
Dopo gli studi presso il Liceo Gonzaga dei Gesuiti, Stefano e il fratello Giovanni seguirono le orme del padre all'interno dell'organizzazione. Stefano finì per la prima volta in galera con l'accusa di traffico di stupefacenti, dopo l'omicidio del procuratore capo Pietro Scaglione, ucciso dai corleonesi. Condannato a tre anni nel processo dei centoquattordici, fu assolto in appello. Oltre ai notevoli proventi del traffico di droga, davvero fruttuosa si rivelò la collaborazione con i clan napoletani nel contrabbando di tabacchi. Sul finire degli anni Settanta la sua influenza all'interno della mafia siciliana raggiunse l'apice. Accolse e protesse Michele Sindona nel 1979, in occasione della sua fuga in Sicilia.
All'interno della commissione era uno degli esponenti più autorevoli, tanto che i corleonesi decisero di eliminarlo il giorno del suo compleanno, il 23 aprile del 1981, inaugurando così la seconda sanguinosa guerra di mafia.
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