Sarà pure spregevole, ma è quanto mai necessaria. La raccomandazione è una pratica così diffusa nel malcostume nostrano da essere elevata a sistema, a ideologia pura. Il 58% degli italiani, infatti, secondo la rivista Focus, approva la spintarella come strumento di promozione senza differenze tra maschi e femmine. L'Italia si conferma paese dove il nepotismo
e la "segnalazione" hanno basi abbastanza solide e così la percentuale
si alza di molto quando si tratta di chiedere una raccomandazione per
parenti o amici. Secondo l'indagine della rivista si arriva al 72% per gli uomini e addirittura all'80 per le donne. La meritocrazia
non gode di ottima salute in Italia. E ormai la credenza che la
raccomandazione sia un atto dovuto sta egemonizzando l'opinione
pubblica e la gente comune. Nel familismo all'italiana sembra non si possa proprio negare un favore a nessuno. I centri di potere che creano clientele
sono molteplici (politica, magistrati, mondo ecclesiastico) ciascuno in
grado di assicurare un posto al sole. Sono in pochi a credere nella mobilità
sociale, così meglio affidarsi a prassi consolidate. Così
all'intervistatore che chiede: “Raccomandereste il figlio, inetto, di
un amico che vi ha fatto un grosso favore?”, il 41% ha risposto in modo affermativo aggiungendo, “senza insistere”. Ma solo il 10% degli intervistati ne sconsiglierebbe l'assunzione. Recenti inchieste giudiziarie hanno smascherato centinaia di casi di privilegio e favoritismi, costruiti scientemente. La raccomandazione è il metodo più rapido per ottenere risultati. Che denoti una scarsa cultura della legalità,
o un impatto sociale devastante non sembra interessare più di tanto.
Del resto in situazioni di ristrettezza e di vacche magre, la spintarella rimane un valido appiglio per andare avanti con la proverbiale arte dell'arrangiarsi, del tirare a campare, del machiavellismo specioso. Come dire: ognuno usa i mezzi di cui dispone. Con buona pace dei sociologi che lanciano strali contro le sponsorizzazioni gonfiate e pontificano sul declino dell'etica, sul clientelismo, sul familismo amorale