La mostra Caravaggio e Rubens si terrà al Museo Regionale a fine gennaio e resterà
aperta per due mesi. In esposizione i dipinti, entrambi realizzati
quattrocento anni fa, nel 1608, L´adorazione dei pastori di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, che si trova al Museo Regionale di Messina, e l’adorazione realizzata da Pietro Paolo Rubens,
custodita al Museo di Fermo (Ascoli Piceno)
Certamente doveva essergli arrivata l’eco di invenzioni tanto
innovative. Se noi conoscessimo, di Rubens, soltanto la natività di
Fermo, ci configureremmo un pittore di stretta osservanza caravaggesca,
«fiammingo ma da putto allevato in Roma». Vi sono in essa, infatti, una
grande coerenza organizzativa e una perfetta unità di azione che,
attraverso Caravaggio, aprono lo spazio barocco. È notevole che questo
esordio italiano di Rubens avvenga quando ancora Caravaggio è vivo.
Mentre Caravaggio viene rifiutato dai committenti nella Morte della
Vergine, per avere rappresentato «con poco decoro la Madonna gonfia e
con le gambe scoperte», interpretando le ragioni più autentiche del
Cristianesimo, Rubens lo capisce benissimo e ne condivide la visione.
Così nel 1607 acquista il grande dipinto per il duca di Mantova. È in
quel momento che Rubens diventa Caravaggio. A quattrocento anni di
distanza, attraverso le opere nelle quali vive lo spirito degli
artisti, Caravaggio e Rubens si incontreranno a Messina, cent’anni dopo
il terremoto che, all’alba del 28 dicembre 1908, sconvolse la città. E
minacciò di cancellare anche l’opera di Caravaggio che Rubens avrebbe
voluto vedere. L’Adorazione dei pastori, appunto, dipinta per l’Altare
maggiore di Santa Maria la Concezione in contrada della Verza. Un’opera
che sembra pensata per essere vista da Rubens, un notturno povero, con
il gruppo dei pastori e san Giuseppe in adorazione della Madonna e del
Bambino distesi a terra sulla paglia sotto la «capanna rotta e disfatta
d’assi e di travi». Finalmente Rubens incontra Caravaggio. Ma quando
crede di averne rubato l’anima, Caravaggio è già più lontano; non si
diverte con gli effetti speciali, con la luce che dal basso riverbera
sul gruppo d’angeli come era stato nelle Opere di misericordia. Rubens
si impegna, gioca con le luci strisciate, con i chiaroscuri. Caravaggio
ormai non si compiace di virtuosismi «caravaggeschi». Ripensa il
Vangelo e rinuncia a ogni artificio con una sconvolgente semplicità.
Rubens esibisce una bravura esagerata, trionfante. Caravaggio anticipa
miracolosamente la sensibilità dei «vinti» di Malavoglia.
La Cappella del Centro Commerciale Tremestieri sarà inaugurata martedì 30 dicembre alle ore 10 nel corso di una cerimonia in cui saranno presenti oltre al sindaco di Messina e altri componenti dell’amministrazione comunale anche alcuni rappresentanti del consiglio della Prima Circoscrizione.
L’iniziativa che si svolge in collaborazione con la parrocchia di S.
Domenica di Tremestieri, presieduta da padre Giuseppe Lonia e nasce per
offrire uno spazio al sentimento religioso dei lavoratori e dei
visitatori del Centro.
La cappella si trova al secondo piano. Volutamente sarà molto semplice. Un piccolo altare dove spicca un crocifisso donato
da un cliente del Centro.
Il piccolo tempio è sicuramente uno dei pochi in Sicilia e nel
Meridione d’Italia a essere inserito in una grande struttura
commerciale. Un piccolo spazio religioso
aperto a tutti e in qualsiasi momento della giornata.
Shakespeare ed altri sapori è un divertente reading che
raccoglie alcune delle più celebri scene delle commedie di William
Shakespeare. Sogno di una notte di mezza estate, Molto rumore per
nulla, La dodicesima Notte, Romeo e Giulietta, Come vi pare,
sono alcune delle opere rivisitate in chiave farsesca e moderna. E' la
Daf Associazione Culturale che presenterà la rivisitazione delle opere del grande scrittore al Vittorio Emanuele
martedì 30 dicembre ore
20.30, al 4° piano del Teatro di Messina. I brani riguardano scene di commedie e tragedie in cui i
protagonisti sono giovani, un lui ed una lei, sposati o che intendono
farlo, e a seconda del genere di appartenenza dell’opera da cui sono
tratti affrontano il problema del rapporto uomo - donna in modo più o
meno drammatico o divertente. Non potendo chiedere al pubblico di
conoscere alla perfezione le trame delle opere di Shakespeare, si
propone la lettura all’interno di un contesto narrativo che non sia
solo sinossi dei testi, ma filo conduttore che guidi l’ascoltatore
durante la lettura, informandolo sui precedenti, sugli sviluppi e su
Shakespeare e il suo tempo. Non si porta in scena un testo, ma si
racconta una storia attraversandone molti. Tutto ciò con una
messinscena mobile e dinamica, con un linguaggio teatrale non snaturato
ma vicino ai giovani, che mette in gioco parola, musica e corpo. Alla
fine della pièce teatrale, i partecipanti potranno ammirare una mostra
espositiva di stampe d’epoca pre e post terremoto, seguita da una
degustazione di prodotti tipici.
