pascolano le vacche rosse ed il gregge con la classica campanella al collo.

Sulla cima di Dinnamare in tempi remotissimi sorgeva una spelonca o torre da cui le sentinelle spianvano le mosse del nemico che veniva dal mare. C’è lo fa sapere Solino, scrittore latino della fine del III secolo dopo Cristo, con queste parole: „E Neptunio specula est in Thuscum et Adriaticum“.

Dov’era l’antica torre, più tardi nell’era cristiana, ma non nei primordi del Cristianesimo, i Messinesi posero miglior sentinella per l’uno e per l’altro mare: la SS. Vergine, a cui eressero una chiesetta.

Non sappiamo precisamente quando venne eretta la primissima struttura religiosa, e si opta per l’epoca Bizantina. Ma tante sono le storie e le leggende che avvolgono di mistero l'icona della Madonna di Larderia. Ciò a cui tutti concordano è che  "Il Quadro che vi si venera era molto antico" e vi è „costante tradizione in quei luoghi“; ce lo dice il parroco Placido Samperi, che racconta come l’immagine della Madonna sia capitata lassù in seguito a questo prodigio:

<<mentre alcuni pescatori stavano rivedendo e racconciando le loro reti, nella spiaggia del mare, più vicina al monte (la spiaggia di Larderia), videro venire verso la riva due mostri marini, sostenenti nella schiena un quadro e, ivi deposto, tuffarsi nelle onde o sparire. Pieni di stupore quei pescatori corrono a vedere il Quadro e, al mirar l’immagine della Madonna, si commuovono e s’inginocchiano sul lido, versando lacrime di tenerezza: la baciano e la ribaciano, ringraziandola dell’aver voluto venire sulla loro spiaggia. Quei pescatori attribuirono il fatto al naufragio di qualche veliero, che, assieme alle mercanzie, portava quel quadro; ed anche alla predilezione di Maria per la città di Messina, dov’era universalmente onorata.

La notizia dello sbarco prodigioso del quadro volò come il vento e, verso il lido, fu un accorrere di tutti i ceti e di tutte le età per vederlo e per baciarlo. Il lido era diventato un Santuario!!!

Quei buon pescatori, dopo aver venerato e fatto venerare sulla spiaggia la prodigiosa immagine, la portarono riverentemente sulla vetta di Dinnamare, dove sorgeva la Chiesetta della Madonna. Ed allora da tutti i villaggi vicini, a grandi carovane o alla spicciolata, muovevano pellegrinaggi: e tutti vanno al monte per piangere e pregare dinanzi al quadro prodigioso; e le Grazie piovono, perché si prega con fede. Sempre così: le Grazie piovono quando si prega con fede!!!>>

Quanto tempo sia stato lassù il quadro miracoloso non lo sappiamo. Sappiamo però dal Saperi che, nel 1644, data la pubblicazione della sua “Iconologia della Beata Vergine Maria” lassù si venerava un immagine di mezzo rilievo della Madonna, perché il quadro primitivo era stato rubato da ignoti.

Altri ritrovamenti di scritti storici ci portano a pensare che l’arrivo del Quadro della Madonna nella spiaggia di Larderia sia di epoca normanna.

Una copia del quadro miracoloso si conservava a Messina in una cappelletta rustica, era lungo e largo 8 palmi, nella contrada Zaera. Quadro e cappelletta erano stati fatti costruire da un contadino dei villaggi vicini tanto devoto della Madonna di Dinnamare che, ogni anno, a proprie spese ne celebrava sul monte la festa tanto il contadino era oltremodo desideroso di diffonderne il culto. Sappiamo che quell’immagine divenne veneratissima ed operò prodigi.

