La Fontana del Nettuno è una fontana monumentale tra le più belle della città di Messina.
Si tratta della seconda opera realizzata in città (nel 1557) da Giovanni Angelo Montorsoli, in cui l'autore esprime con genialità creativa il potente stile michelangiolesco.
Il dio Nettuno, come appena sorto dalle acque, calmo e invincibile, brandisce il suo temibile tridente e tiene incatenate ai suoi piedi le mostruose Scilla e Cariddi; è un'allegoria della forza fisica e morale della Città che doma le avversità. Le statue originali di Scilla e Cariddi sono custodite al Museo Regionale.
La Fontana di Orione è una delle fontane monumentale di Messina. Sorge in Piazza Duomo, a destra della cattedrale. Opera di Giovanni Angelo Montorsoli, discepolo di Michelangelo, fu realizzata nel 1551 per celebrare il completamento del primo
acquedotto cittadino nel quale furono derivate e convogliate le acque
del fiume Camaro e del Bordonaro.
Armoniosa, armonica, elegante è ricca di raffinati intagli, rappresenta il trionfo di Orione, mitico fondatore della Città.
In conseguenza del terremoto del 1908 subì gravi danni: tutta la parte
superiore infatti crollò in frantumi ma venne ricomposta da abili restauratori.
La fontana presenta una struttura piramidale: in alto Orione con ai suoi piedi suo cane Sirio. Sotto 4 puttini che cavalcano delfini dalle cui bocche esce acqua che si riversa nella tazza sottostante. Seguono 4 naiadi e 4 tritoni in vasche sempre più grandi. Poi una grande vasca dodecagonale con 4 statue raffiguranti i fiumi Nilo, Tevere, Ebro, Camaro (quest’ultimo in realtà è il piccolo torrente che alimenta la fontana). Si finisce con 4 piccole vasche e 8 mostri acquatici in pietra nera. Quest'iconografia complessa ancora non è stata totalmente chiarita. L'armonia degli elementi volumetrici e strutturali e la grazia delle decorazioni, che adeguandosi alla concezione letteraria che sta al sottofondo dell'opera, si risolvono in ritmi e modulazioni assai eleganti. Da essa si eleva Orione, col cane Sirio, la mano destra aperta in segno di saluto e la sinistra appoggiata allo scudo, nel quale campeggia lo stemma di Messina. Ammiratissima e celebrata dagli scrittori coevi quando fu costruita (il Vasari ne fa minuta ma imprecisa descrizione) per la suprema eleganza stilistica, la fontana, alle volte nominata con quella di Nettuno per la comune paternità, ha avuto giudizi unanimi, altamente laudativi, dalla critica moderna.
È stata definita dal Berenson "la più bella fontana del Cinquecento europeo".
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