
Perseguitato da furori mistici e dal rimorso di coscienza, si recò spontaneamente dai giudici ai quali confessò di far parte di una potente associazione criminale: Cosa Nostra. La stessa spontaneità di rivelazioni così scottanti, per certi versi allora incredibili, venne valutata come indice di pazzia e pertanto Vitale, dopo essere stato sottoposto a numerose perizie psichiatriche, fu rinchiuso per dieci anni nel manicomio giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina.
Sul merito delle sue rivelazioni non venne mai avviata alcuna indagine. Una conferma indiretta della loro veridicità si ebbe invece il 2 dicembre 1984. Solamente due mesi dopo essere tornato in libertà, all'uscita dalla messa domenicale, il primo pentito della storia della mafia venne ucciso. Il suo omicidio doveva costituire un monito per quei mafiosi che, come Buscetta e Contorno, stavano in quei mesi collaborando con la magistratura palermitana. A molti anni di distanza i collaboratori di giustizia più importanti confermarono le sue accuse.
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