Interessante articolo pubblicato sulla Repubblica qualche giorno fa. Il quotidiano nazionale ha così tanto a cuore le sorti della città che una sua penna (Antonello Caporale) scrive quanto segue:
Che ponte miracoloso! E che progetto! Il sogno di unire Scilla e
Cariddi è ricco di fatica e di ingegno. Calcoli e ricalcoli, vent'anni
di indagini, e sonde e foto e studi fino a quando finalmente la luce si
è vista. Impregilo ha vinto la ciclopica gara producendo carte e ancora
altre idee per qualificare meglio il piano dell'attraversamento
carrabile dello Stretto. Impregilo, capofila di un gruppo di aziende
specializzate nelle grandi opere (Condotte, Cmc, coop ravennate, la
giapponese Ishikawajima) ha chiesto a un colosso della progettazione,
la danese Cowi, di offrire alla società appaltante, lo Stretto di
Messina, il progetto di gara, la cartolina finale della grande opera.
Colossi, dunque. Che però nella stesura degli elaborati hanno voluto
mantenere un basso profilo. Molto molto basso.
Non
hanno attivato i fuochi pirotecnici che i software ingegneristici sono
in grado di esibire, e neanche hanno pensato di farsi aiutare dal
sistema elettronico di scrittura word in uso pure al più decrepito dei
computer. Si sono negati anche e perfino la vecchia ma leggendaria
Olivetti. A penna, su un foglio a quadretti, come amanuensi venuti
dall'antichità, hanno scritto numeri e comparti, proposte e idee.
Almeno nella parte (2R-codice Bo-001 n° 1) che Repubblica
ha potuto visionare, nell'ambito più complessivo della illustrazione
dell'opera ("L'opera di attraversamento - Relazione specialistica -
sistema di sospensione") i progettisti si sono serviti della biro e
hanno scritto. Come fosse un compitino di matematica del liceo:
scrittura però chiara, e disegni intellegibili. Mano disciplinata e
senza salti di linea.
E l'ingegner Firth è chief operating officer di Flint & Neill, società di consulenza, specialista nella progettazione di ponti. Poche settimane fa questa società è andata a nozze con la Cowi. Un dispaccio del 3 dicembre comunica infatti: "Flint & Neill merges with Danish giant, Cowi".
Certo, il progetto di gara che la commissione ha dovuto esaminare è datato 16 maggio 2005, l'approvazione risale a circa un anno dopo, e l'alleanza societaria è fatto di questi giorni. Ma l'evento irrobustisce anziché diradare la sequela di contestazioni di conflitti di interesse di cui sarebbero vittima i maggiori protagonisti del mondo imprenditoriale coinvolto nell'intrapresa.
Calzona documenta il rischio che anche tra Scilla e Cariddi possa verificarsi, nel caso si segua l'idea approvata, il rischio che il ponte subisca il cosiddetto effetto galopping, un ingobbimento sinuoso della carreggiata dovuto alla dinamica dei venti. Effetto che proprio in Danimarca, e proprio sullo Storebelt, si è verificato imponendo ulteriori costi derivanti dalla apposizione di "alettoni" che hanno il compito di non far ondulare il manto stradale.
Il progetto contestato ma in attesa di finanziamento comporta anche immense attività di scavo. Solo in Calabria si movimenteranno, con gli scavi, oltre quattro milioni di metri cubi di terra e di roccia. Tutto in un luogo in cui le "imprese" in odore di mafia sono specializzate proprio nel movimento terra.
Però 'u ponti vulimu. E' divenuto un bisogno impellente, un punto d'onore per calabresi e siciliani, un'opera-totem, raffigurazione icastica dello Stato chiamato a narrarne l'efficienza e a trasmetterne il genio. A prescindere, direbbe Totò.