C’è una stretta relazione tra la crescente scarsità d’acqua e l’odierna crisi alimentare.
Già da tempo si sa che in molte parti della Terra ci sono seri problemi
di approvigionamento idrico. Vale soprattutto - ma non solo - per i
Paesi del Sud del mondo dove la gente non ha cibo a sufficienza. Un pianeta sempre più assetato. Partendo da queste constatazioni, il Science Daily
ha
messo in relazione acqua e produzione alimentare: ogni caloria di cibo
richiede all'incirca un litro d'acqua per essere prodotta; una dieta di
tipo occidentale implica il consumo quotidiano di 2.500-3.000 litri
d'acqua al giorno. Ma se si tiene conto di tutta l’acqua utile per le lavorazioni e per
gli alimenti più "complessi", un americano ne "mangia" in un giorno
circa 6.850 litri, un italiano circa 6.390. Tenendo conto di questi valori e se è vero che entro il 2030 la
popolazione della Terra aumenterà di altri 2.5 miliardi di persone, si
dovranno trovare altri 2.000 chilometri cubi di acqua dolce per
sfamarci tutti.
Cosa non facile visto che ora la produzione del cibo assorbe 7.500 chilometri cubi d'acqua che già fatichiamo a trovare. La ricerca Water for Food, Water for Life del
Comprehensive Assessment of Water Management in Agriculture, organismo
che riunisce 700 scenziati, dà una sentenza poco rassicurante: se non
cambieremo il modo di sfruttare e preservare le risorse idriche, fra 25
anni, con 8.5 miliardi di popolazione planetaria, non avremo abbastanza
acqua per nutrire il mondo. In questo caso, la momentanea crisi alimentare attuale potrebbe diventare permanente.