Nelle
mitologie iraniche troviamo il concetto di due creazioni, una di Ahura
Mazdah, e una di Ahriman, opposte tra loro come una ‘creazione buona’ e
una ‘creazione cattiva’.
Nei testi sacri indù, i Veda, troviamo tracce di una credenza in mitici
dèi guerrieri, i Daiva, malvagi oppositori della creazione buona, che
attaccano e deturpano. Nell’antico mondo etrusco, l’aldilà abbondava di
sinistre figure infernali: Caronte (figura diversa da quella della
mitologia greca), Tuxulxa, Nathum, Leinth la dea della morte; i
Tritoni, i Tifoni e le Scille; Vanth, la dea dalle grandi ali, ecc. Per
la cultura greco-romana, ricordiamo soltanto Ade, signore delle
tenebre; Cerbero, il cane dalla molte teste ecc. Nella religione
ebraica antica, cioè anteriore alla distruzione del Tempio di
Gerusalemme (70 d.C.), appaiono le premesse storiche che porteranno
alla configurazione del demoniaco nel cristianesimo. Nei testi
dell’Antico Testamento si trovano, infatti, sparute ma chiarificatrici
notizie riguardo ad una figura personale del Satan, come colui che,
creato da Dio stesso, si è successivamente opposto a Jhavèh,
divenendone l’avversario. Nel Nuovo Testamento Satana è chiamato anche
Diavolo. Egli è sempre una creatura, benché potente, ma che è
sottomessa a Dio, e che alla fine del mondo sarà completamente
annientato e distrutto.
Fù Dio stesso, dunque, a creare il demonio. O meglio: creando un gran
numero di esseri celesti, Dio creò anche Lucifero, l’angelo “portatore
di luce”. E’ questo angelo che sarebbe poi divenuto “l’avversario di
Dio”, a causa del suo orgoglio. Ce lo rivela un testo di Isaia che,
benché riferito ad un re storico, parodia gli eventi che hanno portato
Lucifero alla ribellione in cielo. Origene e moltissimi altri
commentatori, anche moderni, sono concordi nell’affermare che Isaia
parlando del re di Babilonia, parli anche di Satana: “Come mai sei
caduto dal cielo o astro mattutino, figliuol dell’aurora? Come mai sei
atterrato, tu che calpestavi le nazioni? Tu che dicevi in cuor tuo: ‘Io
salirò in cielo, eleverò il mio trono Al di sopra delle stelle di Dio,
io mi assiderò sul monte dell’assemblea… salirò sulle sommità delle
nubi, sarò simile all’Altissimo”.
Parallelo a questo testo, i
commentatori citano anche un brano del libro di Ezechiele (cap.28 vv.
14-17). Questo secondo testo parla di Satana illustrando l’esperienza
del re di Tiro:
“Tu mettevi il suggello alla perfezione, eri ripieno di saviezza, di
una bellezza perfetta; eri in Eden il giardino di Dio…eri un cherubino
dalle ali distese, un protettore. Io t’avevo stabilito, tu stavi sul
monte Santo di dio, camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Tu fosti
perfetto nelle tue vie dal giorno che fosti creato, perché non si trovò
in te la perversità… Il tuo cuore s’è fatto altero per la tua bellezza;
tu hai corrotto la tua saviezza a motivo del tuo splendore; io ti getto
a terra, ti do in spettacolo ai re”.
Quest’uso doppio delle immagini è una costante in tutta la letteratura
ebraica, non solo di estrazione biblica. Purtuttavia, per quanto
riguarda la figura di Satana, l’Antico Testamento ci dice ben poco:
troviamo accenni alla sua azione, e quindi della sua esistenza, nel
libro di Giobbe.
Molto più esauriente è il Nuovo Testamento.
Il perché un angelo così potente e perfetto come Lucifero, sia potuto
divenire l’angelo malvagio Satana, è molto arduo comprenderlo. Agostino
dice: “E’ soltanto l’orgoglio che l’ha fatto cadere”. Di persone che
per orgoglio corrompono il loro cuore ne abbiano quotidianamente esempi
tristi; immaginare la caduta e la perversione di Lucifero non dovrebbe
essere impossibile. Ma i dubbi rimangono, soprattutto quando si pensa
che Dio avrebbe potuto immediatamente distruggere l’angelo malvagio sin
dalle sue prime ‘sbandate’. Si può ipotizzare che Lucifero abbia anche
tentato di crearsi un seguito tra gli esseri celesti per screditare Dio
stesso, del quale voleva prendere il posto. Forse, nel suo giro
elettorale, il candidato Satana avrà dipinto Dio come un tiranno ,
spargendo il dubbio in moltissimi angeli. E’ troppo umano pensare che
se Dio avesse distrutto Lucifero immediatamente dopo la sua ribellione,
avrebbe avvalorato le subdole menzogne da lui sostenute? Se gli angeli
avessero assistito all’esecuzione di Lucifero, avrebbero per l’eternità
potuto rimuginare il dubbio che realmente il ribelle avesse avuto
ragione nel dipingere Dio come un despota assolutista, che non tollera
rivali.
E se anche Dio avesse distrutto Lucifero prima che questi
avesse avuto l’opportunità di spargere le sue menzogne, non sarebbero
ugualmente sorti dubbi sulla legittimità di un atto così violento e
inspiegabile da parte di Dio? E da qui potrebbero iniziare una miriade
di altri perché e di altri dubbi.
Dio scende in terra, nella persona di Cristo, a donarsi agli uomini, ad
amarli senza riserve e discriminazioni; sale sulla croce per
interrompere la perversa spirale dei dubbi e dei perché Lucifero-Satana ha avuto tutto il tempo per tornare tra le braccia del
suo Creatore; ma ha preferito, da quelle braccia e da quell’amore,
allontanare se stesso e gran parte degli esseri umani.
La Bibbia svela l’azione di Satana nei riguardi dell’uomo. Egli è
presentato come un tentatore che, per meglio far ingoiare i suoi
intrugli, si maschera di allettanti sembianze.
Già nell’Eden Satana mente per far cadere, per distruggere: “Come? Dio
vi ha detto…?”. Il dubbio, il travaglio…la scelta. L’uomo sceglie
contro il suo Creatore e si lascia guidare dal ‘serpente’. Da quel
momento la storia si ripete, e conferma la semplicità, la veridicità,
la tragicità dei racconti del Genesi: l’uomo è spesso attratto da ciò
che in seguito si rivela una trappola, un veleno, una scelta sbagliata.
Da quel giorno, e solo per colpa di Satana, l’Eden, il paradiso
terrestre, si ricopre di spine; si inonda di dolore e di morte: è il
peccato.
Ma, ha ancora senso parlare del demonio ai nostri giorni?
Quale valore possono avere le dissertazioni poc’anzi fatte per i
cittadini di una moderna ‘Tecnopolis’? Si può ancora dare credito a
quelli che appaiono rigurgiti mitici dei primordi dell’umanità?
Eppure, nonostante la tecnologia, il demonio va ancora di moda.
Roland Villeneuve, nella prefazione del suo libro L’Universo Diabolico, scrive:
Come uno dei controsensi tipici della nostra epoca, in piena cultura desacralizzata, negatrice dell’essenza superiore del Bene e del Male, mentre l’ateismo e l’agnosticismo tendono sempre più a diffondersi, ecco che il diavolo è diventato di ‘moda’. In un primo momento, giunse al seguito di un’operazione commerciale che coinvolgeva in un unico fascio magia e occultismo, parapsicologia e religioni orientali, magari accompagnate dalla cattiva fama che un ‘Satana’ contemporaneo, Charles Manson, poteva conferirgli. Poi, poco alla volta, la sua figura è andata identificandosi con l’entità maligna che da sempre pare combattere una guerra la cui posta è l’uomo.
E’ vero però, che se il demonio torna d’attualità fra congreghe millenaristiche e clubs di annoiati ricercatori psichici, la sua figura perde decisamente importanza nelle sagrestie e negli staff dei teologi di professione. Il problema è evidenziato con arguzia e sarcasmo dal filosofo polacco Kolakowsky. Nel suo agile volume Conversazioni con il diavolo lo scrittore immagina una conferenza stampa tenuta da Satana nella città di Varsavia; conferenza che ha lo scopo di farsi pubblicità presso i contemporanei:
Naturalmente io so che voi non mi credete più. Lo so bene, ma a me non interessa proprio niente. Che crediate o no non è affar mio; è affar vostro. Ciò che importa è che la mia opera di distruzione continui. Il credere o non credere alla mia esistenza non altera la finalità e la serietà del mio lavoro…Tuttavia l’incredulità sembra partire proprio da me. Sembra più facile scartare il demonio, poi si passa agli angeli, poi alla Trinità e infine a Dio…Io noto che coloro che credono con convinzione, con entusiasmo, talvolta con fanatismo…anche costoro escludono il demonio dalle loro credenze. Essi non ne parlano più, rimangono incerti e perplessi quando vengono interpellati su di lui…A volte entro nelle chiese e ascolto le prediche…capita proprio raramente…che un predicatore…si ricordi di parlare di me dal pulpito…ha proprio vergogna. Perché ha paura di fare la figura del matusa, del sempliciotto, che crede ancora alle favole e non si adegua ancora allo spirito dei tempi.
Finalmente il demonio si rivolge direttamente ai teologi, che così apostrofa:
Perché mi ignorate signori?…avete paura di essere presi in giro dagli scettici, di essere messi in ridicolo negli spettacoli del sabato sera? Voi avete paura di una cosa sola,di essere ritenuti sorpassati, di essere tacciati di medio-evo, di ricevere l’infame accusa di essere non-moderni… non scientifici… non industrializzati… Nella vana speranza di riuscire a stare al passo con gli scettici, con i vostri compiacenti compromessi e diplomazie…E’ sintomatico e strano il fatto che il mio nome risuoni solo occasionalmente e solo sulla bocca degli atei. Essi lo ricordano senza alcun imbarazzo…Tra i burattini degli shows delle fiere compare a volte il ‘diavoletto’ per divertire i bambini, ma quando compare in un’opera teatrale o in un libro, potete stare sicuri che si tratta di atei…E voi vi chiamate cristiani? Cristiani senza il diavolo?.
Se Satana esistesse, sarebbe senz’altro in possesso di una potenza
inimmaginabile, praticamente irresistibile, perché sovrumana. La sua
stessa intelligenza non avrebbe paragoni con la più solida e feconda
intelligenza umana. Contro un tale nemico l’uomo non potrebbe che
capitolare.
Se Satana esistesse?
I testi evangelici
confermano l’esistenza di satana; ne mettono in risalto la potenza e la
malvagità. Ma anche la sua debolezza e la sua sconfitta: “Il Figliuol
di Dio (Gesù Cristo) è stato manifestato per distruggere le opere del
diavolo”.
Il cristianesimo prende terribilmente sul serio l’esistenza e l’azione del demonio.
Attorno a questo angelo malvagio graviterebbero, ubbidendogli
ciecamente, un gran numero di altri spiriti decaduti, animati dagli
stessi intenti del loro capo. Ce ne informa Paolo l’apostolo quando
sostiene che il combattimento dell’uomo non è soltanto contro i suoi
stessi simili, ma anche contro i “principati, contro le potestà, contro
i dominatori di questo mondo di tenebre; contro le forze spirituali
della malvagità che sono nei luoghi celesti”. E l’apostolo Pietro
aggiunge che lo stesso Satana è “come un leone ruggente, che va attorno
cercando chi possa divorare”.
Gesù ha parlato dell’esistenza di Satana; lo ha incontrato, scacciato,
rimproverato, sconfitto. Ma per molti pensatori moderni, compresi
alcuni teologi, questo Gesù non sarebbe stato in grado di discernere
comuni proiezioni mentali o semplici psicosi, scambiandole per
possessioni demoniache. I più benevoli sono sicuri che Gesù sapesse
benissimo che non esistevano demoni, e sono convinti che il Messia
avesse dovuto fingere di credere nel demonio per non turbare troppo le
superstiziose fedi dei suoi contemporanei.
Gli scrittori biblici non consideravano Satana un ‘caso psichiatrico’ o
una ‘fastidiosa proiezione ‘: lo testimoniano i continui riferimenti
alla sua azione e, soprattutto, alle armi per neutralizzare il suo
potere e il suo influsso.
Afferma Maurice Ray: “il ministero della liberazione, in particolare la
vittoria riportata sulle potenze sataniche, è dunque per Gesù il segno
annunciatore della venuta del Regno”, e il pastore Jacques
Blandenier aggiunge: “Si, è contro Satana che Gesù è venuto a dar
battaglia…si può trovare lungo tutto l’Evangelo il filo conduttore di
questo scontro”. L’Evangelo ci dice che Satana è in grado di
“distorcere la visione delle cose spirituali”; di “legare
fisicamente le persone”; di contraffarre la verità; di
ingannare gli uomini compiendo perfino miracoli; di possedere
uomini e animali; di influenzare i governi e le nazioni.
Giustamente osserva il Kertelge:
Non si può negare nei primi tempi la presenza del male, ed anche oggi come al tempo della chiesa primitiva il cristiano deve essere estremamente vigile e disposto a lottare. Questo però non significa rintracciare ovunque la presenza del diavolo in figura corporea, come nemmeno demonizzare il mondo e le esperienze che facciamo nel nostro tempo, o favorire una visione pessimistica del mondo e contrastare per giunta il male con mezzi inadeguati. Vigilanza significa soprattutto valutazione corretta della situazione, e comportamento conforme.
In poche parole, gli scrittori sacri, più dei nostri prudenti teologi contemporanei, hanno saputo dare a Satana il posto che gli compete; ma senza mai scadere nel patologico o nella psicosi. La visione biblica del male, è una visione sobria: non nega l’esistenza del male e del demonio, ma ne limita l’azione proprio in virtù delle verità che essa propone così decisamente e tanto chiaramente.
Conveniamo
con il Kertelge. Ciò che conta è fare soprattutto “una valutazione
corretta” del problema, allo scopo di evitare due errori fondamentali.
Il primo, già evidenziato, consiste nel voler vedere il demonio anche
nell’aria che si respira; il secondo, diametralmente opposto, consiste
nel negare la realtà del demonio e di misconoscerne l’azione,
lasciandolo agire indisturbato.
Il secondo errore è commesso
soprattutto da quanti utilizzano gli strumenti della scienza per
indagare il reale. Questo handicap si riscontra principalmente in
coloro che si occupano di igiene mentale.
Non si può negare l’esistenza e la gravità delle malattie psichiche e
neurologiche, con le quali il demonio non ha nulla a che fare. Neppure
si possono negare le numerose liberazioni, tramite la preghiera, di un
gran numero di persone ritenute vessate dal demonio e verso le quali
ogni indagine e casistica clinica si sono rivelate inefficaci. Del
resto è sconcertante notare come la fenomenologia della possessione
demoniaca ricalchi, in più punti, quella della schizofrenia. Dove
posizionare un confine, senza che l’uno (il teologo) invada il campo
dell’altro (il medico)? Lo stesso psichiatra Viktor Frankl,
rimproverava molti suoi colleghi di essere troppo superficiali e
sbrigativi nel diagnosticare mali dello psichismo umano; soleva dire:
“Cosa ne sappiamo noi della schizofrenia; non sappiamo come nasce, né
sappiamo come curarla”. Ed è sintomatico il fatto che molti indemoniati
presentano proprio i sintomi di quella che i medici chiamano
schizofrenia.
