
L'Arcivescovo individua alcuni elementi che
minano le fondamenta della società attuale: il senso di sfiducia della
gente nei confronti delle istituzioni; il degrado della città che non
trova alcuna soluzione istituzionale; l'assenza di una vera cultura
politica; gli scandali quotidiani: all'Università col rettore sospeso e
alla Provincia col presidente indagato; la necessità di ricostruire
valori sociali condivisi; l'assenza di senso civico; una visione troppo
materialistica ed edonistica della vita; l'eccessivo permissivismo
genitoriale; l'indebolimento dei vincoli familiari; l'assoluta mancanza
di rispetto verso gli altri; la necessità di spazi culturali e di
socializzazione in assenza dei quali la gente si allontana da tutto,
anche dalla chiesa; l'urgenza di proteggere ed esaltare le bellezze
naturali e di educare i giovani al senso di una fattiva
imprenditorialità fuori dalla logica del posto fisso.
Tutto vero. Ma
cosa c'entra questo con la massoneria - si chiede il gran maestro
Pruneti -, e qual'è il nesso causale che renda certa la responsabilità
della massoneria? E di quale massoneria si parla? Sono tantissimi i
gruppi che si fregiano del nome di massoneria, senza essere per niente
massoneria.
La massoneria, e più nello specifico la Gran Loggia
d'Italia, è una nobilissima istituzione che si rifà ad altrettanto
nobili tradizioni e non si occupa, né si è mai occupata, di politica o
di religione, ritenendole del tutto estranee alla sua natura. Ha invece
come finalità la libertà di pensiero e di espressione, in tutte le sue
forme. Le parole dell'arcivescovo non fanno altro che alimentare un
clima di ostilità nei confronti dell'associazionismo massonico.
A
Messina, inoltre, esiste un'unica loggia appartenente alla Gran Loggia
d'Italia. Non ci è dato sapere né ci interessa saperlo - conclude
Pruneti - quante altre logge massoniche ci siano in città, ma sembra
del tutto inattendibile il numero di 32-38 riportato da mons. La
Piana». Al contrario, invece, sembra che il numero di oltre 30 logge
massoniche in città sia più che attendibile.

In accordo con l'arcivescovo La Piana sono invece i Comunisti italiani. ''Il Pdci da tempo sostiene che il mancato sviluppo di Messina è da addebitarsi a una volontà superiore che non solo controlla, ma addirittura gestisce il sistema e l'economia locale: dalle istituzioni accademiche in giù. Occorre che anche il mondo cattolico si mobiliti seriamente contro un sistema di potere radicato, a tutti i livelli".