Stonehenge era un ospedale, ma forse il paragone più azzecato sarebbe con luoghi miracolosi come Lourdes o Fatima. Sono queste le conclusioni a cui è giunta la recente ricerca degli archeologi Tim Darvill e Geoff Wainwright, che hanno identificato nel più famoso complesso monumentale britannico un luogo destinato alle guarigioni miracolose invece che - come si riteneva finora - un tempio o un calendario preistorico. Nuovi scavi - i primi dal 1946 - e un più accurato utilizzo del radiocarbonio hanno permesso anche di stabilire che le "pietre blu" che compongono la struttura sono di circa 300 anni più recenti di quanto si pensasse: Stonehenge risalirebbe quindi al 2300 A.C. Tali pietre sarebbero state trasportate in loco dalle Preseli hills, nel sud del Galles, cioè da circa 240 Km di distanza Questa enorme e faticosissima impresa prova che i costruttori di Stonehenge credevano avessero grandi poteri. Gli scavi nelle tombe circostanti rivelano poi altri indizi. Primo, "uno straordinario numero" di scheletri rinvenuti presenta anomalie fisiche, malattie e ferite. Secondo, l'analisi dei denti prova che circa la metà dei sepolti fosse originaria di zone anche molto lontane dalla piana di Stonehenge. Secondo i ricercatori, questo proverebbe che il complesso monumentale era un luogo d'incontro tra malati e guaritori, persone che arrivavano anche da molto lontano per lenire le proprie sofferenze o esercitare i propri poteri. Lo studio si accompagna alle ricerche sulla tomba del cosiddetto "Arciere di Amesbury", che sta a circa 5 Km da Stonehenge. Lo analisi hanno rivelato che l'individuo ivi sepolto era un uomo ricco e potente che proveniva dall'arco alpino dell'Europa continentale. Soffriva sia di seri problemi a un ginocchio sia di mal di denti e
secondo Darvill e Wainwright sarebbe giunto a Stonehenge per cercare di
guarire. I suoi resti - risalenti a un periodo compreso tra il 2500 e
il 2300 A.C. - sarebbero infatti compatibili con la datazione delle
prime pietre blu.