Non si può nascondere il fatto che molte persone, vittime di
esaurimenti psicofisici possano talmente autosuggestionarsi da
paragonare i sintomi di cui soffrono a quelli dell’ossessione o della
possessione. Ricordo una signora che venne a parlarmi al termine di una
mia conferenza. Mostrava di essere molto preoccupata perché convinta di
essere posseduta da Satana. Mi raccontava che nella sua vita non era
riuscita mai a fare nulla di buono: aveva alle spalle due matrimoni
falliti, una situazione disastrosa nel rapporto con i figli e un gran
numero di sconfitte, ad ogni livello. Naturalmente attribuiva ogni
smacco all’influenza del demonio. Era convintissima di averne qualcuno
‘dentro’ di se. La interrogai sul suo passato e, soprattutto, sulla sua
infanzia; confessò di essere sempre stata trattata come un’incapace.
Rimasta orfana molto presto, dovette subire le angherie di parenti e
amici i quali le ricordavano costantemente di essere una poco di buono.
Capii che la donna aveva una scarsa stima di se, e che i suoi
insuccessi nella vita dovevano essere attribuiti più alla cattiva
immagine e alla scarsa considerazione che si era costruita sulla sua
persona, che all’intervento spiritico. Le dissi che non vedevo in lei
alcun segno del demoniaco; ciononostante mi chiese, con dolore, di
pregare per lei quella sera.
Quando il giorno dopo ci incontrammo di nuovo fu lei stessa, per prima,
a dirmi che aveva pregato per il suo problema, chiedendo a Dio di
mostrarle se i demoni la possedessero; con un sorriso mi disse: “Signor
Caratelli. Ho pregato e non è successo nulla. Nessun demone si è
manifestato!”.
Purtroppo esistono molti ‘terapeuti’ della mente e dello spirito che
non fanno sempre tesoro delle avvertenze del Kertelge: abbiamo così dei
medici che curano lo spirito con una pillola, e dei religiosi che
riducono in ossessi dei poveri soggetti esauriti e bisognosi di
affetto. Molte volte Satana è stato materializzato là dove non c’è, da
semplici suggestioni, paranoie o proiezioni; ma molte volte bisogna
riconoscerlo lì dov’è, per smascherarlo e vincerlo.
Non è sano ritenere il demonio soltanto una proiezione o un archetipo.
Assodato che esistono anche tali possibilità interpretative, ci sembra
però esagerato affermare che tutti coloro che credono nel demonio sono
vittime di distorsioni causate da fenomeni psichici di proiezioni.
Neppure ci sembra giusto ritenere solo l’ateo non disturbato da tali
processi psichici per il fatto che nella sua immaginazione non trovano
posto le figure di un Dio o di un angelo malvagio. Chi è in grado di
assicurarci che la proiezione sia la negazione di ciò che si immagina ?
Ovvero, posso io dire che la mia fidanzata non esiste solo perché sulla
sua persona proietto un essere ideale e immaginario, che vive solo nel
principio del mio desiderio?
La possibilità di una proiezione non esclude, come certamente non
l’ammette, l’esistenza di un essere personale, incarnazione del male.
Quanti negano tale esistenza, non potrebbero essere essi stessi vittime
di una proiezione immaginaria? Per costoro, la negazione stessa non
potrebbe essere il frutto mascherato del processo psichico della
rimozione? La certezza che il demonio sia una proiezione dello
psichismo umano, non potrebbe essere essa stessa una proiezione?
Dopo questa introduzione di carattere teologico sull’esistenza del
demonio, è giunto il momento di esaminare la terza delle nostre
ipotesi: quella demoniaca appunto.
Stando alle dichiarazioni degli
spiriti, pare che non valga nemmeno la pena di prenderla in
considerazione: gli stessi si prodigano in numerosi consigli allo scopo
di convincerci che di Satana, nell’aldilà, non se n’è mai sentito
parlare.
Che si sia sbagliato Gesù Cristo?
Ha scritto Maurice Ray: “La Bibbia è la sola arma che Satana teme…Dio è
ciò che dice. Egli compie ciò che promette. Satana lo sa.”.
In effetti questo copione appare già noto: gli spiriti si accaniscono a
screditare Gesù Cristo, a nascondere l’esistenza di satana e dei
demoni; perché?
Sappiamo che Gesù Cristo ha sconfitto Satana, proprio con la Bibbia; ecco perché Satana la teme: essa dice sempre la verità, anche su
di lui.
La Bibbia, diversamente da certe entità, afferma l’esistenza di satana
e rivela i suoi trucchi, i suoi sofismi, le sue menzogne, fornendo al
lettore anche le armi per combatterlo. Una delle più grandi menzogne di
satana potrebbero essere proprio i fenomeni spiritici. La Bibbia lo
rivela?
Già dalle sue prime pagine il libro sacro ci parla delle astuzie di
Satana.
Nel Genesi lo troviamo camuffato da ‘serpente’ in atto di
produrre il suo repertorio migliore: la menzogna. Dio, in quel
contesto, aveva già consigliato agli uomini quale strada seguire per
mantenere la vita eterna; Satana, immediatamente si rivela suo
oppositore: “Come! Iddio vi ha detto…? No, non morrete affatto".
La menzogna verteva sull’affermazione fatta da Dio ai progenitori: “non
mangiate del frutto dell’albero del bene e del male”. “Iddio sa che nel
giorno che ne mangerete, gli occhi vostri s’apriranno, e sarete come
Dio, avendo la conoscenza del bene e del male”, aveva sussurrato invece
Satana. Eva constata che veramente “il frutto dell’albero era buono a
mangiarsi…bello a vedersi…e desiderabile per diventare intelligente”;
ma non si pone nessuna domanda sull’identità del personaggio che ha
davanti: ne resta soltanto meravigliata, e accetta l’impatto scenico
sostituendolo alle chiare, semplici avvertenze di Dio.
Questo brano del genesi, da molti ritenuto pura allegoria, o peggio,
mitologia, vuole insegnarci semplici ma fondamentali verità spirituali:
se ci facessimo il prezioso dono di considerarci un po’ meno ‘dottori’,
ne coglieremmo significati straordinari e vitali. I testi biblici
rivelano che Satana è un sabotatore: egli non nega la scrittura; la
torce a suo vantaggio; la cita a metà; la presenta spesso come inutile
e superflua per il bagaglio spirituale dell’uomo. Anzi, ci informa che
proprio emancipandosi dalla Rivelazione, dalle sue direttive, l’uomo
può spiccare voli di libertà in cieli sconfinati, sino a raggiungere lo
stato di semidio. Questa è infatti la sensazione che la donna prova nel
lasciare da parte la Parola di Dio: crede di percepire nuove dimensioni
della libertà; oppure verità “desiderabili per diventare intelligenti”.
I risultati, invece, sono disastrosi.
Lontani dalla strada di Dio,
l’unica atta a conservare la vera libertà dell’uomo, è possibile
mangiare sino a satollarsi, o rinfrancarsi gli occhi; ci si può sentire
anche intelligenti; ma presto o tardi ci si rende conto di aver
bruciato tutto correndo dietro a illusioni che, si sa, sono sempre
“belle a vedersi” e “desiderabili per diventare intelligenti”,ma
lasciano tremendamente vuoti.
Certamente l’autore sacro non vuole dirci che il male consiste nel
“vedere” e nel “desiderare di essere intelligenti”; ma ci preavvisa che
solo Dio può guidare gli occhi dell’uomo senza che questi restino
abbagliati, e guidare le menti senza che queste crescano in maniera
abnorme. Il desiderio di conoscere, di sperimentare, di crescere,
proviene da Dio, è un suo dono; ma soltanto Dio può garantirci il
successo. Senza Dio, l’uomo è costretto ad assumersi la responsabilità
di essere esso stesso dio, determinando ciò che è bene e ciò che è
male. Rischio tremendo perché, per tale presunzione, proprio l’angelo
più importante del creato divenne Satana, l’avversario di Dio.
Come
lo Spiritismo, anche l’Occultismo, non trova molti crediti presso
gli scrittori sacri. Già nella formulazione delle basi filosofiche
l’Occultismo si oppone alla rivelazione biblica: il postulato “tutto
ciò che è in alto è come ciò che è in basso” veicola l’idea che l’uomo,
per essere salvato non ha bisogno di interventi divini, poiché ciò di
cui abbisogna è già in lui: “in questo modo – afferma Maurice Ray -,
pur credendo all’esistenza di Dio, l’uomo vive lontano da Dio. Può
avere una moralità e finanche una spiritualità personali, ma senza
relazione alcuna col Dio rivelato dalla Scrittura”.
La
creatura, per l’Occultismo, si viene a trovare in una condizione di
semidio, capace di autoredenzione; non si pone il pensiero di un
peccato e di una conseguente espiazione. Di nuovo il Ray: “il credente
non è un uomo migliore, è una nuova creatura, uscita nuova dalle mani
misericordiose del Creatore. In questo nuovo stato spirituale, il suo
corpo, la sua anima e il suo spirito, rigenerati da Cristo, sfuggono
all’egemonia di satana e già partecipano alla vita eterna alla quale
Dio li destina”. Al contrario, l’Occultismo propone una metafisica,
una morale, una religione a buon mercato:
Non nega mai l’esistenza di Dio e neanche quella del Cristo. Non nega neppure il valore del pensiero e della morale cristiana. Si accontenta, senza mai dirlo, di opporre ad esso il proprio pensiero, i suoi riti iniziatici, le sue pratiche mistiche. In ciò si tratta di una impresa diabolica…In tutto questo sistema filosofico e religioso, Dio è citato; Gesù è citato…le Potenze celesti sono citate; gli spiriti buoni e malvagi sono citati…tranne due o tre eccezioni, lui solo (il diavolo) è lasciato da parte. Non compare mai, né nella sua persona né nelle sue opere. Rimane il grande ignorato, perché nel suo gioco rientra il non essere mai svelato. E quando lo fosse lascia capire che è un mito, un simbolo, un principio del male opposto a quello del bene, una figura rappresentativa, mai una realtà. Questo suo incognito gli dà ogni libertà di movimento e d’azione, e ciò sarà tanto più efficace in quanto se ne ignora l’ispiratore e l’autore.
E se fosse davvero Satana, nell’ombra, ad ispirare Occultismo e Spiritismo? Se fosse davvero lui l’ispiratore degli ‘alti principi morali’ e l’autore del miracolismo degli ambiti medianici? Se esistesse sul serio una mente sovrannaturale e malvagia all’opera per attrarre le menti degli uomini nei meandri del paranormale?
L’Occultismo,
oggi tornato in voga grazie alla New Age, era materia di discussione
per Gesù e i suoi discepoli. Oggi, come allora, fiorisce il culto
dedicato alle creature celesti chiamate angeli. Basta fare una capatina
in libreria per essere subito sommersi da una valanga di titoli sulle
creature alate, su come propiziarsele, su come affidare loro la cura
del nostro corpo, della nostra salute e perfino del nostro giardino.
Angeli in ogni angolo; ma di Dio neppure l’ombra. Paolo, l’apostolo,
scrivendo ai Colossesi avvertiva:
Guardate che non vi sia alcuno che faccia di voi sua preda con la filosofia ingannatrice secondo la tradizione degli uomini, gli elementi del mondo, e non secondo Cristo; poiché in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità, e in lui avete tutto pienamente. Egli è il capo d’ogni principato e d’ogni potestà…e avendo spogliato i principati e le potestà ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce…Nessuno a suo talento vi defraudi del vostro premio per via d’umiltà e di culto degli angeli affidandosi alle proprie visioni, gonfiato di vanità nella sua mente carnale.
E ai fedeli di Efeso, lo stesso apostolo ha cura di dire:
Fortificatevi nel Signore e nella forza della sua possanza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, onde possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; poiché il combattimento nostro non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti…prendendo…lo scudo della fede, col quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno.
Questi testi affermano inequivocabilmente alcune verità fondamentali
per la comprensione della realtà e dell’origine dei fenomeni spiritici,
e della filosofia occultista. Tutto l’insegnamento può essere
sintetizzato nei punti seguenti:
1
– Nei “luoghi celesti”, cioè nell’aldilà, non si trovano soltanto
angeli fedeli a Dio, ma anche angeli ribelli, decaduti, che insidiano
l’uomo.
2 – Questi spiriti malvagi sono capeggiati da Satana, anch’egli angelo decaduto.
3 –
Molti sinceri credenti, così come era accaduto a Colosse e ad Efeso
prima di conoscere l’Evangelo, solevano offrire un culto a delle entità
angeliche malvagie, con la sincera convinzione che fossero mandate da
Dio.
4 –Queste
entità malvagie, ingannatrici, spesso si presentano come angeli buoni,
mandati da Dio. Contro di loro è possibile vincere solo se si accetta
in pieno la verità portata da Cristo, Salvatore del mondo.
Nota giustamente il Ray:
Il Cristo trionfa non solamente sul peccato e sulla morte, ma su tutte le Forze celesti sviate e accanite a mantenere la creazione, l’uomo in particolare, in uno stato di asservimento…Paolo rende testimonianza di questa sovranità del Cristo sulle Potenze celesti…La sua veemenza colpisce gli elogiatori delle teorie religiose su Dio, sul mondo, sulla vita, che ignorano e vogliono ignorare il ristabilimento delle cose operato dal Cristo, esponendosi così a restare asserviti alle Potenze che li dominano.
Quindi: non tutti gli angeli vengono da Dio. E non tutti gli angeli che
si spacciano per buoni, lo sono. Come riconoscerli? Lo ha già detto
Paolo: soltanto confrontando le loro dichiarazioni con la verità
portata dal Cristo. Oggi, in giro, ci sono molti religiosi che rendono
un culto alle entità malvagie con la convinzione di essere in armonia
con la volontà di Dio; troppe persone seguono le direttive di angeli
particolari che predicano dottrine che con la verità di Gesù non hanno
nulla a che vedere.
Con la complicità delle tenebre,
dell’invisibilità, Satana ha buon gioco ad apparire nelle vesti di un
angelo buono, benefattore dell’umanità, entità di luce, grande
iniziato, guida suprema. Nel buio può continuare ad esercitare il suo
antico mestiere, il bugiardo, ingannando milioni di esseri umani.
Ingoiando un rospo, certamente molto indigesto per Lui, si traveste da
apostolo, santo, evangelista, dottore della chiesa, filosofo; giungendo
persino a riferire parole e insegnamenti che rappresentano Dio e le
cose spirituali in genere. Mentre sarebbe spinto a bestemmiare il
Signore, lo predica, nella speranza di distruggere chi lo cerca:
l’importante è predicarlo a metà.
