Tra gli spammers è diffusa l'abitudine di lanciare attacchi basati sul dizionario, per cui le lettere meno utilizzate per i nomi di persona sarebbero quelle meno sfruttate per l'invio di spazzatura digitale. Richard Clayton, ricercatore dell'Università di Cambridge, ha proposto un'ipotesi interessante ma tutta da dimostrare. Inoltre è inutile nascondere il proprio indirizzo di posta elettronica, o utilizzare delle immagine nelle nostre pagine Web, gli spammers lo troveranno lo stesso! Perchè?
Secondo Clayton esisterebbe una relazione quasi matematica tra lettera iniziale dell'indirizzo email e quantità di spam
ricevuto; per cui se l'inizale è A, M, S, R o P almeno il 40%
dei messaggi ricevuti saranno spam, se invece l'iniziale è Q, Z o Y
allora la percentuale scenderà al 20%.
Si parla tanto di Chat-dipendenza ma un altro fenomeno preoccupante riguarda la dipendenza da Email. I sintomi quali ansia,
incapacità di risolvere problemi, scarsa concentrazione,
integrazione sociale e comportamenti compulsivi. L'Università britannica di Loughborough ha condotto uno studio in cui viene provato un collegamento tra ossessione per il controllo della posta elettronica e sviluppo delle capacità razionali e di relazione con gli altri. In particolare vi sarebbe un problema relativo alla capità di
organizzare i pensieri nel momento in cui si scaricano le email in
arrivo: chi controlla la posta ogni 5 minuti perde circa 8 ore alla
settimana per ricordarsi cosa stava facendo prima.
L'Università di Oxford ha condotto uno studio sulla diffusione dell'ADSL e l'Italia sarebbe in forte ritardo; ci consoliamo col fatto che anche in Spagna e Gran Bretagna pochi sono stati i progressi negli ultimi anni. Secondo i ricercatori, in questi Paesi vi sarebbero dei ritardi
strutturali per cui la Rete non consentirebbe di fornire agli utenti la
possibilità di navigare su Internet in modo veloce e soddisfacente; in generale le
connessioni disponibili sarebbero mediamente troppo lente.
Inoltre, Spagna, Gran Bretagna e Italia mostrerebbero problemi interni di carattere economico per cui la penetrazione della connessione veloce rimane ancora bassa e lenta; l'età media molto alta delle
popolazioni e la congiuntura economica negativa potrebbero contribuire
al permanere di questa situazione.
Si chiameranno Ecopunti e costituiranno una rete di
postazioni per il recupero dei materiali di scarto. Il primo verrà
inaugurato il 13 settembre a Moncalieri, nella periferia di Torino a cura di Recoplastica,
azienda piemontese che sta lanciando questo progetto. Anche Messina avrà i suoi Ecopunti a fine settembre. Recoplastica
organizzerà un incontro con oltre 1400 amministratori pubblici, aziende
e privati cittadini per spiegare come immagazzinare e compattare i
rifiuti può essere un business. L'azienda in pratica vuole fornire un servizio efficiente
di raccolta differenziata soprattutto il riutilizzo dei materiali di
scarto. Una nuova opportunità di lavoro in quanto l'azienda prometterebbe duemila euro netti al mese
a chi gestisce in franchising e riesce a far fruttare al meglio un
Ecopunto che ricicla plastica, vetro, alluminio, carta e cartone. Il giro d’affari del settore del recuperoe della preparazione per il riciclaggio è più che raddoppiato dal 2002 al 2007 passando da 2,1 a 4,7 miliardi di euro e le aziende attive sono, in Italia, circa 3500. E le aziende che usano materiali di riciclo per fare i loro prodotti
vedono aumentare ordini e fatturati. Come, per fare qualche esempio, le
Ceramiche My Way
che crea mosaici utilizzando siringhe, fiale e flebo che vengo o
trasformate in vetro; oppure i bijoux creati da Giulia Pesante ricavati
da trucioli di alluminio, ma anche felpe in plastica riciclata di
Patagonia.
Insomma, i rifiuti non sono soltanto un costo, ma possono avere una
seconda vita, redditizia per di più, chi sa aguzzare l’ingegno. Bella idea quella della Recoplastica Srl che è guidata dal Messinese Pippo Famulari, consigliere della IV circoscrizione.