Verso l’anno 1600, i naturali di Larderia vollero far dipingere un nuovo quadro. Il pittore anziché riprodurre la Madonna com’era dipinta nelle copie rimaste ne dipinse soltanto il busto ed in giù avvolse la figura in una nuvola bianca. Si preoccupò di dipingere la scena dei Delfini che portavano il quadro sulla riva. Quel quadro però non restava sempre sul monte; vi si portava nel tempo delle feste di agosto. Durante l’anno restava a Larderia ed era collocato sopra un apposito altare, che sorgeva a destra della porta della sacrestia, sotto la graziosa cappella di S. Giacomo.

Come abbiamo detto, il Santuario di Dinnamare era rimasto senza un quadro fisso.

Vi pensò la Madonna per farlo collocare narra questa leggenda:

<<Un pastorello di buoi, della famiglia Occhino, stava a guardare il suo armento alle falde del monte. Salito sulla vetta, s’imbatte in una tavoletta di pietra, alta due palmi e larga un palmo e mezzo, dov’era scolpita rozzamente la Madonna col Bambino tra le braccia. Se la porta a casa a Larderia, ma la mattina seguente non la trova più in casa, ma nel posto dove l’aveva trovata il giorno prima. La riporta a casa per altre due volte e altre due volte la ritrova sulla cima del monte.

Saputo ciò, il Cappellano di Larderia, ordina che la tavoletta di pietra si porti in parrocchia. Detto fatto. Ma il giorno seguente la tavoletta si trovava in cima al monte>>

Era troppo manifesto che la Madonna volesse star lassù. E lassù la collocarono sopra l’altare.

Nella notte del 30 settembre 1837, durante un terribile temporale, un fulmine colpiva la tavoletta di pietra trovata dal pastorello Occhino che era murata sopra l’altare di Dinnamare. Rimasero intatte solo le teste e parte del collo della Madonna e del Bambino. Alcuni frammenti furono murati nella Chiesa di S. Sebastiano a Larderia Superiore, al lato destro dell’altare maggiore, dove ancora sono venerati dai fedeli. Altra tavoletta di pietra venne presto collocata al posto della prima nel Santuario di Dinnamare  rappresentante la Santissima Vergine col Bambino in braccio. Ai lati inferiori si vedono i due delfini che portano l’immagine sulla schiena. Codesta tavoletta di marmo ancora è al suo posto nel Santuario.

Ai nostri tempi, nella festa di Dinnamare (3, 4 e 5 Agosto) si trasporta processionalmente nelle prime ore del mattino del 3 Agosto da Larderia al monte il bel quadro di Michele Panebianco, buon pittore messinese dell’Ottocento, fatto eseguire a spese dei fedeli. Il pittore rappresenta la scena del trasporto del quadro sul dorso dei delfini. La Madonna è assisa in trono, col Bambino appoggiato sopra il braccio destro il volto della Madonna è assai dolce, ed ispira devozione. Il Bambino è leggiadro. Nulla manca al quadro per poter dirsi bello.

Il 3 agosto prima che sorga il sole il quadro è già collocato sull’altare del Santuario montano e vi rimane sino alla mattina del giorno seguente. Nel pomeriggio e durante la notte, da tutti i viottoli che mettono al Santuario torme di pellegrini lo raggiungono con cereei in mano e, spesso scalzi, per voto.

Dopo l’ultima messa del giorno 5 il Quadro, chiuso in una scatola di legno, viene portato tra canti e Viva Maria alle falde di Dinnamare, dov’è la Chiesa di San Biagio. Di là, nel pomeriggio del 5 Agosto, si porta in processione per le vie di Larderia nella cui chiesa parrocchiale la mattina si sono svolte funzioni solenni.

Il Santuario di Dinnamare, che sorgeva proprio sulla cima del monte, fu restaurato diverse volte nel corso dei secoli (nel 1886 da Giuseppe Caprì per devozione di Suor Concetta Caprì).

Detto Santuario, per disposizione governativa, fu demolito l’anno 1899 perché in quel luogo doveva costruirsi una fortezza. Il governo stesso che lo demolì lo fece riedificare, però più in basso, una sessantina di metri distante dalla fortezza, ed è quello attuale anch’esso ristrutturato di recente.

Vara Madonna Dinnammare

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