Anche se la sua malvagità lo
costringe a sbeffeggiare gli uomini, si contiene ed appare come loro
guida amorevole, purchè gli riesca il colpo di allontanarci dall’unica
vera Via. Pur desiderando ardentemente di perdere la razza umana, si fa
prodigo di consigli moralistici, nell’intento di adombrare il piano
della salvezza che Dio ha predisposto proprio per strappare l’uomo alla
morte eterna e dai sofismi del ‘serpente antico’.
Difficile trovare un rischio più grande di questo: il rischio
spirituale. E’ tremendo lasciarsi cullare dalle esaltanti promesse
dello Spiritismo e dell’Occultismo perché frutti velenosi di un grande
tentatore. In quelle filosofie, con parvenza religiosa o spirituale, si
nasconde il tremendo veleno che ha stordito Adamo ed Eva: “Voi non
morirete affatto…”, disse allora il serpente; “La morte non esiste”, ci
dicono oggi Occultismo e Spiritismo. “Voi conoscerete…e sarete come
Dio”, aggiunse satana all’inizio; “La conoscenza è la strada della
salvezza”, ci dice oggi la lusinga spiritistica.
Queste
righe conclusive sono dedicate a quanti, con sincerità e grandi sforzi
personali, cercano la verità e la luce calcando i sentieri dello
Spiritismo.
A loro vorrei consegnare un monito: siate capaci di
rimettere in discussione tutto ciò che avete appreso; non fermatevi mai
sul cammino della ricerca; vagliate ogni cosa, se occorre,
indietreggiando per recuperare antichi insegnamenti; rivedete
testardamente, pignolamente le immagini che vi siete fatte di Gesù e
della Bibbia e scoprite se per caso a spingervi oltre non siano stati
cattivi insegnamenti di uomini, sensi di colpa, incomprensioni.
Rivalutate ogni cosa chiedendo aiuto, in preghiera, a quel Dio che
state cercando: Egli è la Verità, e non potete sbagliare se a Lui
chiedete dove potete trovarLo.
A tutti voi che cercate, come me, voglio assicurare che quanto scritto
in queste pagine non è stato partorito per sfida o per prurito
settario. Chi scrive è entusiasta quanto voi delle vie dello spirito;
per questo mi permetto di ribadire: non lasciatevi ingannare dai
lumicini, ma pretendete sempre e solo la vera luce. Siete sicuri che le
entità con le quali siete in contatto, siano realmente ciò che dicono
di essere?
Quale certezza avete? Solo le loro assicurazioni? Non bastano!
Non potete accontentarvi delle sensazioni: avete bisogno di una mappa
infallibile, di una certezza indiscutibile.
Leo Talamonti scrive parole molto serie a riguardo:
A indirizzare la mente del medium nella direzione giusta, ci pensano…quelle intelligenze extraumane e immateriali dotate di notevoli poteri e purtroppo anche di notevole malignità, in quanto hanno interesse a mandare avanti un vasto sistema di inganni di cui conosceremo via via gli sviluppi. Sono questi i veri, invisibili protagonisti delle sedute medianiche. Il medium non è che uno strumento inconsapevole e passivo nelle loro mani. Quando devono impersonare un defunto…(le entità, ndr) si improvvisano attori e recitano in modo più o meno verosimile, per bocca del medium, la parte…snocciolando notizie che potrebbero anche essere vere, perché le entità hanno a disposizione gli sterminati archivi della dimensione senza tempo.
Molte persone credono alla bontà dello Spiritismo a causa delle
comunicazioni di alto contenuto morale e religioso. Ricordo le parole
della sorella di un grande medium italiano quando le feci notare che le
entità potevano essere malvagie, nonostante la parvenza di santità; mi
disse: “Ma come è possibile pensare che entità evocate da mio fratello
siano demoniache? Basterebbe leggere le belle preghiere sulla speranza
per non avere più dubbi in proposito”. Inutile aggiungere che anche i
demoni sanno parlare di speranza, se questo può condurre gli uomini
lontano dalla vera Speranza. Ho conosciuto sinceri medium, i quali
erano convinti di avere rapporti con angeli di luce a motivo dell’alto
tenore dei messaggi ricevuti, ma che si sono dovuti ricredere quando le
stesse entità, magari dopo lunghi anni, hanno presentato loro il conto.
Scrive ancora il Talamonti:
Il dato rilevante è però un altro. Anche quando i pedagoghi dell’altra sponda esortano alla massima libertà di costumi, hanno cura di intercalare agli insegnamenti fuorvianti pagine di esortazioni quanto mai edificanti, tali che qualsiasi moralista rigoroso sarebbe lieto di sottoscrivere. E’ la solita tecnica ‘della polpetta avvelenata’: dite loro cose belle e giuste, e si berranno senza neppure accorgersene le proclamazioni insidiose e balorde. Non hanno molta stima degli umani, i pedagoghi astrali. Schoun, grande islamista e pensatore di mente robusta, sostiene che quando il Maligno vuole seminare il male, comincia col dire cose giuste e accettabili.
Alcuni spiritisti affermano di essere addirittura in contatto con lo stesso Gesù; nota ancora il Talamonti:
Dobbiamo illustrare una caratteristica che ricorre in molti corsi tenuti dalle entità: l’apparizione indebita di Gesù Cristo…Tutto ciò ricorda il giudizio di un autentico maitre à penser, Jean Guitton, che scrive: ‘Ciò che fa la forza di una tentazione non è la grinta del male, ma il luccichio del bene che vi è mischiato’. E dato che siamo in argomento, risaliamo indietro nel tempo fino a…Sant’Agostino: ‘Che significa mai che i demoni, i quali si rivelano per immondi spiriti…sembrano dare tuttavia, nei penetrali dei loro templi, alcuni buoni precetti di morale a persone elette e consacrate da loro? Bisogna ammettere e persuaderci che la malizia dei demoni è ben sottile. Tanto è il fascino della bontà e della purezza, che tutti o quasi tutti gli uomini la lodano, né vi è alcuno così degenerato che possa perdere ogni senso del bene. Pertanto se i demoni maligni, come è detto nella Scrittura, non si trasfigurassero qualche volta in angeli di luce, non potrebbero ingannare’.
Secondo
gli studiosi dei fenomeni medianici, le entità malvagie, per irretire
gli uomini, userebbero una precisa tattica in tre tempi, che mira a:
stupirli, suscitando in loro il massimo di emozione per ridurre al
minimo lo spirito critico; a conquistare a poco a poco la loro fiducia,
in modo da renderli disponibili ad accogliere gli insegnamenti che
vogliono far loro condividere; a far loro accettare supinamente le
proprie direttive. “Questa è la fase del plagio propriamente detto,
quando l’alunno volenteroso è ormai maturo per fare tutto ciò che il
maestro invisibile vorrà suggerirgli; e lo farà, si tratti pure di
fondare un ordine religioso che vada controcorrente, o di diffondere,
com’è purtroppo avvenuto, un’idea politica atta a galvanizzare
un’intera nazione”.
Ciò che riportiamo qui di seguito è un
messaggio che l’entità Imperator dettò il 17 ottobre 1897 ad una medium
di nome Piper, e poi pubblicato sulla rivista Light; lasciamo a voi il
commento…e la riflessione:
Noi esercitiamo perennemente la nostra influenza sul mondo, sebbene ciò avvenga per vie non discernibili dalla mentalità umana. L’intera umanità è più o meno influenzata dall’azione di qualcuno dei nostri. In date circostanze, la totalità delle schiere spirituali a ciò preposte agisce sul mondo dei viventi…Giammai l’umanità si dimostrò tanto suscettibile alle influenze spirituali come ora, Ciò diverrà palese, in modo stupefacente, nel prossimo secolo.
Nella
credenza popolare dei greci, il mondo è pieno di demoni, di esseri
intermedi tra gli dei e gli uomini. Neppure la filosofia greca poté
liberarsi interamente di questa credenza: il mondo non è un sistema di
forze astratte, ma pieno di demoni. Nell’odissea troviamo gli
<<spiriti inferiori>>. In Empedocle il demonio è un essere
spirituale autonomo che accompagna l’uomo sin dalla nascita. Nei
sistemi posteriori (neoplatonismo, Porfirio) vengono elaborate intere
scale gerarchiche di demoni (Dizionario dei concetti biblici, del
N.T., voce Demonio - Demone)
C. Gerber sostiene che:
“Allan Kardec e Léon Dénis (medium) hanno ragione quando affermano che esistono altri spiriti oltre a quelli dei morti. Per una volta essi sono d’accordo con la Bibbia che parla di due specie di spiriti; gli angeli buoni e gli angeli malvagi, questi ultimi sono gli angeli decaduti, o i demoni” (Charles Gerber, Dal tempo all’eternità, pag. 255, 256, ed. AdV. Falciani (Firenze).
H. Thielicke, sotto l’impressione della seconda guerra mondiale in Das Gebet, p. 145s, scriveva:
“In
questi tempi siamo venuti, fin troppo, in contatto con potenze
demoniache, abbiamo provato e visto, più del bisogno, uomini e interi
gruppi sedotti e guidati da potenze misteriose e abissali... abbiamo
troppe volte osservato uno spirito estraneo nelle persone
e... trasformarle fin nel profondo del loro essere; come le abbia
spinte a crudeltà, ebbrezze di potere ed esplosioni di pazzia, di cui
prima non sarebbero mai stati capaci; inoltre, abbiamo visto stendersi,
di anno in anno, sempre più, una atmosfera avvelenata sul nostro globo;
gli spiriti cattivi dell’aria si sono fatti veramente sentire e notare;
una mano invisibile porgeva un’invisibile calice di frenesia e lo
passava da popolo in popolo fino a far impazzire le nazioni. Io dico ne
abbiamo viste troppe, ne siamo stati troppo spaventati, perché ci fosse
bisogno di predisporre il nostro cervello e poterci chiedere, senza
vergogna, se esista il diavolo... Questa domanda non la prendiamo
neppure in considerazione e ci chiediamo invece chi egli sia per poter
confrontare quello che ci sta accadendo, in questo nostro tempo
apocalittico, con la sua immagine biblica”.
Eccoci di fronte
ad una delle verità più evidenti nella Bibbia, mediante la quale, è
possibile, senza correre il rischio di sbagliarsi, trovare delle
spiegazioni esaustive sui fenomeni paranormali. Nel libro
dell’apocalisse leggiamo:
“E vi fu battaglia in cielo: Michele e i suoi angeli combatterono col dragone, e il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero e il luogo loro non fu trovato in cielo. E il dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù; fu gettato sulla terra e con lui furono gettati gli angeli suoi” (Apocalisse 12: 7 - 9)
Sin dai tempi antichi il mondo dell’occulto ha viaggiato pari passo con l’uomo, ma in modo particolare con il popolo di Dio contrastandone il suo cammino. La prima manifestazione medianica “oggettiva” la troviamo nella Bibbia, nel libro della Genesi al capitolo 3: “il serpente parla e cerca di ingannare Adamo ed Eva”.
La seconda la possiamo cogliere nel libro dell’Esodo, in occasione della liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù egiziana. Gli episodi medianici paralleli a quelli divini riguardano i maghi del Faraone che imitano i miracoli di Mosè: i bastoni che diventano serpenti e che poi vengono inghiottiti dal bastone di Mosè (Es. 7: 11- 12); l’acqua mutata in sangue (Es. 7: 22); la piaga delle rane (Es. 8: 7). Nella terza piaga, quella delle zanzare, l’entourage medianico del Faraone, riconosce l’origine divina dei miracoli di Mosè e la propria impotenza (Es. 8: 19).
La terza manifestazione riguarda la personificazione del profeta Samuele in una seduta spiritica (1 Sam. 28)
Di seguito troviamo episodi che sottolineano l’impotenza rivelatrice e di interpretazione degli “extra lucidi” cioè di coloro che si applicano nelle arti magiche - medianiche, di fronte alla rivelazione di Dio. Daniele ci riporta due singolari episodi. Il primo riguarda l’interpretazione del sogno del re Nebucadnetsar (Dan. 2); il secondo la lettura e l’interpretazione di una scritta apparsa in occasione di una festa vissuta all’insegna della dissolutezza del re e della corte (Dan. 5). Nei due casi gli extra lucidi falliscono.
Negli evangeli i fenomeni paranormali si manifestano in termini di possessione. La persona è posseduta da un demone, pertanto può risultare muta, cieca ed incapace di intendere e di volere (Mat. 8: 28-34; 9: 32-33; 12: 22).
Negli Atti degli apostoli troviamo manifestazioni divinatorie è il caso di “una certa serva che aveva uno spirito indovino - o delle locuzioni interiori” (Atti 16: 16-18).
Nelle lettere Paoline abbiamo una visione profetica riguardo l’orientamento del cristianesimo verso l’occulto.
“Ma lo spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni (cristiani) apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine dei demoni” (1Tim. 4: 1).
Nell’apocalisse viene presentata la trinità occulta in opposizione a quella divina:
“E vidi uscire dalla bocca del dragone e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta tre spiriti immondi simili a rane; perché sono spiriti di demoni che fan dei segni e si recano dai re di tutto il mondo per radunarli per la battaglia del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” (Apoc. 16: 13-14).
Viene profetizzato che “... Babilonia la grande è divenuta albergo di demoni e ricetto d’ogni spirito immondo” (Apoc. 18: 2), tale da decretare da parte di Dio la fine di tutti coloro che “adorano i demoni”.
“E il resto degli uomini che non furono uccisi da queste piaghe, non si ravvidero delle loro opere delle loro mani sì da non adorare più i demoni e gli idoli d’oro e di rame, di pietra e di legno, i quali non possono né vedere, né udire, né camminare” (Apoc 19: 20).
Ritornando all’apostolo Paolo scopriamo che l’Anticristo “l’avversario, colui che si innalza sopra tutto quello è chiamato Dio od oggetto di culto... avrà luogo, per l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi, e con ogni tipo di inganno d’iniquità a danno di coloro che periscono perché non hanno aperto il cuore all’amore delle verità” (2 Tess. 2: 4-10).
Un altro aspetto profetico relativo a manifestazioni paranormali consiste nel cogliere nel cielo “oggetti luminosi associati a dei grandi segni”. “E operava grandi segni, fino a far scendere del fuoco dal cielo sulla terra in presenza degli uomini” (Apocalisse 13: 13).
Gesù aveva predetto che negli ultimi giorni sarebbero sorti falsi cristi e falsi profeti, aventi poteri medianici i quali “faranno gran segni e prodigi da sedurre se fosse possibile, anche gli eletti” (Mat. 24: 24).
