Il fumo uccide non basta. Sui pacchetti di sigarette
dovrebbe essere indicato anche il livello di radioattività a causa della presenza nelle bionde del polonio
210, la stessa sostanza radioattiva usata per uccidere Alexander
Litvinenko a Londra nel 2006. A questa conclusione sono giunti un gruppo di
ricercatori statunitensi il cui studio è stato pubblicato dall'American
Journal of Public Health. Dopo aver analizzato un vasto numero di
documenti che le grandi del tabacco avevano secretato per decenni, i
ricercatori dell'università di Standford e della Mayo Clinic di
Rochester hanno dimostrato come le multinazionali fossero a conoscenza
da oltre 40 anni del pericolo radioattivo nascosto nel pacchetto di
sigarette. Avrebbero però deciso di mettere tutto a tacere, per non
allarmare i fumatori e non compromettere gli incassi. "La presenza del
polonio 210 nelle sigarette non è una novità - spiega Vincenzo Zagà,
pneumologo bolognese e vice presidente della Società italiana di
tabaccologia - noi a Bologna ce ne occupiamo dal 1995, e comunque
diversi studi scientifici a riguardo sono stati pubblicati già a
partire dagli anni Sessanta". Si tratta di una sostanza devastante per
la salute, forse una delle componenti più pericolose delle sigarette,
che da sola sarebbe responsabile di quattro tumori polmonari ogni
10.000 fumatori: "é un radioattivo che persiste nell'organismo fino a
138 giorni - aggiunge l'esperto - e che emette onde corte molto
penetranti in gradi di agire sul Dna delle cellule causando tumori.
Basti pensare che fumare 20 sigarette al giorno per un anno equivale a
sottoporsi a 300 radiografie al torace". Il polonio 210, spiega Zagà,
deriva dai fertilizzanti usati per la coltura del tabacco soprattutto
nei paesi più ricchi: le sigarette occidentali, specifica, sono infatti
15 volte più radioattive di quelle indiane. "Si tratta di polifosfati
ricchi di radio - precisa - da cui emana il gas 'radon' che in aria
decade a piombo 210 e in parte a polonio 210. Il piombo viene poi
concentrato nella foglia di tabacco dove si trasforma in polonio 210
che, alla temperatura di combustione della sigaretta, passa allo stato
gassoso e viene inspirato dal fumatore e da chi gli sta intorno. Se nel
mondo ci sono oltre un miliardo di fumatori, allora vuol dire che più
di un miliardo di persone sono contaminate". "Non bisogna creare
allarmismi o fare terrorismo - dichiara Roberto Boffi, pneumologo
dell'Istituto nazionale tumori (Int) di Milano - ma è bene che i
fumatori siano informati in modo da poter fare scelte consapevoli. Il
polonio 210 è una sostanza radioattiva e altamente cancerogena.E' anche
vero, però, che in una sigaretta ci sono circa 4.000 sostanze: di
queste 62 sono sicuramente cancerogene, ma quello che è davvero
preoccupante - conclude - è che finora solo 900 sono state identificate
dal punto di vista chimico. Tutte le altre ci sono ancora sconosciute".