Le operazioni, si spiega nella diretta da Ginevra trasmessa nella sede centrale dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), stanno subendo qualche minuto di ritardo per quanto riguarda l’iniezione del fascio di protoni
Grandi scoperte "Abbiamo due emozioni: la soddisfazione per aver completato una grande missione e la speranza di grandi scoperte davanti a noi". Così Robert Aymar, direttore generale del Cern di Ginevra, ha commentato il via agli esperimenti del maxi-acceleratore, il Large Hadron Colider (Lhc) del Cern di Ginevra.
L'acceleratore più grande Il Large Hadron Collider è il più grande acceleratore di tutti i tempi ed entro l’anno sarà pienamente operativo nel Centro europeo per le ricerche nucleari (Cern) di Ginevra. Nel suo anello di 17 chilometri da oggi sta scorrendo il primo fascio di protoni e presto avverranno le prime collisioni tra protoni, con fasci che si scontreranno ciascuno all’energia di sette TeV (7.000 miliardi di elettronvolt) e che promettono di generare particelle sconosciute e capaci di rispondere alle domande più importanti della fisica contemporanea, come quelle sul perchè esiste la massa e di che cosa è fatto l’universo.
Più di 200 gradi sottozero L’Lhc funziona alla temperatura di 272 gradi sotto lo zero e a guidare i fasci di protoni nell’acceleratore sono 1.600 magneti superconduttori. Quando funzionerà a regime, ogni secondo saranno prodotte 800 milioni di collisioni fra protoni, ognuna delle quali permetterà di vedere nei rivelatori migliaia di particelle, con un flusso di informazioni confrontabile a quello del traffico telefonico mondiale.
Esperimenti Sono quattro gli esperimenti che a breve partiranno nell’acceleratore: Atlas, Cms, Alice e Lhcb, che studieranno le particelle prodotte dalle collisioni. Nei primi tre è molto forte la partecipazione italiana, compresa fra 15% (Cms e Atlas) e 25% (Alice). Atlas e Cms daranno la caccia al bosone di Higgs, la particella capaci di spiegare la massa; Lhcb studierà le differenze tra materia e antimateria, mentre Alice permetterà di studiare lo stato della materia nei primi istanti dell’universo, una frazione di secondi dopo il Big Bang.
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