La scrittrice cristiana Ellen White sostiene che è in potere degli spiriti malvagi confondere le menti degli uomini grazie alle tenebre dello spiritismo e che gli angeli malvagi di Satana si sarebbero presentati alle sedute medianiche, e in varie apparizioni, nelle vesti degli apostoli, dei santi, quindi anche della Madre di Gesù, per correggere quanto scritto nella Bibbia:
“Gli apostoli impersonificati da questi spiriti bugiardi, contraddicono quanto scrissero sotto la guida dello Spirito Santo mentre erano sulla terra...” (GC. p. 406).
“Gli angeli malvagi in forma umana parleranno in questo tempo (tempo della fine) con coloro che conoscono la verità. Tergiverseranno e daranno un altro significato alle dichiarazioni dei messaggeri di Dio... introdurranno un forte spirito di incredulità.. per loro non è difficile presentarsi come i santi e i peccatori morti... rendendosi visibili agli occhi umani. Queste manifestazioni saranno molto frequenti nell’avvicinarsi del tempo della fine...” (Eventos de los ultimos dias, pag. 164, 165).
Adesso desidero rivolgermi a coloro che hanno una mappa diversa dalla mia, cioè la Bibbia. Esiste un interessante parallelismo tra il mondo dell’occulto e della Bibbia che potrebbe in qualche modo aiutarci a trovare dei punti di convergenza.
Mappa Occultista |
Mappa Evangelica |
Entità basse bugiarde | Angeli malvagi bugiardi |
Entità buone (alte) | Angeli buoni |
Entità suprema | Angelo malvagio supremo - Satana |
Si manifestano in vari modi | Si manifestano in vari modi |
Esiste una fondamentale differenza tra le due mappe. Quella occultista non riesce a individuare se l’entità manifesta è buona o cattiva (bassa), e l’origine di queste, dal momento in cui cade l’idea dell’immortalità dell’anima, è incerta. La mappa evangelica ci da «nome», «origine», la possibilità d’identificare l’entità (basse) e di liberarsene.
Avviandomi alla conclusione, desidero invitarvi a prendere in seria considerazione quanto il dr. Kurt E. Koch, ha da dirci:
“Le conseguenze dell’occulto si trasmettono sovente fino alla terza e alla quarta generazione (per esempio le facoltà medianiche e il dono del «radiesthésie» (percepire certe radiazioni misteriose) sono frequentemente ereditate (pag. 105)... 600 esempi vissuti nella mia esperienza di cura d’anime sostengo il fatto che un’attività occulta prolungata costituisce una condizione favorevole a diverse malattie psichiche. In tutte le serie dei casi, è stato possibile costatare un certa suggestione occulta, sotto la forma di una costituzione psichica particolare, estendendosi su quattro generazioni successive” (pag. 106).
“La chiaroveggenza, come effetto secondario, si manifesta molto spesso nella seconda o terza generazione dei congiunti, raramente nella prima. E’ empiricamente riconosciuto che la seconda manifestazione è una conseguenza frequente di una connessione magica, attiva o passiva, stabilita più volte con l’inconscio di una persona” (pag. 124) (K. E. Koch, “Occultisme e cura d’ame”, cit. da Chistian Klopfenstein, La Bible e la Santé, ed. La Pensée Universelle, pag. 236 - 237, 1977 (Paris)
Il dr. Ph. Encausse, in “Sciences occultes et déséquilbre mental”, riporta il pensiero di 80 medici, psicologi, psichiatri e professori, ai quali è stato loro chiesto se ci sono dei pericoli relativi alle pratiche occulte. All’unanimità, questi riconoscono il grave pericolo della pratica spiritica:
“I migliori, i più potenti medium hanno tutti
sofferto nel loro corpo e nell’anima. Ricordatevi la fine deplorevole
di Ch. Forster, che è morto di pazzia, ricordatevi di Slade, che è
epilettico, d’Egliton, il primo medium d’Inghilterra che ha sofferto
dello stesso male... Pensate alla triste sorte di Irvig Bishop. Ed
infine le sorelle Fox, le più anziane medium, le fondatrici dello
spiritismo moderno; dopo più di 40 anni di rapporti con gli «angeli»
(demoni), sono diventate, grazie a questi, delle pazze incurabili “
(Ibidem, pag. 239).
K. Koch, parla di suicidi, incidenti mortali, psicosi e di terribili agonie (Ibid., pag. 248).
Dio ha severamente proibito la pratica della magia, della stregoneria e quella dell’evocazione dei morti:
“Non vi rivolgere agli spiriti, né agli indovini; non li consultate, per non contaminarvi per mezzo loro... E se qualche persona si volge agli spiriti e agli indovini per prostituirsi dietro a loro, io volgerò la mia faccia verso quella persona e la sterminerò di fra il suo popolo... Non si trovi in mezzo a te... né chi consulti gli spiriti, né chi dica la buona fortuna, né negromante; perché chiunque fa queste cose è in abominio all’Eterno; e, a motivo di queste abominazioni, L’eterno il tuo Dio, sta per cacciare quelle nazioni dinanzi a te” (Levitico 19: 31; Deuteronomio 18: 10-12)
Partecipare ad una seduta spiritica significa secondo la Parola di Dio entrare in contatto con i demoni, principalmente con Satana, il padre della menzogna.
“Molti saranno visitati da spiriti di demoni che impersonificheranno congiunti o amici defunti e che insegneranno le eresie più pericolose. Questi visitatori faranno appello alle nostre più tenere simpatie e compiranno miracoli per avvalorare le loro pretese”. (GC. pag. 408).
Fonte: Past. Francesco Zenzale maran-ata.it
Secondo insigni studiosi, il revival del “magico” e dell’esoterico, cui si assiste oggi, è in diretto rapporto con la caduta e la crisi di valori della società contemporanea.
Il prof. Alfonso Di Nola afferma:
“Noi viviamo in un orizzonte in cui sono scomparse non solo le ideologie, ma anche le grandi utopie. Queste ultime cadute in parte all’interno dello stesso cristianesimo, sono crollate anche, in parte, all’interno del grande movimento marxista. Per questo motivo la gente si volge altrove, spesso nel magico, per trovare una risposta ai problemi e certezze che innalzino il senso della propria esistenza”.
Il dr. Kurt E. Koch, dichiara:
“Possiamo notare che l’abbandono della fede in Dio rende finalmente l’uomo schiavo della magia e delle forze occulte” (op. cit., pag. 73 - cit. da Chistian Klopfenstein, La Bible e la Santé, ed. La Pensée Universelle, pag. 230, 1977 (Paris)
Un’ultima delusione si evidenzia proprio nell’ambito della scienza; così si esprime Felice Mondella a riguardo:
“Contro la pretesa della scienza di controllare tutto e contro la sua presuntuosa onnipotenza, la magia, l’occulto, tutto ciò che è incantato e fantastico si presentano come un rifugio ad una ragione ormai in crisi o al delirio di una scienza che rischia di produrre mostri”.
“L’uomo insicuro si sforza con tutti i mezzi di sfuggire al tormento dell’incertezza relativo alla scomparsa dei loro cari, alla minaccia de futuro, del suo stato di salute e della sua stessa esistenza”. (Kurt E. Koch, op. cit., pag. 184 - cit. da Chistian Klopfenstein, op. cit., pag. 230).
Gli addetti ai lavori del mondo dell’occulto sostengono che esiste una differenza tra l’occultismo e lo spiritismo. Scrive Maurice Ray a proposito:
“...spiritisti e occultisti sono tutt’altro che d’accordo fra di loro, anzi, essi stessi negano di avere una qualsiasi somiglianza”, e secondo uno di loro è tanto ridicolo associarli quanto è ridicolo “pensare che il cameriere del refettorio della scuola politecnica faccia matematica superiore” (Ray Maurice, “L’occultismo alla luce del Cristo”, ed. Uomini nuovi, Marchirolo, Varese, 1980, pag. 12).
L’occultismo vero e proprio riunirebbe un insieme di filosofie, scritti sacri e di saggezza antica, allo scopo di formulare delle verità sull’origine del cosmo, la vita, la morte, il divino. Lo spiritismo, pur considerando tale “patrimonio”, si occupa del lato più pratico del fenomeno: l’evocazione delle entità. Esistono ulteriori e più complicate differenze, anche nello stesso ambito occultista, ma un loro esame ci porterebbe troppo lontano.
Il movimento spiritista si fonda su due postulati fondamentali:
Come l’occultismo e la magia anche lo spiritismo ha origini antichissime, probabilmente radicate nelle profondità dell’animo umano. L’uomo, non s’è mai rassegnato al pensiero di dover un giorno sparire per sempre, lasciando come ricordo ai posteri una misera manciata di polvere; ogni essere umano, in un modo o nell’altro, alberga nel suo cuore un viscerale desiderio d’immortalità: nessuna epoca in ciò ha fatto eccezione.
Già nel VI secolo a.C., in Cina, si trovano tracce di una credenza di comunicazione tra i vivi e i morti; accenni in tal senso si trovano anche nel IV secolo in coincidenza con la predicazione del Buddha. Non costituiscono eccezione le società Indù ed egizie; persino nella raffinata Grecia il culto dei morti era rinomato. Nell’antica Roma, l’evocazione degli spiriti assumeva un’importanza tale che per ogni fatto rilevante della vita si era soliti chiedere consiglio agli indovini. Quando C. Colombo sbarcò nelle Americhe non scoprì soltanto il nuovo continente, ma le già stabilizzate pratiche dell’evocazione dei defunti da parte degli indigeni. Attraverso il Medio Evo, questa credenza spiritica è infine giunta fino a noi presentandosi con abiti nuovi. Dal XIX secolo, infine, lo spiritismo inaugura una nuova fede.
“Siamo nel 1848. Giovanni e Margherita Fox, con le loro due giovani figlie, Margareth quindicenne, e Katie dodicenne, si trasferiscono in una casetta di Hydesville, un villaggio della contea di Wayne, stato di New York. Durante la notte la famiglia è svegliata da alcuni colpi secchi che potevano essere uditi in tutta la casa. Le due ragazze, per nulla spaventate, iniziarono per scherzo a rispondere ai colpi battendo le mani. Ogni battuta di mano ricevette un colpo per risposta. Allora Katie formò con le dita dei numeri chiedendo a Piedefesso (nome dato dalle ragazze all’entità) di dirle i numeri che via via andava formando. Siccome le risposte che ottenevano per mezzo di colpi erano sempre esatte, Katie osservò: «Ci vede e ci sente bene!». Margareth allora aggiunse: «Conta uno, due, tre e quattro», e i colpi risposero esattamente. Le ragazze si convinsero che l’autore dei colpi misteriosi era un essere intelligente che aveva la possibilità di rispondere battendo i colpi che gli erano richiesti” (Leroy E. Froom: Lo spiritismo moderno, Edizioni A.d.V. Firenze 1976, pag. 3).
Nacque così un codice improntato sullo schema di un rudimentale alfabeto Morse, e la famiglia Fox poté facilmente appurare le generalità del misterioso ospite che asserì di essere lo spirito di un merciaio ambulante assassinato e poi sepolto nella cantina della casa. Le indicazioni dell’entità risultarono esatte allorché l’indomani, fatte le debite ricerche, veramente i Fox scoprirono delle ossa nel luogo indicato dallo spirito. Le comunicazioni continuarono, e l’entità affermò che avrebbe rivelato cose meravigliose e, addirittura, i fondamenti di una nuova religione col fine di arrecare benefici all’umanità.
Nel 1854 il movimento spiritista contava già adepti in ogni parte degli Stati Uniti, e nel 1857 gettava le sue radici in Europa: Allan Kardec pubblicò «Il Libro degli Spiriti» e gli spiritisti ebbero il loro «vangelo». Nel 1883, a Chicago, sorse l’Associazione nazionale degli spiritisti, il più importante raggruppamento spiritista e il primo a definirsi addirittura «chiesa». Da allora le congregazioni spiritistiche si sparsero ovunque, si crearono ...dei ministri ordinati e consacrati; crebbero altre chiese con culti simili ai servizi religiosi protestanti.
Il 27 settembre 1893 si tenne a Chicago la Convenzione dei Delegati delle Società Spiritistiche degli Stati Uniti d’America dalla quale nacque e fu organizzata l’Associazione Nazionale spiritistica delle chiese negli USA. Fu susseguentemente formulata una dichiarazione dei principi grazie alla quale lo spiritismo si proclamava «Religione Universale» (ibidem pag. 8, 11).
“Si stima che in Francia ci siano più guaritori che medici, e sola Parigi contava, nell’anno 1977, 5000 veggenti. La professione di un astrologo sarebbe la più retribuita”. Maurice Ray, “Occultisme à la lumiere du Christ, pag. 174 - cit. da Chistian Klopfenstein, op. cit., pag. 230, 1977 (Paris).
“In occasione di una mostra sulla superstizione a New York, è stato valutato che la somma destinata annualmente in America, per la divinazione supera i 125 milioni di dollari... A Berlino, circa 1000 persone guadagnano la loro vita praticando la divinazione, chiromanzia e come astrologi... Si stima che nel mondo ecclesiastico, in Germania, ci siano più indovini che pretendono di avere un potere soprannaturale che pastori e preti” (K. E. Koch, op. cit., pag. 331 - cit. da Chistian Klopfenstein, op. cit. pag. 230, 231).
Un dato interessante che desidero sottoporre alla vostra attenzione, riguarda il postulato, comune a molte religioni: cristiane, orientali, animistiche, filosofiche e al New Age, relativo alla credenza nell’immortalità dell’anima. Conseguentemente, l’ipotesi spiritica, parrebbe accreditata, quindi esisterebbe la possibilità di entrare in contatto con i defunti. Tra le varie religioni cristiane, indubbiamente quella Cattolica è quella che maggiormente sostiene la dottrina dell’immortalità dell’anima. L’inferno, il purgatorio, il paradiso, la messa ai defunti, le indulgenze, la beatificazione dei «santi martiri»: i miracoli e le apparizioni mariane ne sono la cornice.
Secondo Papa Wojtyla, lo scopo dichiarato del giubileo è quello di fornire al popolo di Dio “un’esperienza particolarmente profonda di grazia e di misericordia divina”. Questa grazia si manifesterà in modo particolare attraverso la concessione dell’indulgenza plenaria a tutti quelli che adempiranno quanto richiesto nel documento apposito che accompagna la bolla di Indizione per il Grande Giubileo. In esso troviamo le seguenti parole:
“L’indulgenza plenaria può essere applicata per modo di suffragio alle anime dei defunti: con tale offerta si compie un insigne esercizio di carità soprannaturale…” (pag. 29).
Questo significa che si è liberati da tutte le pene temporali che l’anima dovrebbe patire nel purgatorio. E questo può essere fatto non solo a proprio favore ma anche a favore delle anime che sono già defunte. Il solo limite è che non si può ottenere più di un’indulgenza al giorno.
Comprendiamo bene che cosa significa per la chiesa Cattolica la dottrina dell’immortalità dell’anima? Che cosa succederebbe se la si mettesse in discussione, scoprendo che in realtà è falsa? Quali conseguenze economiche e di credibilità scaturirebbero per la Chiesa Cattolica? Quale profonda delusione proverebbero i fedeli che per anni, nell’intimo del loro cuore hanno creduto nella dottrina dell’immortalità dell’anima!
