Questa tradizione si diffuse molto nel Nord Europa, e prese piede in
Olanda, dove il santo era chiamato Sinter Klaas (San Nicola).
Con l'emigrazione di molti olandesi nel Nuovo Mondo, la festa piano
piano si diffuse in tutti gli Stati Uniti, divenedo la festa di Santa
Claus (da Sinter Klaas).
Santa Claus perse molti dei tratti severi di San Nicola, e si trasformò in un buon uomo, vestito con abiti da vescovo che distribuiva doni durante la notte del 24 dicembre, e non più il 6 gennaio.
L'origine vera e propria del Babbo Natale, come lo conosciamo noi, è
però ancora posteriore, ed è dovuta al caricaturista americano Thomas
Nast, che nel 1860 illustrò una vignetta su un giornale americano, disegnando
Babbo Natale come un uomo (e non più un elfo), vestito di rosso con
un vestito bordato di pelliccia bianca e con i pantaloni tenuti da una
grossa cintura di pelle nera, che vive al polo Nord
Quest'immagine piacque molto alla Coca Cola Company, che decise di utilizzarla
per le sua campagne pubblicitarie in tutto il mondo. Così facendo la
Coca Cola contribuì enormemente a diffondere l'immagine di Babbo Natale
che noi conosciamo fin da bambini: il simpatico vecchietto, con le guance
rosa, la panciona, gli stivali neri e la lunga barba bianca.
La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana:
Viva, viva la Befana!
La Befana fa visita ai bambini la notte precedente l'epifania (6 gennaio) per riempire le calze, appositamente lasciate appese dai bambini in quella notte, se sono stati buoni con caramelle e cioccolatini, altrimenti se sono stati cattivi le riempie di carbone. Spesso la befana viene descritta come una vecchia, che vola su una scopa. A differenza di una strega è spesso sorridente e ha una borsa o un sacco pieno di dolcetti, regali per i bambini meritevoli, ma anche di carbone per i bambini che non sono stati buoni durante l'anno.
Una leggenda racconta che i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchia. Malgrado le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.
La befana vien di notte con le scarpe tutte rotte
porta un sacco pien di doni
che regala ai bimbi buoni
Il Presepe è una rappresentazione ricca di simboli.
Alcuni di questi provengono direttamente dal racconto evangelico. Sono
riconducibili al racconto di Luca la mangiatoia, l'adorazione dei
pastori e la presenza di angeli nel cielo. Ma la stalla o la grotta in cui Maria e Giuseppe avrebbero dato alla luce il Messia non compare nei Vangeli canonici: sebbene Luca
citi i pastori e la mangiatoia, nessuno dei quattro evangelisti parla
esplicitamente di una grotta o di una stalla. In ogni caso a
Gerusalemme la Basilica della Natività sorge intorno a quella che è indicata dalla tradizione come la grotta
ove nacque Cristo e anche quest'informazione si trova nei Vangeli
apocrifi.
I Re Magi, invece, derivano dal Vangelo dell'infanzia armeno. Tre sacerdoti di nome Melkon, Gaspar e Balthasar, anche se non manca chi vede in essi un persiano (recante in dono oro), un arabo meridionale (recante l'incenso) e un etiope (recante la mirra).
Il termine presepe (o più correttamente, come riportato nella maggior parte dei dizionari, presepio) deriva dal latino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia, composto da prae = innanzi e saepes = recinto, ovvero luogo che ha davanti un recinto. Nel significato comune il presepe indica la scena della nascita di Cristo, derivata dalle sacre rappresentazioni medievali. La tradizione, tutta italiana, del Presepe risale all'epoca di San Francesco d'Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività. in Italia il presepe si differenzia, nelle varie regioni, per ovvi motivi culturali. Per lo più, quando si parla dei presepi italiani non si effettua una vera e propria distinzione dal punto di vista culturale, bensì in Italia i diversi presepi si differenziano per i diversi prodotti e materiali utilizzati per ricreare la scena della nascita del bambino Gesù. Possiamo ricordare a tal proposito il presepe genovese che si realizza con pastori in legno, il presepe pugliese che utilizza la carta pesta per realizzare il prodotto finito, il presepe siciliano realizzato con l'aggiunto di prodotti tipici siciliani come rami d'arancio e di mandarino e sul quale si utilizzano diversi materiali come corallo, madreperla ed alabastro, tutti prodotti tipici della Sicilia.
Viene preparato solitamente il giorno dell'Immacolata Concezione, e rimosso dopo le feste. Soprattutto se l'albero viene collocato in casa, è tradizione che ai suoi piedi vengano collocati i regali di Natale.
L'immagine dell'albero come simbolo del rinnovarsi della vita è un tradizionale tema pagano, presente sia nel mondo antico che medioevale e, probabilmente, in seguito assimilato dal Cristianesimo. Sicuramente esso risale almeno alla Germania del XVI secolo. Ingeborg Weber-Keller, professore di etnologia a Marburgo, ha identificato, fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il "primo albero di capodanno" fu addobbato nella città nel 1510).
Precedentemente a questa prima apparizione dell'albero di natale si può però trovare anche un gioco religioso medioevale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre, il "gioco di Adamo e di Eva" (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell'abbondanza per ricreare l'immagine del Paradiso. Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché quest'ultimi avevano una profonda valenza magica per il popolo. Avevano specialmente il dono di essere sempreverdi.
Entrò nelle case nel XVII secolo ed agli inizi del secolo successivo era già pratica comune in tutte le città della Renania. L'uso di candele per addobbare i rami dell'albero è attestato già nel XVIII secolo.
Per molto tempo i cattolici la consideravano un uso protestante. A Vienna l'albero di Natale apparve nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, ed in Francia nel 1840, introdotto dalla duchessa di Orléans.
A tutt'oggi, la tradizione dell'albero di Natale è sentita in modo particolare nell'Europa di lingua tedesca, sebbene sia ormai universalmente accettata anche nel mondo cattolico. A riprova di questo sta anche la tradizione, introdotta durante il pontificato di Giovanni Paolo II, di allestire un grande albero di Natale nel luogo cuore del cattolicesimo mondiale, piazza San Pietro a Roma. D'altronde un'interpretazione allegorica fornita dai cattolici spiega l'uso di addobbare l'albero come una celebrazione del legno (bois, in francese è sia inteso come "albero" sia come "legno") in ricordo della Croce che ha redento il mondo.
Nei primi anni del Novecento gli alberi di Natale hanno conosciuto un momento di grande diffusione, diventando gradualmente quasi immancabili nelle case dei cittadini sia europei che nordamericani, e venendo a rappresentare il simbolo del Natale probabilmente più comune a livello planetario. Nel dopoguerra il fenomeno ha acquisito una dimensione commerciale e consumistica senza precedenti, che ha fatto dell'albero di Natale un potenziale status symbol e ha dato luogo, insieme alle tradizioni correlate, alla nascita di una vera e propria industria dell'addobbo natalizio.
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