
Circa 6 miliardi di euro per a far rinascere la Sicilia costruendo il ponte sullo stretto. Non preoccupatevi, non li useranno per costruire o completare l’Autostrada fantasma, la Messina Palermo,
né superstrade o tangenziali mai finite. E neppure per raddoppiare i
binari ferroviari, velocizzando le percorrenze da Napoli in giù. O per
risolvere il problema della siccità, costruendo dissalatori,
completando dighe e invasi mai utilizzati e realizzando canalizzazioni
e acquedotti. Queste opere sono inutili. Come ha detto il Presidente
siciliano, Raffaele Lombardo, il futuro della Sicilia
dipende dalla costruzione del Ponte sullo stretto di Messina. Un’ opera monumentale, faraonica, straordinaria, che farà parlare della Sicilia in tutto il mondo. Immaginate un ponte sospeso, lungo 3666 metri, il più lungo del mondo; retto con cavi d’acciaio lunghi 5.300 metri e con un diametro di 1,24 metri: l’accecante bellezza di 166.000 tonnellate di acciaio arrangiato in cavi di un metro e venti centimetri di diametro. Immaginate poi due torri enormi, alte fino a sfiorare i 400 metri, più della Tour Eiffel o dell'Empire State Building, e le 100.000 tonnellate del ponte sospese a circa 65 metri di quota. Pensate al magnifico oscillare del ponte, circa 12 metri in orizzontale e 9 in verticale, nel settore centrale, per resistere ai venti che, nello stretto, possono superare i 200 km/h. Un ponte collocato in una zona ad alto rischio sismico, in grado di resistere senza danni a sollecitazioni fino a magnitudo 7,1. Non avete i brividi anche voi? Raffaele aveva addirittura le lacrime agli occhi, quando Pietro Ciucci, numero uno della società Stretto di Messina, ha dettato i tempi per la realizzazione dell'opera, scrivendo al Ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli: Avvio
dei lavori a metà 2010, apertura al traffico nel 2016. Pietro Ciucci sa
quello che dice, non è un ciuccio, è un grande manager: da quando è al
timone della Società Stretto di Messina, i costi del personale sono passati dai 2 milioni di euro del 2002 a
9,2 milioni di euro del 2006 con un incremento di appena il 300 per
cento, mentre gli stipendi e gettoni di presenza degli amministratori
erano 526 mila euro nel 2002 e sono nel 2006 1,6 milioni di euro, con
un più modesto incremento di circa il 200 per cento. L’ex Ministro Di Pietro disse che la Società Stretto di Messina era costata alla collettività la modica cifra di 150 milioni di euro, dalla sua nascita, senza neppure aver messo la prima pietra del Ponte. Ma non importa perché, come dice Raffaele Lombardo,
la società è di proprietà privata: infatti, i soci principali sono
Treni Italia, ANAS, le Regioni Calabria e Sicilia. Più privata di così!
E la costruzione, dice Don Rafaè, non costerebbe nulla allo Stato,
perché sui 6 miliardi di costo, 3 li pagherebbero le Ferrovie, il cui
proprietario, lo sanno tutti, si chiama Pantalone, e un altro 10-20 per
cento i fondi della UE, che pare vengano da Marte (o forse da Saturno).
E poi l’opera si autofinanzia: i ricavi dovrebbero compensare
l’investimento, l’ammortamento del manufatto, la sua manutenzione e le
spese di gestione per l’esercizio dello stesso. Ci vogliono 9000 auto
al giorno e 200 treni. Facile: ora sullo stretto passano con il traghetto circa 7 mila auto al giorno.
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