Oggigiorno la Chiesa Cattolica, e in parte il mondo protestante, fondano la loro ragion d’essere e il loro insegnamento su due mappe: la Tradizione e la Bibbia.
Secondo il concilio di Trento (sessione IV, dell’ 8 aprile del 1546), la Chiesa Cattolica, accetta e venera con uguale affetto, pietà e riverenza, tanto le Scritture dell’antico e nuovo testamento, quanto le tradizioni pertinenti alla fede e alla morale, conservate e trasmesse oralmente alla chiesa dopo l’ascensione di Gesù Cristo e gli apostoli.
Questa interpretazione fu di certo sostenuta dal card. Bellarmino (V 1621) che così scrisse:
“La Scrittura è una regola di fede non totale, ma parziale. La regola di fede è la Parola di Dio, ossia la rivelazione di Dio fatta alla Chiesa: essa si divide in due regole parziali, La Scrittura e la Tradizione. La Scrittura, essendo regola di fede non totale ma parziale, non comprende tutto, vi sono elementi di fede che non sono contenuti”. (Bellarmino, Disputationes de controversiis Christianae fidei adversus huius temporis, Venezia 1596, vol. 1 De verbo Dei 4, 12., cit. da Fausto Salvoni, in Dal Cristianesimo al Cattolicesimo, pag. 250).
Anche il Vaticano II mette la Scrittura e la Tradizione su di un piano di parità, quando afferma che devono essere accolte con «pari pietà e riverenza» (Dei verbum 9, ibidem, pag. 251), ma sempre sotto l’occhio vigile del Magistero, il quale «garantisce la genuina espressione della Parola di Dio» (ibidem, pag. 254)
Questo principio egualitario contrasta con i padri della Chiesa.
Ireneo - «Le scritture sono perfette, perché sono parola di Dio data per mezzo dello S. Santo; solo le Scritture sono la tradizione apostolica manifestata al mondo intero e che, nella chiesa, si indirizza a tutti quelli che desiderano ascoltare la verità» (Contro le eresie, lib. III, cap. 1).
San Girolamo, che ha tradotto la bibbia in latino (IV sec), scrisse: «Se voi volete chiarire le cose in dubbio, andate alla legge e alla testimonianza della Scrittura; fuori di lì siete nella notte dell’errore. Noi ammettiamo tutto ciò che è scritto, rigettiamo tutto ciò che non lo è. Le cose che si inventano sotto il nome di tradizione apostolica senza l’autorità della Scrittura sono colpite dalla spada di Dio». (Sul cap. I del profeta Aggeo).
Giovanni l’apostolo, fece la seguente dichiarazione:
“Io lo dichiaro a ognuno che ode le parole della profezia di questo libro: Se alcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe descritte in questo libro; e se alcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Iddio gli toglierà la sua parte dell’albero della vita e della città santa” (Apoc. 22: 18,19; cfr. Deut. 4: 2; 12: 32).
Gesù denunciò il comportamento dei Farisei nei confronti della Scrittura - Matteo 15: 1- 9.
La Chiesa Cattolica ha una sua mappa. Papa Giovanni Paolo II, ha dedicato l’udienza del mercoledì 24 giugno 1992 a questo tema. I criteri di discernimento che egli ci insegna si possono così riassumere:
1. la concordanza con la fede della Chiesa Cattolica;
2. la presenza dei frutti dello Spirito Santo: amore, gioia, pace;
3. la conformità con l’autorità della Chiesa e l’accettazione delle sue direttive. (Osservatore Romano del 25. 6. 1992) cit. in Messaggi Carismatici Cattolici, pag. 6)
Si evidenzia chiaramente che il riferimento alla Bibbia è in pratica inesistente. La fede Cattolica, con i suoi dogma e prescrizioni del magistero, indipendentemente dalla conformità evangelica, costituisce la norma.
Se voi avete qualche dubbio sulla veridicità della dottrina dell’immortalità dell’anima, credo sia indispensabile che vi rivolgiate alla Bibbia quale unica norma di fede e di condotta.
“Oggi si nota un notevole divario dalla dottrina che esse (Chiese protestanti) insegnano, ed è perciò necessario un ritorno al grande principio protestante: la Bibbia, solo la Bibbia come «unica» regola di fede e di condotta” (E. G. White, Il Gran Conflitto, pag. 150).
Ritorniamo alla concezione dell’uomo che muore e non muore, perché parte di esso si ritrova, dopo la morte in una dimensione diversa dalla nostra e che mediante una seduta spiritica si può rievocare.
Il concetto dicotomico anima - corpo è già presente nell’antica letteratura greca, dove l’anima è presentata in stretta connessione con il corpo, e secondo Omero, «Quando questa lo abbandona, gli viene a mancare al vita» (Hom. Od. 14, cit. nel Dizionario dei concetti Biblici del Nuovo testamento, ed. Dehoniane - Bologna, pag. 111).
Platone si fa interprete di un concezione secondo la quale con la morte, l’anima, è separata da corpo per tornare a se stessa e all’originaria immortalità. (Plato, Leg. 873 A\B, cit. ibidem, pag. 112)... Egli fonda (giustifica) la necessità dell’immortalità con il fatto che il tempo della vita è troppo breve perché ci sia un’incidenza morale sull’uomo. Quest’ultimo, in quanto anima, dovrà perciò sperimentare e valorizzare l’esperienza di più incarnazioni. Il corpo è per l’anima un vestito, una specie di prigione. La liberazione di questa prigione avviene tramite consacrazioni a Bacco, tramite la grazia di redentori, e con il distacco ascetico del medesimo essere terreno (Ibidem, pag. 113).
Il dogma dell’immortalità dell’anima risale al 1513, con il concilio di Laterano.
G. Miegge, scriveva:
“L’anima non è di essenza divina. Quando Dio dà il suo spirito (ruah), appare l’uomo-persona, l’anima vivente. L’anima muore quando Dio ritira il suo soffio (Eccl. 12:9). Non è immortale... La concezione di una immortalità naturale dell’uomo, dipendente dalla sua struttura fisica e spirituale (dualismo) deriva dal pensiero greco (Platone: “Il fedone” e Repubblica”. Nella concezione biblica la morte, a causa del peccato, fa perire l’uomo intero “corpo ed anima” (Dizionario Biblico, G. Miegge, voce Immortalità).
Claude Tresmontant, precisa che
"L'antropologia ebraica... è caratterizzata dall'assenza di dualismo anima - corpo, l'uomo è un'anima vivente. In ebraico, l'anima è l'uomo nella sua interezza. Non è possibile allora affermare che l'uomo abbia un'anima, ma piuttosto che egli sia un'anima. Allo stesso modo, dal punto di vista biblico, l'uomo è un corpo".
G. von Rad, chiarisce il pensiero affermando che il termine «nephesh», tradotto impropriamente per anima:
“indica ciò che costituisce un corpo essere vivente, animale o uomo... Se nephesh è reso con psyche, quest’ultima designa la «vitalità dell’uomo nel senso più largo» o semplicemente l’essere umano vivente” (G. von Rad, Teologia A.T., 1, 1972, cit, nel Dizionario dei concetti Biblici del N.T. pag. 114).
Il termine «anima vivente» (dall’ebraico nephesh o dal greco psyche, 873 volte nella Bibbia) a seconda del contesto in cui si trova, può significare vita (Es. 4: 19; Mat. 10: 39; 1 Re 17: 21,22; Giov. 10: 15, 17), che è localizzata nel sangue (Lev. 17: 11; Deut. 12: 23); persona (Sal 19: 7; Atti 27: 37; 1 Pietro 3: 20), individuo (Gen. 27: 4, 19). Non è mai associato al concetto dell’immortalità, anzi l’anima spesso rimanda all’idea della morte (Sal. 40: 14; Ezech. 18: 4, 20). «Anima per anima» equivale a «vita per vita» (Es. 21: 23).
In Genesi 2: 7, si legge che Dio formò l’uomo dalla polvere e fece un corpo. Poi lo unì all’alito vitale e l’uomo divenne «anima vivente». Pertanto nella Bibbia la definizione di anima è: Corpo + Alito vitale = Anima o Persona vivente. Un essere che respira è un’anima. Noi siamo Anime! Noi non abbiamo un’anima, ma siamo anime, vale a dire persone viventi, esseri viventi. L’anima non è un elemento, ma il risultato. Infatti, l’anima: ha sete e fame (Sal. 107: 9; Ger. 31: 14); ha desideri (Prov. 13: 4); prova gioia (Sal. 35: 9); ama (1 Sam. 18: 1); è vanitosa (Sal. 24: 4); può essere gonfia (Hab. 2: 4); prova amarezza (1 Sam. 1: 10); può peccare (Mich. 6: 7); muore (Ezech. 18: 4-20; 13: 19; Sal. 66: 9).
“Essa è dunque il complesso di tutta la personalità, dell’individualità dell’uomo, per cui «anima» può equivalere a «io stesso», «tu stesso», ecc. (1 Sam 18: 1). Possono essere designati come anime gli esseri viventi, intendendo in senso collettivo tutto ciò che ha vita, che vive (Lev. 11: 10; Gen. 1: 24). Nella legislazione, un’«anima» vuol dire l’uomo interessato dalle varie prescrizioni (Lev. 4: 25: 1,2-4, 15). Nel censire la popolazione, si conta «per anime» (Esodo 1:5; Deut. 10: 22)... L’AT può parlare di un morto designandolo con l’espressione «l’anima di un morto», e questo per indicare il suo cadavere (Num. 6: 6)” (Dizionario dei concetti Biblici del N.T. pag. 114).
R. Koch, biblista cattolico afferma:
“L’anima è l’uomo nella sua totalità. L’uomo non ha un’anima egli è un’anima. Non ha un corpo, è un corpo”.
Victor Frankl, psichiatra e padre della logoterapia, scriveva:
“Non si può trascurare il fatto... che la persona è spirituale. Infatti, non “ho” una persona, ma “sono” la mia persona. Non posso propriamente dire: “il mio io”; infatti “io” sono io, e non “ho” un io... L’essere umano, per il fatto di essere individuato, è centrato intorno ad una persona, è per ciò stesso anche integrato” (Dio nell’inconscio, Morcelliana, Brescia 1977 p. 22).
Conseguentemente, i morti, non pensano (Sal. 146: 4); non sanno nulla (Eccl. 9: 5); non conoscono le meraviglie e la giustizia di Dio (Sal. 88: 10-12); non rendono culto al Signore né lo lodano (Sal. 6: 5; Sl. 115: 7). Non provano amore, odio o invidia e non possono comunicare con i vivi (Eccl. 9: 6). Non vedono ciò che sta accadendo alla loro famiglia in vita (Giob. 14: 10-21) e non svolgono alcun’attività (Eccl. 9: 10; Is. 38: 18-19).
Roland du Pury , precisava:
“L’immortalità dell’anima è la problematica speranza dell’incredulità; mentre la risurrezione dei morti è la sicura attesa della fede” (cit. da C. Gerber, op. cit. pag. 238).
L’ipotesi spiritica alla luce della parola di Dio pare infondata. Ora, se i morti dormano, nell’attesa della beata speranza della risurrezione, che cosa c’è dietro alle presunte manifestazioni spiritiche?
Fonte: Past. Francesco Zenzale maran-ata.it
"Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto " (Mt 4,10)
Parlando di satanismo ci si riferisce a persone, gruppi o movimenti che in forma più o meno organizzata praticano l’adorazione e l’evocazione del demonio. Per maggior precisione riportiamo la definizione di Massimo Introvigne:
"Il satanismo - da un punto di vista storico e sociologico - può essere definito come l’adorazione o la venerazione, da parte di gruppi organizzati in forma di movimento, tramite pratiche ripetute di tipo culturale o liturgico, del personaggio chiamato Satana o Diavolo nella Bibbia". (Massimo Introvigne, Indagine sul satanismo. Satanisti e anti-satanisti dal seicento ai nostri giorni, Mondadori, Milano 1994, p. 12).
A livello ideologico si possono distinguere due correnti di satanismo: esiste un "satanismo impersonale""satanismo personale" (qualificabile come "occultista"), invece, pretende di poter dare all’uomo la felicità attraverso l’adorazione di Satana, da qui deriva l’esigenza di un culto che si esprime attraverso sacrifici e soprattutto con la "messa nera", che è fondamentalmente una parodia blasfema della Messa Cattolica. Il corpo nudo di una donna funge da altare su cui viene appoggiato il calice dove viene insozzata l’Eucarestia, trafugata dai Tabernacoli. Oppure si verificano "orge rituali", pare in effetti che la componente sessuale abbia un ruolo fondamentale nel satanismo in quanto la ripetizione dell’atto separato dal suo fine procreativo è interpretata in senso magico come voler dare origine all’anima della persona (non tutti infatti avrebbero un’anima immortale, ma solo coloro che sono capaci di "costruirsela" con apposite tecniche). Notizie di questi riti sono spesso annunciate nei telegiornali o riportate nella cronaca di vari quotidiani. Per i satanisti occultisti la liturgia del culto rappresenta una vera adorazione a Satana, mentre per quelli razionalisti è semplicemente una metodologia ricca di simboli, che ha lo scopo di liberare i praticanti da quelle che vengono qualificate come "superstizioni religiose". Pare che in Italia la maggior parte dei satanisti appartenga a quello che gli studiosi definiscono come "satanismo acido", un’atmosfera in cui, più che ai contenuti demoniaci e anticristiani, si dà maggior risalto al consumo di droghe. (qualificabile anche come "razionalista" e "materialista"), il quale ritiene che Satana non è una persona e propone l’affermarsi dell’uomo contro Dio, contro la morale e contro ogni autorità e limite. Il
La Civiltà Cattolica, la prestigiosa rivista dei Padri Gesuiti, descrive l'attuale fenomeno del satanismo in questi termini:
"Indubbiamente, il satanismo pone un problema a parte. Esso non va confuso né con l’astrologia, né con la magia, né con lo spiritismo e tanto meno con l’esoterismo, anche se i satanisti possono essere astrologi, maghi e spiritisti. Esso ha una componente psicologica che confina con la follia e con la perversione sessuale, ma anche una componente antireligiosa e anticristiana di odio contro Dio e contro Cristo. Si tratta di un fatto che non va indebitamente maggiorato con l’estenderlo come fu fatto nel passato nei processi per stregoneria - a tutte le pratiche magiche, ritenute altrettanti interventi del demonio; ma sarebbe ingenuità ritenerlo un innocuo e divertente gioco di società per persone avide di sensazioni "forti" e di esperienze surreali. Il satanismo infatti è uno dei tanti segni della presenza del Potere delle tenebre - come Gesù chiama Satana - nel nostro mondo e del suo dominio su coloro che vi si sono assoggettati".
