Sarebbero trentamila le palme attaccate in
Sicilia dal punteruolo rosso. Il triplo rispetto alle diecimila finora
considerate. Lo sostengono i ricercatori della facolta' di
Agraria dell'universita' di Palermo, secondo cui su una palma
che manifesta i sintomi della presenza del coleottero, ce ne
sono altre due gia' malate ma ancora asintomatiche. La scoperta
aggrava dunque una gia' drammatica situazione per la quale la
Regione ha appena chiesto lo stato di calamita'. "Le palme che
mostrano i segni del punteruolo rosso - sostiene Stefano Colazza,
ordinario di Entomologia agraria del dipartimento di Scienze
entomologiche dell'Università - sono soltanto la punta
dell'iceberg, difficile credere che in questo momento ci siano
in Sicilia palme sane. Il rischio e' di perdere completamente
il patrimonio naturalistico e paesaggistico dell'Isola".
1697 sono stati complessivamente i beni d'arte rubati in Sicilia
nel 2008 a fronte dei 483 dell'anno 2007. E' quanto emerge dal
consuntivo dei carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale
della Sicilia. I dati provengono dalla Banca Dati dei Beni Culturali
illecitamente sottratti, costantemente alimentata dai Carabinieri del
T.P.C. e che oggi è la più grande memoria informatica del mondo per la
tematica oggetto di tutela. In particolare lo scorso anni i furti,
complessivamente 63, sono stati compiuti: 2 nei musei; 10 in enti
pubblici; 31 nelle chiese e 20 presso privati.
La provincia più 'saccheggiata' dell'Isola è quella di Palermo ben 20 sottrazioni di opere d'arte, seguita da Catania con 19. I carabinieri sottolineano che la statistica mostra un calo dei furti di opere d'arte a danno dei privati, in parte spiegabile anche attraverso la deterrenza costituita dall'intensificarsi delle attività di controllo al mercato, sia quello di tipo tradizionale, esercizi commerciali, fiere e mercatini, sia al nuovo mercato telematico, siti web ecc., nel contempo si evidenzia un sensibile incremento dei furti a danno delle chiese siciliane, nonostante un generale miglioramento dei sistemi di sicurezza e delle procedure di catalogazione informatica dei beni già avviato da tutte le diocesi.
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Il numero delle persone alla ricerca
di lavoro è salito a 883 mila unità con un aumento del 12,5%: di
riflesso, il tasso di disoccupazione è tornato a crescere passando al
12%, con un aumento di 1,2 punti rispetto al corrispondente periodo
dell'anno precedente. Nel 2009 il Pil nelle regioni del Sud
diminuirà dell'1,5% a fronte di un -1% dell'Italia, con un netto
rallentamento della domanda interna.
Questa la previsione contenuta nel XVIII Report Sud della Fondazione Curella e del Diste presentato ieri a Palermo.
Secondo
l'indagine nel 2008 il Pil nel Mezzogiorno ha fatto registrare una
flessione dell'1,3% e per il Centro-Nord dello 0,2%. Nella media dei
primi nove mesi del 2008, il numero degli occupati al Sud è risultato
di 6 milioni 504 mila unità corrispondenti a un tasso di variazione
negativo pari allo 0,1% rispetto all'anno precedente (+1% il dato
dell'Italia). "Il Mezzogiorno sta sprofondando - dice il presidente della Fondazione Curella, Pietro Busetta -,
al Paese questo non interessa e si parla di una supposta questione
settentrionale tanto da dirottare le risorse previste per il Sud al
Centro-Nord. Il dato positivo sulle esportazioni deve fare riflettere:
ci dice, infatti, che il Mezzogiorno si può salvare solo contando sulle
proprie forze.
Una previsione sconcertante viene espressa dal presidente del Diste, Alessandro La Monica: "Il quadro che emerge è che per il Mezzogiorno probabilmente ancora il peggio deve arrivare. Gli andamenti e i cicli economici che si registrano nelle regioni dell'area centro settentrionale, interessano il Mezzogiorno con un gap medio di circa un anno, per cui se l'economia italiana è entrata nella fase recessiva nella primavera del 2008 a cui è seguito un brusco peggioramento nel secondo semestre 2008, è prevedibile che il Mezzogiorno deve ancora vivere la fase acuta".
Nel corso del dibattito sono state poste alcune soluzioni ideali per il
superamento della crisi e del Gap tra il centro-nord e il Meridione. Il
nodo strategico per molti è la riforma della Pubblica Amministrazione e
l'adozione di misure anti-crisi specifiche per il Mezzogiorno.
"Il
problema primario del Sud Italia è la riforma e l'innovazione della
Pubblica Amministrazione, senza le quali sarà quasi impossibile
invertire il destino del Meridione", dice Francesco Saverio Coppola direttore dell'SRM (Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno).
Riccardo Padovani, direttore della Svimez sostiene che "il
nodo cruciale sarà rendere le politiche anti-crisi coerenti con le
specificità del Mezzogiorno e con le politiche regionali di sviluppo
che non devono conoscere indebolimento in questa fase di recessione".
Altro punto di vista autorevole da parte di Vincenzo Fazio, ordinario di Economia Politica dell'Università di Palermo:"Per
fare immediati passi avanti bisogna eliminare gli ostacoli che è la
Pubblica Amministrazione a porre nella gestione delle risorse e nella
gestione del sostegno alle imprese".
E per il professore Mario Centorrino, ordinario di Politica Economica all'Università di Messina, dai dati del Report "emerge
l'assoluta necessità che le politiche anti-crisi siano
territorializzate e tengano conto delle specificità del Mezzogiorno
come la disoccupazione, le aree di povertà e il deficit
infrastrutturale".
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Tra i doveri dei coniugi, per la chiesa, rientra quello della procreazione. E dopo una sentenza della cassazione lo stesso vale per lo Stato. Dal punto di vista religioso, nel canone 1084 del vigente Codice di Diritto Canonico si legge:
"L'impotenza copulativa antecedente e perpetua, sia da parte dell'uomo
sia da parte della donna, assoluta o relativa, per sua stessa natura
rende nullo il matrimonio".
Ma ora le nozze all'interno delle quali la coppia non concepisce figli
e si limita ad avere solo rapporti protetti sono da considerare nulle anche per lo Stato. E questo anche se la scelta deriva dalla malattia di un coniuge che potrebbe mettere a rischio la salute della madre e del nascituro. E' quanto afferma la Corte di Cassazione nella sentenza n. 814/2009.Pagina 5 di 76