"E' un percorso troppo serio per valutare proposte farneticanti che in questo periodo fioriscono. Abbiamo trovato nelle casse comunali una condizione economica disastrosa che trae origine sin dal 1994 e che si è perpetuata con la esternalizzazione di alcuni servizi”. Così il sindaco di Messina, on. Giuseppe Buzzanca, incontrando la stampa, ha commentato le questioni legate alla situazione finanziaria del Comune. “Le attuali criticità di bilancio derivano - egli ha aggiunto - , come è ormai noto a tutti, quasi esclusivamente dalle società partecipate, dall'Atm, all'Amam, e dai debiti fuori bilancio accumulatisi da diversi anni. Stiamo lavorando su un percorso suddiviso su quattro fronti legati alle dismissioni, fissando la priorità di alienazione degli immobili solo ed esclusivamente in funzione delle necessità economico-finanziarie di Palazzo Zanca. E’ fin troppo evidente – ha sottolineato il sindaco - che occorre avviare, in maniera prioritaria, una seria e condivisa programmazione che eviti il ripetersi di situazioni che potrebbero portare l’Ente locale al collasso finanziario. Ipotesi che tutti stiamo cercando di scongiurare. La programmazione deve essere lo strumento indispensabile per garantire la realizzazione dei servizi utili alla collettività e scandiremo anche i tempi per le dismissioni con un piano di risanamento delle partecipate. Ho intanto avviato - ha detto l'on. Buzzanca - un'analisi che ci fornirà contezza dei residui esistenti in ogni settore della macchina comunale, mentre stiamo anche lavorando alla Regione, per la stesura di un disegno di legge che vada incontro alle esigenze di tutti i comunali dell'isola che abbiano problematiche di risanamento finanziario".

In questi termini si esprime il sindaco di Messina. Ma da dove vengono realmente i debiti del comune?  Ecco un piccolo, probabilmente incompleto, resoconto: 34 milioni di euro di disavanzo del conto consultivo dell'Atm; 11 milioni tra Messinambiente e Ato e altri 2 per  le altre partecipate; 200 mila euro per la liquidazione di Feluca, la rete civica del Comune; 240 mila euro per la liquidazione dell'Associazione Ente Teatro; 100 mila euro per le spettanze relative alla Polisportiva Città di Messina, mai operativa; 29 mila euro per la ricapitalizzazione della Nettuno Spa. Senza contare altri debiti fuori Bilancio e lodi arbitrali di cui solo adesso l'Amministrazione Buzzanca ha notizia. Altri debiti vengono fuori da varie operazioni della cosidetta finanza creativa, compresi prestiti e altro soggetti alle volatilità delle Borse. Per queste ultime voci il debito sarebbe vicino ai 35 milioni di euro.
Totale: circa 140 milioni di euro.

E ora? cosa si fa? Si vende!!!!! Per evitare il dissesto finanziario dell'Ente, Orazio Miloro, assessore al bilancio, ha predisposto un piano di vendita dei cosiddetti gioielli di famiglia per fare cassa. Si parla della cessione della Caserma dei Vigili del Fuoco, dello stadio Celeste e dell'autocentro della Nettezza urbana. La domanda che i messinesi si pongono è.... e dopo cosa ci venderanno? Le baracche, i torrenti, le strade colabrodo, i pali della luce, etc etc etc.....
 
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