Del fenomeno se ne è occupato anche il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, che in un rapporto sulle sette religiose, parla di tre raggruppamenti principali in Italia che si rifanno al culto di Satana: il satanismo razionalista, quello acido e il luciferismo. Nel primo, Satana rappresenta "un simbolo di ribellione, anticonformismo ed edonismo". In quello acido il richiamo "è un mero pretesto per dare sfogo ad intime perversioni, attraverso esperienze drogastiche, orgiastiche o atti di violenza". E' questo, si sottolinea nella relazione, il fenomeno più incontrollabile e pericoloso. Nel luciferismo, invece, Satana è uno dei principi vitali, dunque non è il male, ma semplicemente l'opposto di Dio.
Satana è visto come il simbolo di una visione del mondo anticristiana, edonista ed antimorale. Il satanismo in questo caso è una religione atea che si identifica con un culto della ragione. Il gruppo più famoso in questa sezione è la Chiesa di Satana, fondata nel 1966 a San Francisco da Anton LaVey. Nato a Oakland nel 1930, tra il 1969 e il 1972 LaVey pubblica alcuni libri che diverranno famosi in tutto il mondo: La Bibbia di Satana; Il libro completo della strega; I Rituali satanici. Anton LaVey si fa chiamare "il gran sacerdote di Satana" e la chiesa si dà dei veri e propri "sacramenti" satanici: battesimo, matrimonio, funerale. La Marina Militare degli Stati Uniti indicherà la Chiesa di Satana come uno dei gruppi religiosi più diffusi tra i suoi uomini, inserendola in un manuale per i cappellani dove si espongono in dettaglio tutte le "necessità spirituali" dei marinai. Nel manuale la Chiesa di Satana viene definita "del potenziale umano", dove Satana non è un essere antropomorfico ma rappresenta le forze della natura. Di fatto la filosofia della "Bibbia di Satana" è questa:
"La vita è la grande indulgenza la morte è la grande astinenza. Per questo godetevi il meglio della vita qui e ora". La chiesa ha grande successo tra i divi di Hollywood, mentre in Europa il più alto numero di lettori delle opere di LaVey è in Italia. I gruppi si ritrovano in "grotte". Oltre ai citati sacramenti vi sono una serie di altre cerimonie tra cui spicca la messa nera, parodia blasfema e ricca di contenuti sessuali della messa cattolica.
In questo caso si accetta sostanzialmente la visione della storia e del mondo della Bibbia cristiana, schierandosi però semplicemente "dall'altra parte" e mettendosi al servizio del diavolo. Negli Stati Uniti questo genere di satanismo è il risultato di scismi nella Chiesa di Satana, in Europa si rifà di più all'occultismo della fine del secolo scorso. In questa sezione trova posto "Il tempio di Set" una setta fondata nel 1975 a San Francisco da Michael A. Aquino, già aderente alla Chiesa di Satana dal 1969. In seguito all'invocazione di Satana, Aquino riceve il comando di venerarlo non più con il vecchio nome ma con quello di "Set". Aquino presenta i suoi insegnamenti nel libro Magia nera in teoria e in pratica.
Sono i gruppi a sfondo sadico, orgiastico o drogastico, dove il satanismo consiste in - o secondo alcuni studiosi è il pretesto per - atti di violenza, orge e droga-parties. Si tratta in effetti di piccolissimi gruppi, non strutturati, che si formano e si disfano solo per compiere qualche gesto particolare. Sono quindi gruppi effimeri e disorganizzati, specializzati in crimini rituali e orge, anche se non tutti i presunti crimini rituali e le orge hanno sempre a che fare con il satanismo. Solo un gruppo ebbe una certa notorietà alla fine degli anni '60. Era "La Famiglia" guidato da Charles Manson, detto Satana ed autore di una strage a Los Angeles nella quale fu uccisa l'attrice Sharon Tate, incinta all'ottavo mese, ed altri ospiti della sua villa.
I "satanisti acidi" formano piccoli gruppi di circa dieci-quindici persone, sono spesso giovanissimi, si ritrovano per consumare droga, leggere libri satanici ed ascoltare il rock cosiddetto satanico. La musica rock - naturalmente non tutta satanica - è spesso utilizzata direttamente o indirettamente quale strumento di propaganda e culto. Direttamente quando si suonano o ascoltano canzoni apertamente inneggianti al diavolo; indirettamente quando le "comunicazioni sataniche" sono "nascoste" in messaggi subliminali contenuti nei dischi e udibili unicamente ascoltando le canzoni nel senso contrario a quello in cui sono state incise. Anche gli aspetti sacrificali sono da tenere in considerazione e, negli Stati Uniti, dal sacrificio di animali si è spesso passati alla tortura ed all'omicidio rituale. In questo tipo di satanismo sono da rilevare anche le attività di profanazione di cimiteri e chiese, e rituali orgiastici e sacrificali nel boschi attorno alle città o ai piccoli paesi.
E’ un satanismo di orientamento manicheo o gnostico, che traduce in miti e riti teologie in cui Satana o Lucifero è oggetto di venerazione all'interno di cosmogonie che ne fanno un aspetto "buono" o comunque necessario del sacro e della divinità. In questa corrente il movimento organizzato più noto è quello nato a Londra nel 1961 e scioltosi nel 1974, denominato "The Process".
Dopo aver cercato di dare uno sguardo generale al fenomeno del satanismo, cerchiamo ora di esaminare da vicino la realtà di un gruppo satanico, soffermandoci proprio sui Bambini di Satana. Attingeremo le nostre informazioni dal volume di Massimo Introvigne Indagine sul satanismo. Satanisti e anti-satanisti dal seicento ai nostri giorni, edito da Mondadori (Milano 1994).
Innanzi tutto occorre dire che la denominazione completa è quella di "Bambini di Satana Luciferiani"; essi rappresentano probabilmente il gruppo più grande del satanismo "pubblico" italiano. Il loro fondatore è lo stesso presidente Marco Dimitri, che è nato nel 1963. Prima di fondare i Bambini di Satana, intorno al 1980, Dimitri frequenta a Bologna il gruppo ufologico della "Fratellanza cosmica", il cui leader era Roberto Negrini, un appassionato seguace del mago inglese Aleister Crowley. Quest’ultimo nasce nel 1875 e muore nel 1947, è tradizionalmente ritenuto un satanista, anche se propriamente - secondo un’interpretazione rigorosamente sociologica e storica - è un occultista, dato che si differenzia dal satanista classico in quanto adotta una filosofia atea anche se piena di simboli. Crowley apre comunque la strada a tutti coloro che hanno cercato di riscoprire il satanismo nelle sue varie forme; Dimitri resta fortemente influenzato dall’ideologia crowleyana, soprattutto per quanto riguarda l’idea della potenza assoluta dell’individuo, di cui il sesso è manifestazione. Oggi dichiara che fin dalla più tenera età mostra tendenze sataniche che lo avviano al satanismo vero e proprio: già dal 1982 organizza infatti riti diabolici nella provincia di Forlì, nel pesarese e nella sua città, Bologna. Inizialmente i riti si svolgevano in luoghi isolati, in seguito il gruppo che si costituisce attorno a Dimitri si raduna in un tempio a celebrare le "messe nere" e le "messe rosse" in cui, secondo quanto afferma il fondatore, si ricorre a rapporti sessuali ed anche omosessuali e sado-masochistici per scatenare determinate energie. L’iniziazione avviene tracciando sulla fronte dell’iniziato, che è nudo, il numero 666 (numero che si riferisce alla "bestia" di cui si parla in Apocalisse 13,18) con il sangue del fondatore detto "la grande Bestia". Così questi riceve "il marchio della Bestia". L’iniziato firma anche un patto con il proprio sangue tramite il quale si impegna a mantenere il segreto e proclama il demonio suo dio per tutto il tempo e oltre. Gli adepti possono accedere ai rituali solo mostrando la tessera di appartenenza che viene pagata a scadenza annuale.
I Bambini di Satana offrono una gamma completa di servizi rituali agli adepti: si va dai matrimoni fra uomo e donna a quelli fra uomo e uomo o donna e donna, ma esistono anche matrimoni a tre, secondo le diverse combinazioni, cioè "uomo-uomo-uomo", "donna-donna-donna", "uomo-donna-uomo" e "donna-uomo-donna". Ci sono poi anche matrimoni fra coppie di qualunque tipo e quello fra parenti di qualunque grado. Per i cattolici e gli aderenti alle altre religioni è prevista una cerimonia di annullamento del rito battesimale, che precede il battesimo satanico. Si conclude la serie di servizi con i rituali di possessione diabolica e di dannazione di persone e oggetti. Il testo base è il Vangelo Infernale, un’opera che per metà descrive rapporti sessuali di tutti i tipi, un’altra parte è invece un elenco di nomi di demoni ed infine l’ultima parte è una descrizione in cui vengono approfondite le ragioni della magia ed i rituali magici. Qui è evidente l’influsso di Crowley, ma emerge anche chiaramente la filosofia satanica che anima i Bambini di Satana.
Essa è riassumibile in sei punti:
a. esaltazione del vizio;
b. l’arte viene esaltata come "demoniaca" per eccellenza;
c. la guerra è vista come forza positiva;
d. la scienza è anch’essa esaltata perché ritenuta nemica delle religioni;
e. lo spirito è visto come confidenza orgogliosa in se stessi;
f. infine viene esaltata anche la ricchezza.
Segue un "catechismo amorale" che proclama che solo nel satanismo vi è la possibilità di realizzare materialmente i propri desideri. Dimitri non è per niente modesto nelle sue pretese, in quanto si proclama come unico riferimento del culto demoniaco mondiale.
I Bambini di Satana, nel 1992 hanno avuto noie giudiziarie a causa di un’irruzione dei Carabinieri durante un rituale in cui la sacerdotessa giaceva nuda sull’altare. Per Dimitri le conseguenze penali non sono state gravi, anche se ha perso il suo lavoro di guardia giurata e si è dedicato alla professione di mago. La pubblicità anche negativa e la sua partecipazione alle trasmissioni televisive hanno comunque incrementato il numero degli aderenti. Recentemente, lo stesso gruppo è stato fatto oggetto di diverse accuse più gravi; occorre precisare a tal proposito che il compito di stabilire la consistenza delle stesse spetta alla Magistratura e non è certo di nostra competenza. La lettura del fenomeno che noi stiamo conducendo, che è una lettura storica, sociologica e portata avanti secondo un’ottica cattolica, invece, deve necessariamente soffermarsi su altri aspetti del problema.
Innanzi tutto occorre rilevare che nell’ideologia del gruppo fondato da Dimitri rientrano in effetti temi tipicamente satanici, quindi non è possibile liquidare il problema riducendo il tutto all’aspetto sessuale e pornografico, anche se questo gioca un ruolo decisivo all’interno del gruppo. Nonostante l’ideologia tipicamente satanica, però, Dimitri ed i suoi adepti appaiono piuttosto come "satanisti di secondo piano". I veri satanisti sono pochi e vivono nell’assoluta discrezione, ben sapendo che la loro sussistenza è affidata proprio a questa. Essi non frequentano la televisione, e non indossano borchie e magliette con scritte inneggianti a Satana - come fanno Dimitri ed i suoi seguaci - ma spesso girano in giacca e cravatta con valigetta ventiquattrore. Non a caso le due "Chiese di Satana" di Torino, entrambe aventi tra i 60 ed i 70 adepti, sono popolate da imprenditori (quella appartenente al filone del "satanismo impersonale" o "razionalista"), professionisti e commercianti (quella appartenente al filone del "satanismo personale"). Per incominciare a risolvere il problema che il satanismo pone alla società, occorrerebbe allora, ancora prima che un’azione legale, possibile solo nel caso ci siano prove concrete - e non è sempre così facile averle -, un’opera di demistificazione nei confronti di personaggi che appaiono spesso più desiderosi di dare sfogo ai propri istinti sessuali e di esibizionismo che di incontrare e sperimentare la presenza di chi dicono di venerare.
Volendo trarre qualche conclusione sul fenomeno del satanismo, è possibile sviluppare almeno tre diversi ambiti di considerazioni.
1. Il satanismo rappresenta senza dubbio un fenomeno inquietante, la cui pericolosità sociale non è certo da sottovalutare.
2. Dal punto di vista sociologico - secondo lo schema di classificazione proposto dal CESNUR - il satanismo, si presenta a tutti gli effetti come un fenomeno estremo. I movimenti satanisti nascono dalla delusione per non aver potuto ottenere le capacità e i poteri di Dio, nonostante gli sforzi tipici dell’occultismo e della magia cerimoniale, da qui la negazione di Dio e l’adorazione del suo avversario, il diavolo.
3. Secondo la Parola di Dio il culto al demonio appare come un atto gravemente peccaminoso, in quanto si oppone al primo comandamento ("Non avrai altri dei di fronte a me"). Il culto a Satana è una forma di idolatria. Inoltre, la magia viene respinta, poiché dietro di essa si cela il commercio con i demoni (Gal. 5: 20; Apoc. 9: 20s; 18: 23; 21: 8; 22: 15). Il culto pagano mette in contatto coi demoni (1Cor. 10: 20ss); anzi, i demoni si celano dietro al paganesimo in generale (Apoc. 9: 20); operano nel presente (Efes. 6: 12) e comunicano la loro sapienza (Giac. 3:15), per cui è molto importante il discernimento degli spiriti (1Giov. 4,1; 1Cor. 12,10).
4. Dal punto di vista profetico il satanismo diverrà particolarmente attivo alla fine dei tempi (1 Timoteo 4:1-2; Apocalisse 16: 13-14).
Fonte: Past. Francesco Zenzale maran-ata.it
La Bibbia. Spesso gli spiriti la citano; ad essa si rifanno; più
frequentemente ne travisano il messaggio. Ma anche i terrestri non
hanno le idee chiare sulla sua attendibilità.
Esaltata da alcuni,
schernita o ignorata da altri, la Bibbia è comunque un libro di cui
tutti hanno sentito parlare. Destinata a scomparire, secondo pareri
illuminati, è invece oggi il libro più letto al mondo, e la sua
tiratura in copie ha di gran lunga sorpassato quella di qualsiasi libro
mai stampato.
Sepolta, messa all’indice, bruciata nei roghi, la Bibbia è tornata a spuntare ad ogni secolo.
Passata al vaglio dall’alta critica, rimaneggiata, tagliuzzata e
svilita dagli stessi teologi, è uscita indenne anche dall’indagine più
severa. Basti pensare che proprio al momento in cui essa subiva
l’attacco più micidiale, nasceva una disciplina scientifica che
l’avrebbe sommamente rivalutata: l’archeologia biblica. Studiosi
insigni hanno portato alla luce intere città, templi, monumenti che
confermano in pieno ciò che la Bibbia aveva detto da sempre.
