Per mettere in sicurezza le circa 57.000 scuole italiane occorrerebbero 13 miliardi di euro. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso. "La messa in sicurezza secondo le normative vigenti, riguarda uno sforzo economico non indifferente. Se si volesse intervenire in tutti i 57.000 istituti del nostro paese,
compresi quelle a sismicità alta, media e bassa, dovremmo ritenere
necessario un importo pari a 13 miliardi di euro per la messa a norma
di tutti gli istituti. E' una somma difficilmente sostenibile". E' chiara la priorità ad intervenire sulle scuole nelle zone ad altissimo e alto
rischio sismico, per un fabbisogno stimato di circa 4 miliardi. "Bisognerebbe sostituire i controsoffitti pesanti con composti di
materiale leggero, un fattore più urgente nelle zone a rischio sismico,
dove anche un terremoto lieve può causare crolli di controsoffitti
pesanti e tubazioni". Bertolaso ha ricordato il "mosaico" di finanziamenti disponibili per
la messa a norma delle scuole, spesso gravati da procedure burocratiche
farraginose, e lamentato il ricorso alle deroga fino alla fine del 2009
per l'applicazione nelle scuole della legge 626 sulla messa in
sicurezza dei luoghi di lavoro, un rinvio approvato da tutti i soggetti
coinvolti e motivato con la mancanza di risorse economiche.
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Il ceppo australiano
H3N2/A/Brisbane/10/07 che è stato appena isolato nei primi italiani
colpiti dalla febbre era già nel mirino degli infettivologi, Il virus dell'influenza è caduto nella rete. Da
febbraio gli avevano puntato contro il microscopio, inserendolo nella
triade dei virus uccisi e inattivati che compongono il vaccino di
quest'anno. Si spera così di mitigare l'effetto dell'australiana, visto
che le mutazioni del virus rispetto all'anno scorso sono state
importanti, e il nostro sistema immunitario rischia di trovarsi
piuttosto impreparato.
Sembra che i talebani siano tornati al potere in Afghanistan. Non certo nella capitale e nelle principali città del Paese, dove la presenza delle guarnigioni Nato garantisce ancora la sopravvivenza dell'autorità del governo Karzai, ma in quasi tutte le zone rurali, comprese quelle immediatamente fuori dalla capitale. Qui i
talebani hanno nominato i loro governatori locali, i loro sindaci, i
loro giudici, i loro esattori delle tasse, i loro comandanti di
polizia, i loro responsabili per l'istruzione. Il fallimento del potere centrale. Se
da tempo tutte le aree extraurbane delle province meridionali
(Kandahar, Helmand, Nimruz, Farah, Uruzgan, Zabul) e orientali
(Paktika, Khost, Paktia, nangarhar, Kunar, Nuristan) sono tornate sotto
l'autorità dei talebani, da alcuni mesi è così anche nelle province
centrali vicine a Kabul come Ghazni, Wardak e Logar, dove i barbuti
governano rispettivamente 13 distretti su 18, 6 su 8 e 4 su 7. Secondo
l'analista politico Waheed Muzhda "i talebani stanno avanzando da sud
verso Kabul esattamente come fecero dodici anni fa, quando andarono al
potere la prima volta, ovvero guadagnandosi il sostegno popolare grazie
alla loro capacità di garantire legge e ordine".
"I talebani - spiega Seth Jones, della Rand Corporation - stanno operando uno 'state-bulding' alternativo a quello del governo e della Nato, tutto centrato sulla sicurezza".
Esasperati
dall'anarchia, dall'insicurezza, della paura e dalla corruzione che
hanno regnato sovrane negli ultimi anni, gli afgani rurali (che
costituiscono il 90 percento della popolazione) sono ben felici di
barattare la radio e la televisione in cambio della sicurezza e
dell'ordine che i talebani sanno bene come garantire. La corrotta
polizia afgana, impegnata a taglieggiare i commercianti e a derubare la
gente ai posti di blocco, non ha mai saputo proteggere la popolazione
dalle scorribande di ladri e predoni, con i quali spesso è anzi in
combutta. L'inefficiente giustizia governativa non è mai stata
minimamente in grado di amministrare i problemi quotidiani della gente. I talebani, con i loro modi sbrigativi, sono molto più efficaci. Il successo del contropotere talebano. comandano
i talebani, la sicurezza è garantita dalle pattuglie della 'polizia
talebana' che a bordo di pick-up sorveglia di giorno e di notte strade
e villaggi, tenendo lontani banditi e polizia. La giustizia è amministrata dalle corti talebane composte da due giudici per distretto nominati da un mullah che, applicando la sharìa,
risolvono 'per direttissima' dispute sulla proprietà dei terreni, sui
diritti di pascolo, su casi di divorzio e assegnazione di eredità. L'istruzione
è sotto il controllo degli 'emiri dell'educazione e della cultura', i
quali vagliano i programmi d'insegnamento di ogni singola scuola
assicurandosi che essi prevedano lezioni di Corano e sharìa.
Se così non è, o se la scuola è mista o addirittura femminile, scatta
la chiusura forzata. Nove scuole su dieci fanno questa fine.
"Per lungo tempo i villaggi di questa zona - racconta al Christian Sinece Monitorun
abitante della provincia di Logar - venivano terrorizzati da una banda
di ladri. Siamo andati decine di volte alla polizia per chiedergli di
arrestarli, dicendogli anche dove si nascondevano. Ma non hanno mai
fatto nulla. Alla fine ci siamo stancati e ci siamo rivolti ai
talebani. Loro sono andati a prenderli, li hanno processati, hanno
cosparso i loro visi di catrame e li hanno fatti sfilare così per le
strade, minacciando di tagliar loro le mani se fossero stati beccati
ancora a rubare. Da allora i ladri non si sono più fatti vedere". "Con
i talebani non abbiamo più la tv, non possiamo più ascoltare musica e
non possiamo più ballare alle feste, è vero - ammette Abdul Halim,
della provincia di Ghazni - ma almeno abbiamo sicurezza e giustizia".
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