La Cassazionesi schiera a favore dell'attribuzione del cognome materno ai figli legittimi, nel caso in cui i genitori manifestino questo desiderio. In pratica, mentre nel 2006 gli ermellini si erano limitati ad un appello al Parlamento affinché con una legge consentissero l'adozione del cognome materno,
adesso i magistrati di Piazza Cavour – dicono di essere pronti – in
forza della novità costituita dalle nuove disposizioni comunitarie - a
rimuovere disapplicandole, o avviando gli atti alla Consulta, le norme
italiane in contrasto con i principi del Trattato di Lisbona. Questo nuovo affondo della Cassazione a sostegno del cognome materno in sostituzione del “patronimico” - retaggio di una concezione patriarcale della famiglia non più in sintonia con i tempi e le fonti del diritto –
deriva dal ricorso presentato da una coppi milanese che da anni conduce
la battaglia per dare ai propri figli il cognome materno. I tratta dei coniugi Alessandra Cusan e Luigi Fazzo che per la seconda volta si sono appellati alla Cassazione, decisi ad assegnare ai loro figli, nonostante il no pronunciato dalla Corte d'appello di Milano, il cognome materno. Con la sentenza 23934 della I Sezione civile di Piazza Cavour, destinata a far discutere e a fare storia più che giurisprudenza, i supremi giudici rilevano che ormai da quasi trent'anni (la prima proposta di legge a favore del cognome materno è del 30 ottobre 1979) il Parlamento, pur avendo affrontato il tema “non è ancora pervenuto a soluzioni concrete”. Ma non tutto sembra concorrere al meglio, se è vero, c'è già chi ha posto degl altolà al provvedimento, considerandolo un'invasione di campo e chi sta elaborando apposite proposte di legge. Dopo avere già affrontato varie volte il tema, la Suprema Corte – accogliendo i principi ispiratori del Trattato di Lisbona e della Carta dei diritti fondamentali Ue - in merito al rispetto della vita privata e al divieto di perpetrare discriminazioni fondate sul sesso, si è pronunciata in maniera netta.