Una critica fondamentale mossa alla Sacra Scrittura è quella riguardante la sua storicità. Un caso emblematico di tale scetticismo è quello riferito al nome di un re assiro, Sargon, la ci menzione è fatta soltanto nel libro del profeta Isaia, ma non appariva su nessun documento antico conosciuto. Nel XIX° secolo gli archeologi riportarono alla luce i resti del famoso archivio reale di Assurbanipal di Ninive, e nella moltitudine delle tavolette trovate rinvennero un testo nel quale si faceva cenno di una campagna militare condotta proprio da Sargon, l’illustre sconosciuto che solo la Bibbia menzionava ormai da secoli. Da questo punto si potrebbe iniziare a scrivere una lunghissima sequenza di citazioni di fatti consimili; non essendo possibile, rimandiamo ad una cospicua ed interessante lettura delle numerose opere di archeologia biblica. Tra i tanti studiosi che hanno espresso dichiarazioni in favore della Bibbia, ricordiamo soltanto il prof. Clemente Ricci. E’ importante citarlo per il semplice motivo che era un ateo. Prima di morire, il professore dava il suo ultimo corso di Storia delle religioni alla facoltà di Lettere e Filosofia all’Università Nazionale di Buenos Aires; era, nel campo, uno dei più eminenti e colti professori dell’istituto. Conosceva il sanscrito, l’ebraico, il greco, il latino e diverse lingue moderne. Un giorno uno studente del suo corso che doveva preparare un lavoro di dottorato, andò a chiedergli un consiglio sul soggetto da trattare.. Il prof. Ricci gli rispose così: “Sarò ben lieto di aiutarti. Ti consiglierei di scrivere sull’archeologia della Palestina; ho un buon numero di documenti originali che ho ottenuto durante la mia spedizione archeologica, e sarò ben lieto di lasciarteli usare. In questo modo sarai capace di confermare nella tua tesi, ciò che è stato già dimostrato: l’autenticità e la veridicità storica della Bibbia”, poi aggiunse: “Non cessare mai di investigare la Bibbia. Non permettere alle mie classi di portarti via l’interesse per lo studio di questo libro meraviglioso. Le Scritture sono una luce brillante, un faro per la tua vita”. Di fronte all’evidenza, l’onestà si inchina. Purtuttavia, nonostante le illustri dichiarazioni a suo favore, la Bibbia non può essere considerato un manuale di storia; poiché i fini per cui è stata scritta vanno oltre questa sola possibilità.
Quando lo stato di Israele, attuale, iniziò la sua politica di
valorizzazione delle terre desertiche, chiese a degli esperti di
scoprire delle fonti acquatiche. Questi si misero al lavoro utilizzando
la Bibbia come fonte di informazione e come mappa geografica. Si
dedicarono alla ricerca sistematica di tutti i nomi ebraici, aramaici e
arabi, nel testo biblico, contenenti la parola ‘acqua’. Nello stesso
tempo sottolinearono tutte le indicazioni in cui si faceva riferimento
a pozzi scavati, e in particolar modo utilizzarono ampiamente il libro
della Genesi.
Il lavoro non fù facile; i luoghi avevano i nomi
cambiati dagli odierni abitanti e le traduzioni erano spesso
completamente diverse dall’originale. Ciononostante gli esperti
giunsero ad identificare parecchi pozzi d’acqua che vennero esplorati,
ritenuti ancora utili e, quindi, utilizzati. Alcuni di questi pozzi
risalivano addirittura a 3000 anni addietro, ed erano stati scavati
dagli antichi patriarchi biblici.
Ma chi redasse i testi scritturali, non si pose mai l’obbiettivo che la Bibbia risultasse attendibile geograficamente.
E neppure scientificamente.
Nonostante ciò non si può non restare stupefatti quando si confrontano
le conoscenze di carattere medico-sanitario degli israeliti, con quelle
di popoli che la moderna cultura ha sommamente innalzato.
Oggi conosciamo un importantissimo testo di medicina, scritto in Egitto
intorno al 1552 a. C.: il Papyrus Ebers. E poiché l’Egitto “occupava
una posizione di dominio nell’antico mondo medico, questo papiro
riveste grande importanza come documento sulla conoscenza medica di
quel tempo”. In esso sono contenute delle ricette ad uso di coloro
che perdono i capelli, e altri consigli curativi. Tutti del seguente
tenore: “Per impedire che i capelli diventino grigi, ungeteli col
sangue di un vitello nero ch’è stato bollito in olio, o col grasso di
crotalo”; un’altra ricetta consigliava: “per le schegge conficcate
nella carne”, una applicazione di “sangue di verme e letame d’asino”.
Osserva il Mc. Millen: “Poiché il letame pullula di spore di tetano,
non c’è da meravigliarsi se i casi di tetano fossero numerosissimi in
tali occasioni.
Nella stessa epoca in cui veniva scritto il ‘Papyrus Ebers, nasceva
Mosè. Sappiamo che venne educato alla corte di Faraone e, senza dubbio,
dovette conoscere questo trattato di medicina. Purtuttavia, quando il
Signore lo chiamò per condurre gli ebrei lontano dalla schiavitù
d’Egitto, nel deserto ricevette una particolare promessa: “Se ascolti
attentamente la voce dell’Eterno, ch’è il tuo Dio, e fai ciò ch’è
giusto agli occhi miei e porgi orecchio ai miei comandamenti e osservi
tutte le mie leggi, io non ti manderò addosso alcuna delle malattie che
ho mandato addosso agli Egiziani, perché io sono l’Eterno che ti
guarisce”.
Intendiamoci, non è certo Dio che si diverte a mandare il male. Il
brano in questione pone piuttosto in evidenza il fatto che l’uomo è
libero di scegliere anche contro le indicazioni di Dio, che lo vuole
educare e salvare: se le indicazioni di Dio tendono, nel caso in
questione, a salvaguardare dalle infezioni, scegliere altrimenti
significa esporsi alle loro micidiali conseguenze. Inoltre, ed è questo
il senso più immediato del testo: è posta in evidenza la profonda
‘scientificità’ dei consigli divini, in contrasto con le superstiziose
dissertazioni dei medici egiziani.
Se si scorrono le pagine del testo biblico, ci si rende conto che una
delle piaghe più tremende di quei tempi era la lebbra, ma non solo di
quei tempi: nel Medio Evo, ad esempio, nulla fù trovato quale rimedio
per arginare l’infezione che si estese sull’intera Europa, mietendo
milioni di vittime.
Identiche conseguenze si ebbero con la peste. Furono i cristiani a
prendere in mano la situazione, applicando la procedura e le norme
igieniche contenute nella Bibbia e riportate nel libro del Levitico (
cap. 13, vers. 26); dell’uomo colpito da lebbra si dice: “Sarà impuro
tutto il tempo che avrà la piaga; è impuro, se ne starà solo; abiterà
fuori del campo”. Si agì di conseguenza e i risultati furono
eccellenti. Ancora oggi, nel mondo medico, si guarda con rispetto a
quei semplici ed efficaci insegnamenti. Arturo Castiglione, nel suo
libro A History of Medicine afferma che “ le leggi contro la lebbra
contenute nel capitolo XIII del libro del Levitico possono essere
considerate il primo esempio di legislazione sanitaria”; e Mc. Millen
aggiunge:
Non appena le nazioni europee si resero conto che l’applicazione della quarantena biblica permetteva l’arresto della lebbra, esse l’applicarono nei confronti della peste. I risultati furono ugualmente spettacolari e furono salvate milioni di vite. Se queste piaghe letali avessero seguito liberamente il proprio corso, molte celebrità del Rinascimento forse non sarebbero mai nate o sarebbero morte di morte prematura. Fu così che l’Europa subì una grande svolta solo perché gli uomini cominciarono a mettere in pratica le parole rivolte da Dio agli israeliti: ‘Se ascolti attentamente la voce dell’Eterno, ch’è il tuo Dio…io non ti manderò addosso alcuna delle malattie.
Nonostante tale prova di attendibilità, la Bibbia non è assolutamente un libro di scienze; essa però da delle certezze, delle verità appropriate alle esigenze dell’uomo; ne appaga le aspirazioni, non proiettandole in un mondo astratto e fittizio, ma risolvendole nella concretezza del vissuto storico, quotidiano. La Bibbia, è vero, ci parla di esseri celesti, ma li fa camminare sulle strade polverose degli uomini e li fa mangiare ai loro stessi banchetti; ci parla di cielo, ma lo considera intessuto con le vicissitudini degli uomini; ci parla di un uomo concreto, ma anche di un Dio concreto, personale, amico dell’uomo e interessato alla sua vicenda terrena, nonché al suo futuro eterno. Nulla, nella Bibbia, veste le tinte del superfluo e dell’astratto.
Una
delle accuse forti che vengono mosse nei confronti della Scrittura è di
essere mancante sul terreno della concretezza, e di raccontare
l’assurdo, l’impossibile.
Confesso che non mi riesce facile
immaginare un Dio capace solo del banale e del possibile. Tuttavia non
sarei in grado di accettare un Dio abbarbicato sulle inaccessibili
guglie dell’impossibile: il Dio della Bibbia, è tanto concreto da
permettersi di mangiare pane e pesci subito dopo l’evento ‘impossibile’
della resurrezione.
Evento impossibile come quello del monte della trasfigurazione,
dove , ancora una volta, un Dio invisibile, ma concreto, rende concreto
l’invisibile. L’evangelista Luca, nel raccontare l’evento miracoloso,
si premurerà di usare termini significativi per richiamare le
situazioni e le categorie di spazio-temporalità, quasi avvertisse il
pericolo che l’evento potesse essere letto in chiave mitica. Al
versetto 28, del capitolo 9 del suo Vangelo, Luca scrive: “Or avvenne
che circa otto giorni dopo questi ragionamenti, Gesù prese con sé
Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare…”
L’azione si svolge in un contesto spazio-temporale, in un dato giorno
della storia, ad una data ora di quel giorno, in un particolare luogo
geografico. La trasfigurazione avvenne sul monte, non in un luogo
filosofico, o nella mente illuminata dei presenti; avviene, è avvenuta
nella realtà:
L’universo soprannaturale - afferma Francis Schaeffer - non è lontano. Piuttosto il contrario: c’è una continuità perfetta, come nella vita normale. Perciò leggiamo in Luca 9:37 che il giorno seguente a questo avvenimento, Gesù scese dal monte ed entrò nelle normali attività della vita. In effetti, il quotidiano susseguirsi delle cose procedeva nel suo svolgimento mentre essi erano là sul monte…Mentre salivano sul monte, essi non entrarono nell’altro filosofico. E se avessero avuto un orologio al polso, non si sarebbe fermato ad un certo momento: avrebbe continuato a camminare. E quando essi scesero in pianura, era il giorno successivo e il normale succedersi degli eventi seguiva il suo corso .
Anche l’apostolo Paolo incontrò concretamente ‘l’invisibile’. Non ebbe una esperienza mistica; rimase fermamente ancorato alla terra, poiché è su essa che il divino lo incontrò. Quando lo stesso apostolo racconterà la sua conversione e gli eventi che l’avevano accompagnata, avrà cura di specificare che era avvenuta “sulla via di Damasco”, intorno a “mezzogiorno”, e che la voce udita gli aveva “parlato in lingua ebraica”. La conclusione, ancora affidata a Schaeffer, è illuminante: “Questa è una delle cose più significanti contenute nella Parola di Dio in mezzo alle polemiche del ventesimo secolo. Abbiamo una dichiarazione sullo spazio, il tempo, la storia e la comunicazione razionale… Essa si realizza nello spazio e nel tempo. Il Cristo glorioso e risorto gli parlò in lingua ebraica. A mezzogiorno, sulla via di Damasco, Gesù apparve…ad un uomo chiamato Saulo”. La Bibbia racconta di uomini e di storia, non di chimere e di fantasie; parla di cose di tutti i giorni, non di mondi delle ombre; parla di un Dio unico e personale che vuole incontrare persone.
Scrive lo scienziato e teologo Jean Flory: “la teologia moderna, particolarmente dopo Rudolph Bultmann, parla di smitizzare la Bibbia. Intendendo con ciò che bisognava espurgare la santa Scrittura di tutti i concetti pseudo-scientifici incompatibili con le nostre conclusioni attuali “. E’ indiscutibile che nell’età dei viaggi spaziali non è possibile ammettere che esistano dei “depositi per la grandine” (18), o che la terra sia “sostenuta da colonne”. Sono, queste, espressioni contenute nella Bibbia; appartengono al genere della letteratura poetica e non scientifica; l’autore sacro utilizza delle immagini, senza dubbio colorite, ma pur sempre immagini, non concetti scientifici. Anche l’apostolo Giovanni nello scrivere il libro dell’Apocalisse, usa questa forma espressiva quando scrive: “E il cielo si ritrasse come una pergamena che si arrotola”. Oggi assistiamo ad una operazione pseudo-culturale di recupero delle antiche tradizioni, di antichi culti pagani, di antiche filosofie; e stranamente, persino da studiosi di alto livello e cultura, questo materiale riceve una attenzione e una considerazione mai riservati alla Bibbia. Dottori e professori, senza dubbio stimati, sono pronti a spendere più che semplici parole per favolette scritte sull’argilla, ma storcono il naso di fronte ai racconti biblici deridendo quanti vi prestano fede. Le accademie e le università sono colme di cattedratici disposti a raccontare di idre a sette teste, giganti che si squartano, dèi che fecondano ciò che trovano a portata di mano, o che vomitano ogni sorta di elementi; dèe simili a vacche o a spighe di grano, ma sono stranamente in imbarazzo a citare Sansone, il diluvio o anche solo la creazione dal nulla del Dio di Mosè. Prendiamo, per un confronto, il racconto mitologico della creazione conosciuto come il Mistero di Atrahasis. Per la Bibbia, Dio è prima di tutte le cose, Egli è l’Eterno e il Creatore. Nel Mistero, gli dèi non sono altro che uomini costretti a scontare una pena: “Quando gli dèi erano ancora umani - si legge nel poema - essi lavoravano e sopportavano la fatica, grande era la fatica degli dèi, pesante il loro lavoro, e lunga la loro pena”. Per la Bibbia l’uomo è creato ad “immagine e somiglianza di Dio”, allo scopo di essere il signore della creazione e il collaboratore del Creatore. Nel Mistero, l’uomo è creato per servire gli dèi. Nel testo mitico si legge che uno di essi, Ea, propose agli altri dèi di creare l’uomo e di destinarlo ai lavori penosi in loro vece. Il Dio della Bibbia dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sugli animali, su tutta la terra, e su tutti i rettili che strisciano sulla terra “. Nel Mistero scopriamo che gli dèi, disturbati dalle urla e la confusione prodotti dagli esseri umani ormai cresciuti a dismisura in quanto a unità, si pentono di averli cerati, e minacciano di fare una strage: ma l’umanità è poi salvata grazie al tradimento di uno degli stessi dèi. Ci fermiamo qui. Questi, e altri racconti mitici, ricevono facilmente il patentino di credibilità, mentre per ciò che racconta la Bibbia si fa enormemente fatica a credere che sia realmente accaduto. Dinanzi ai reperti pagani e mitologici, quasi nessun accademico è colto dal dubbio che possano avere una certa importanza; mentre di fronte alla Bibbia, gli stessi studiosi, si chiedono se mai sia stata scritta dai suoi autori, nei secoli, o se sia semplicemente il prodotto di un unico, abile falsario. Si cerca con alacrità di collocare storicamente gli episodi di carri volanti che distruggono intere città col raggio laser, ma si vorrebbe cancellare dal tempo l’evento della distruzione di Sodoma e Gomorra. Abbiamo più volte constatato , parlando con alcuni di questi studiosi, che essi si comportano come se i sobri racconti della Bibbia facessero ridere, mentre le esagerazioni dei miti fossero da investigare con profonda serietà. Niente da eccepire riguardo le intelligenti strutture con cui sono costruiti i miti; gradiremmo più onestà e intelligenza quando si considerano i contenuti della Bibbia. Anche perché la Bibbia è stata scritta in funzione antimitica: è forse proprio questo che disturba?
