Taormina conserva ancora le vestigia di quando, col nome di Tauromenio, era una città greca. Greco è infatti il teatro, costruito nel III secolo a.C., e che è usato ancora oggi per spettacoli teatrali, come la Madama Butterfly, l’opera lirica che stava per andare in scena la sera che io e Lore l’abbiamo visitato. Ma ciò che rimane più impresso di Taormina non è il suo essere città di cultura, quanto la sua vocazione a città per turisti di un certo livello, soprattutto economico e sociale: tutto è in funzione del turista: negozi di souvenirs in ogni dove, pasticcerie ed enoteche con i prodotti tipici, e poi una serie di negozi di lusso e di ristorantini ricercati, tanto che si respira un’atmosfera degna di Montecarlo o di Porto Cervo. Se poi si vuole essere veramente “in” non si può non prendere un aperitivo nel locale più fashion della città: i clienti fanno a gara a sedersi sui cuscini posti su una scalinata che scende verso la piazza della chiesa, e qui sorseggiare il loro bicchiere di ottimo vino, sotto gli occhi dei passanti, il tutto in un’atmosfera da sogno creata dall’eccellente musica di Buddha Bar! Parola mia, abbiamo aspettato 20 minuti in attesa che si liberasse un posto su quei magici scalini, ma poi la soddisfazione è stata grande, e ne è valsa davvero la pena! Taormina è davvero un gioiellino da scoprire, ma lo si intuisce già nel momento in cui per entrare in città, posta sulla cima del promontorio, bisogna lasciare l’auto in un parcheggio a pagamento(piuttosto salato) e prendere poi il bus navetta perché è vietato l’accesso in macchina ai turisti; questo è un buon metodo, se non altro, per preservare la città dal traffico fastidioso e intenso che altrimenti ci sarebbe: perché l’affluenza di turisti è ogni giorno ad ogni ora elevatissima.