U Buddaci è un pesce che vive alla giornata, dotato di grossa testa e di una bocca grande e piena, capace di inghiottire di tutto. Ironicamente alla stessa specie appartengono i messinesi, o buddace, perché creduloni, chiacchieroni a vuoto e politicamente indifferenti. Esisteva un periodico con lo stesso nome che invece era fermamente deciso a denunciare pubblicamente le clientele e tutte le altre piaghe della città.


Ma Buddaci, lu giurnali
cancia specii,cancia tuttu
Javi pipi,spezzi e sali
dugna corpa a lu sdirruttu
Cu ‘nu manicu di scupa
Cantunera vi sdirrupa..!
Salutatilu, o litturi
e faciti cumprimenti
è un gran binifatturi
chi scummogghia frusti ‘e genti
Senza scrupoli, e di paru
lu Buddaci parra chiaru.”

“ U Buddaci” fu tra le poche testate antifasciste a fare la sua opposizione minoritaria nel paese. In uno degli ultimi numeri del gennaio 1925 la direzione scriveva: “Domandiamoci con infinita discrezione se stiamo bene in salute, se.. la luna è al primo o all’ultimo quarto, se il sole è proprio un astro del giorno d’oggi, se siamo vivi e nulla più. Non parliamo d’altro per carità, e tanto meno scriviamolo. Se la penna ha intenzione di divagare non verghi degli articoli ma si soffermi a scriverei soli proverbi permessi, le litanie prescritte dal Santo Padre e le canzoncine di prammatica che non fanno venire le vertigini antinazionali. Perché poi affannarsi a dire altre cose ? Tutto va tanto bene che più bene di così…….” La svolta dittatoriale lo mise a tacere insieme ad altre testate come L’Opinione, L’Unione, La difesa del popolo, a Catania; La Gazzetta, La Sera, Don Pancrazio e Il Lavoro a Messina; La Freccia a Palermo; La Vespa a Girgenti, tra lo stupore e le proteste dell'On. Vittorio Emanuele Orlando che invocava il rispetto dello Statuto Albertino.