Si accusava, appunto la Bibbia, di essere un libro di miti. Ma cos’è un mito?
Secondo gli studiosi del settore, nel mito trovano la loro collocazione
personaggi che sono la personificazione delle forze della natura e dei
suoi fenomeni. Si può parlare anche di ‘princìpi’: il principio del
male, il principio del bene, il principio del femminile ecc.; oppure di
personificazioni della terra, del cielo, del fuoco, dell’acqua.
Quindi il mito non è una spiegazione scientifica, (anche se alcuni di
essi sembra rappresentino complessi processi astronomici), e neppure
pre-scientifica; il mito è piuttosto il frutto della potenza
immaginativa dell’uomo che esprime per mezzo di tali rappresentazioni
le forze sconosciute che agitano la sua esistenza. Il mito, e la
situazione che rappresenta, si situano in un tempo che non è quello
della storia, un tempo che i filosofi chiamano “altro” o “differente”;
un tempo fittizio, astorico.
Nella Bibbia, invece, incontriamo il nostro tempo, il nostro spazio; la
storia realmente vissuta, nel tempo reale. Le stesse apparizioni di Dio
seguono, o se vogliamo dire, sottostanno armonicamente alle categorie
spazio-temporali conosciute e sperimentate dall’uomo.
Tornando alla Bibbia, il racconto del Genesi anziché rappresentare un
mito presenta tutte le caratteristiche per apparire proprio il suo
contrario, cioè un antimito. Il tempo della Genesi è un tempo che ci
appartiene: “sette giorni”, “sera e mattina” ecc. Nei racconti del
libro non appaiono affatto mostri e titani ad ingombrare la scena, ma
solo Jhaveh e gli uomini. La funzione di questi scritti è
essenzialmente pedagogica: ad esempio, quando lo scrittore afferma che
la ‘luce’ è creata il primo giorno e la fonte della luce, il sole, è
creato soltanto il quarto giorno, non vuole assolutamente scardinare le
nozioni scientifiche acquisite, e neppure porsi sul piano mitico; ma
vuole soltanto testimoniare che Dio è luce, e che questa potrebbe
risplendere anche in assenza del sole. In secondo luogo, l’autore sacro
testimonia della funzione antimitica della Parola di Dio, non
assegnando agli astri nessuna di quelle caratteristiche e importanza
attribuitegli invece dai credenti nei miti. Il come e il perché lo
vedremo più approfonditamente nel capitolo dedicato all’astrologia.
Una caratteristica peculiare della Bibbia sono le profezie. Molte di queste riguardano la persona e la missione di Gesù; da esse apprendiamo che Gesù stesso è Profeta e Messia, Figlio di Dio, Salvatore dell’umanità. Per nessun profeta era mai stato detto tanto. Nessun profeta è stato ‘profeticamente’ annunciato come lo è stato il Cristo. Più di trecento passi dell’Antico Testamento annunciano Gesù come il ‘liberatore degli oppressi’, il ‘redentore dal peccato’. Il profeta Michea, vissuto 700 anni prima di Cristo, aveva profetizzato il luogo di nascita del Messia: “Ma da te, o Bethlehem Efrata, piccola per essere tra i migliai di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni”. Sette secoli dopo nasceva a Betlemme, nella Giudea, Gesù Cristo. Un altro grande uomo di Dio, Isaia, aveva invece profetizzato così: “Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la vergine concepirà, partorirà un figliolo, e gli porrà nome Emmanuele”. Lo stesso profeta, nel cinquantatreesimo capitolo del suo libro, tratteggia un impressionante profilo della missione di Gesù in veste di Messia, promesso ad Israele. Ma la gran parte degli israeliti non comprese il messaggio di questa profezia, poiché attendevano non un “servo sofferente” e umile, ma un condottiero potente e vittorioso. Compresero invece Giuseppe e Maria; l’angelo che li avverte della imminente nascita di Gesù, annuncia anche il compimento delle profezie di Michea e di Isaia: “…ecco un angelo del Signore gli apparve in sogno dicendo: ‘Giuseppe, figliuol di Davide, non temere di prender teco Maria tua moglie; perché ciò che è in lei, è generato dallo Spirito Santo. Ed ella partorirà un figliuolo, e tu gli porrai nome Gesù, perché è Lui che salverà il suo popolo dai loro peccati”; e l’evangelista Matteo aggiunge: “Or tutto ciò avvenne affinché si adempiesse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: ‘Ecco, la vergine sarà incinta e partorirà un figliuolo, al quale sarà posto nome Emmanuele’, che interpretato vuol dire: ‘Iddio con noi’” . Lo steso evangelista, nel secondo capitolo del suo evangelo, avrà cura di ribadire:
Or essendo Gesù nato in Bethlehem di Giudea, ai dì di re Erode, ecco dei Magi d’Oriente arrivarono a Gerusalemme dicendo: ‘Dov’è il Re dei Giudei che è nato?’…Udito questo, il re Erode fu turbato, e tutta Gerusalemme con lui. E radunati tutti i capi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informò da loro dove il Cristo doveva nascere. Ed essi gli dissero: ‘In Bethlehem di Giudea, poiché così è scritto per mezzo del profeta: ‘E tu, Bethlehem, terra di Giuda, non sei punto la minima fra le città principali di Giuda; perché da te uscirà un Principe, che pascerà il mio popolo Israele’.
Questo brano mette in evidenza che il coinvolgimento dei Magi nel
grande evento della nascita di Cristo, fù possibile grazie ad una
diffusa conoscenza, in Oriente, delle profezie messianiche, di cui gli
stessi Magi erano indubbiamente attenti studiosi.
Chiudiamo questa
breve carrellata profetica sulla vita di Gesù, presentando una
sconcertante profezia riguardante la sua morte. Il profeta Zaccaria
aveva annunciato: “E io dissi loro: ‘Se vi par bene, datemi il mio
salario, se no, lasciate stare’. Ed essi mi pesarono il mio salario;
trenta sicli d’argento. E l’Eterno mi disse: ‘Gettalo per il vasaio,
questo magnifico prezzo per il quale m’hanno stimato’.E io presi i
trenta sicli d’argento, e li gettai nella casa dell’Eterno per il
vasaio”. Nel testo si comprende che Dio parla a Dio stesso. Siccome Gesù è
Dio, si evince che il Padre stia parlando di suo Figlio, il quale
sarebbe realmente stato venduto da Giuda, il traditore, per trenta
denari. L’evangelista Matteo, scrivendo a riguardo di questo episodio,
riporterà in maniera straordinariamente esatta gli elementi costitutivi
dell’oracolo e attualizzandoli ne constata la realizzazione profetica:
Allora Giuda, che l’aveva tradito, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì, e riportò i trenta sicli d’argento ai capi sacerdoti e agli anziani, dicendo : ‘Ho peccato, tradendo il sangue innocente’. Ma essi dissero: ‘Che c’importa? Pensaci tu’. Ed egli lanciati i sicli nel tempio (nella casa dell’Eterno,ndr), s’allontanò, ed andò ad impiccarsi. Ma i capi sacerdoti, presi quei sicli, dissero: ‘Non è lecito metterli nel tesoro delle offerte, perché son prezzo di sangue’. E tenuto consiglio, comprarono con quel denaro il campo del vasaio da servir da sepoltura ai forestieri. Perciò quel campo, fino al dì d’oggi, è stato chiamato: ‘Campo di sangue’. Allora s’adempì quel che fu detto dal profeta.
E’ in questo modo che la Bibbia dimostra di essere un libro di verità.
La maggior parte delle profezie contenute nella Sacra Scrittura si sono adempiute con impressionante precisione; tuttavia ce ne sono ancora alcune che devono trovare il loro adempimento: ad esempio quelle riguardanti la seconda venuta di Cristo sulla terra. Ma nella loro totalità le profezie additano e confermano sempre una persona: Gesù Cristo, il profeta profetizzato, anch’egli conoscitore e promotore di profezie. Ciò che la Bibbia ha detto di Lui si è avverato puntualmente, e Gesù lo spiegò ai suoi discepoli con estrema semplicità: “Queste sono le cose che vi dicevo quand’ero ancora con voi: che bisognava che tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi, fossero adempiute. Per proteggere i suoi discepoli, Gesù profetizzò gli eventi disastrosi dell’assedio e della caduta di Gerusalemme, che si sarebbero dovuti verificare quarant’anni dopo la sua ascensione al cielo: “Le vedete tutte queste cose? -disse mostrando ai discepoli le mura della città e del tempio - Io vi dico in verità: non sarà lasciata qui pietra sopra pietra che non sia diroccata”. Tito distrusse Gerusalemme nel 70 d.C. e di quei meravigliosi edifici di allora non restano che alcune pietre a raccogliere le lacrime di un intero popolo. A quelle pietre faceva riferimento la straordinaria profezia del profeta Daniele, detta anche delle Settanta Settimane. Per la complessità del suo studio non possiamo occuparci qui di questo oracolo; affascina comunque sapere che per mezzo di esso, circa 600 anni prima che gli eventi profetizzati accadessero, si era già in grado di stabilire esattamente l’anno del battesimo del Messia e l’anno della sua morte. Né a Buddha, né a Maometto, sono state riservate tante attenzioni; a nessun altro capo religioso, a nessun profeta - vero o presunto che sia - è stato profetizzato come e quanto per Gesù Cristo. Nessun saggio, guru, o maestro umano ha mai detto, fatto, profetizzato con la misura, l’ampiezza e la veridicità di Cristo. Benché la storia dei movimenti religiosi presenti svariate figure di uomini e donne degni di rispetto e ammirazione, nessuno di essi può arrogarsi i diritti e i titoli attribuiti a Gesù: Figlio di Dio e salvatore del Mondo. La Bibbia conferma che Egli è “la Via, la Verità e la Vita”.
La Bibbia, appunto. Possiamo fidarci della sua attendibilità?
Purtroppo oggi, molte persone sincere, che sono alla ricerca di una via
spirituale e di un Dio Salvatore, rinunciano ad approfondire i temi
della tradizione cristiana a causa delle sconcezze inscenate dalle
chiese cristiane, compresa la Cattolica Romana quale rappresentante più
antica della corrente. Per colpa delle assurdità predicate e perpetrate
dagli uomini di chiesa, molti sinceri ricercatori non sono riusciti ad
apprezzare e ad appassionarsi alla figura di Gesù e allo studio della
Bibbia.
“Se la Bibbia è falsa - afferma il teologo Renè Pache - come potrebbe
da un testo di menzogne derivare la più alta moralità? L’acqua non
risale più in alto della sorgente e la menzogna non produce la
verità”.
Circa 45 persone differenti tra loro per cultura, sensibilità,
estrazione sociale, mezzi espressivi hanno messo mano alla redazione
del libro sacro: nonostante questa sua caratteristica, la Bibbia
presenta un’armonia e un’unità letterarie elevatissime. Alla sua
redazione, durata sedici secoli, hanno collaborato re, sacerdoti,
contadini, pastori, medici, insegnanti, uomini di legge, storici,
uomini di stato ecc. Tale assortimento non danneggia, né sminuisce il
valore del messaggio; il miracolo è tutto qui: “Da dove sarebbe potuta
provenire - continua il Pache -, attraverso tutta la Bibbia, una tale
unità di visione, di struttura, di messaggio e di dottrine, nonostante
i secoli ed i numerosi strumenti necessari per la sua redazione? C’è
una sola risposta a questa domanda: in realtà la Scrittura non ha che
un unico Autore, lo Spirito Santo. Per Lui la Rivelazione è una, poiché
parla sempre del solo vero Dio”. Come non restare incredibilmente
sorpresi quando si sente dire che esimi studiosi sono capaci di
rigettare questa imponente produzione a causa di un frammento, di un
rotolo, o di qualche pergamena gnostica o esoterica che, di tanto in
tanto, si riesce a far saltare fuori da anfratti misteriosi.
Il Dio Unico e Vero ha parlato agli uomini per mezzo dei suoi profeti; Egli stesso ha ispirato gli scrittori della Bibbia.
La Bibbia, dunque, potrebbe realmente essere ‘la mappa’ che stavamo
cercando, il punto di riferimento solido e incontestabile per vagliare
ogni pretesa spiritistica.
Vorremmo ancora una volta ribadire che esprimiamo la nostra stima e il
più profondo rispetto per ogni espressione di fede, ma ci premuriamo di
aggiungere col Bocchini, che spesso: “…in nome di un parziale, o
perlomeno discutibile, concetto di rispetto, si appiattisce ogni
esperienza religiosa, dimenticando che se è vero che ogni religione è
certamente valida, e quindi da rispettare, stimare, conoscere, non è
detto che siano ugualmente tutte vere”.
Non possono essere sullo stesso piano, ed ugualmente vere, le
rivelazioni di Gesù e quelle di Maometto. Esse anziché completarsi
armoniosamente , si contrastano e si escludono a vicenda.
Potremmo ancora considerare ‘sublime’, una rivelazione che umilia gli
uomini col sistema degradante delle caste? Non ha forse detto lo stesso
Vivekanda, una delle maggiori figure dell’Induismo, che “nessuna
religione ha trovato accenti così sublimi per celebrare la dignità
dell’uomo e nessuna società schiaccia la testa ai miseri tanto
spietatamente quanto la società indiana”?
Certo, si obietterà, lo stesso metro di giudizio può essere applicato a
‘certi cristiani’ e alla loro maniera colpevole di predicare il
messaggio del Cristo; ma il cristianesimo e Cristo sono in più casi
distinti, mentre le caste, il disprezzo per i paria, sono tutt’uno con
gli dèi e la religione induista.
Afferma il Bergman: “L’Evangelo è la risposta di Dio a tutte le
religioni, a tutti gli uomini. E’ il completamento, e di fatto la fine
di tutte le religioni. Esso è la Rivelazione di Dio. E’ ciò che Egli ci
comunica personalmente…Buddha, per esempio, confesserà alla fine della
sua vita: ‘Io cerco sempre la verità’. Ma Gesù dice: ‘Io sono la
Verità’”.
Da questo punto, possiamo riprendere il discorso sospeso sullo Spiritismo.
Fonte: Luigi Caratelli maran-ata.it
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