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Stava per
chiudersi il 1908. Le festività natalizie erano appena trascorse e la
maggior parte degli italiani si accingeva a festeggiare il nuovo anno
quando, la mattina del 29, la grave, tremenda notizia, veniva
letteralmente sparata su tutta la
stampa italiana: Orrendo terremoto in Sicilia e Calabria è il titolo a
tutta pagina del Corriere. L’immensità del disastro appare così
devastante che fin dal 30 dicembre si parla di 70.000 morti a Messina e
25.000 a Reggio. Tutto sembrava incredibile. La maggior parte dei
sopravvissuti, dopo giorni, non riusciva ancora a capire che cosa
effettivamente fosse accaduto. Tutto avvenne in una sequenza così
disarmante ed inumana che ci fu persino chi pensò ad un contemporaneo
bombardamento di centinaia di corazzate. Erano le 5.21 della mattina di
martedì 28 dicembre, era ancora buio ma la maggior parte della gente
era già in piedi, pronta ad avviarsi al lavoro, chi l’aveva, o alla
ricerca di uno chi non l’aveva. Pronti ad affrontare una nuova giornata
di stenti. Improvvisamente, un cupo, profondo brontolio si sente come
provenire dalle viscere della terra e il tempo di chiedersi cos’è stato
che tutto crolla sotto i piedi. Chi riesce ad uscire illeso dalla quasi
totale distruzione, si avvia verso il mare per accorgersi con sgomento
che, invece, è il mare a venire loro incontro. Onde immense alte oltre
11 metri si abbattevano su tutto ciò che incontravano e, nel ritorno in
mare, con il risucchio irresistibile, trascinavano dietro quel ch’era
rimasto di case e interi palazzi.
L’enorme massa di detriti, compresi migliaia di esseri umani che il
mare sradicava dalla terra, aveva ostruito lo Stretto di Messina. Il
paesino di S. Alessio, vicino a Reggio Calabria, l’istante successivo
che un’onda alta 11 metri e 70 cm l’ha travolto, è stato cancellato
dalla faccia della terra.
Svaniscono come
fantasmi gli edifici neoclassici della monumentale Palazzata del
lungomare, scompaiono le chiese barocche dove Filippo Juvara aveva
mostrato il suo primo talento e la strada dei Monasteri. Quando la furia
si placa, Messina e Reggio si trovano in un buco nero dal quale non si
può lanciare nemmeno un Sos. In questo luogo inesistente resteranno per
tutta la mattina e tutto il pomeriggio del 28 dicembre fino a quando -
come ricostruisce Giorgio Boatti nel suo libro "La Terra Trema" - alle
17.25 arriva sulla scrivania di Giolitti, Presidente del Consiglio e
ministro dell'Interno, il telegramma che finalmente fa rompere gli
indugi. Ma un'intera giornata preziosa è andata perduta. I primi aiuti
arrivano dalle navi ancorate al porto di Messina. In giornata il
piroscafo Usa Washington e poi la nave Montebello portano a Catania i
primi feriti messinesi, mentre il mercantile inglese Afonwen fa rotta
verso il porto di Siracusa. Da queste due città partono i primi aiuti e
viene lanciato l' Sos che raggiungerà le squadre navali russa e inglese
che si addestravano al largo delle coste siciliane.
Sul finire della
prima terribile notte dopo il cataclisma arrivano i primi aiuti
organizzati. Nell'alba livida, sotto gli occhi spiritati dei superstiti
ancora sotto shock, dalle corazzate Cesarevic e Slava e dagli
incrociatori Makarov e Bogatyr scendono circa tremila marinai che
salveranno migliaia di persone. Più tardi arriva l'incrociatore inglese
Sutley con i suoi 170 allievi marinai, al quale seguirà il giorno dopo
l' incrociatore Minerva partito da Malta, e poi alcune navi
tedesche. Sempre il 29 arriveranno le corazzate italiane Regina
Margherita e Regina Elena mentre la Napoli si dirige verso Reggio
Calabria. Una quarta corazzata italiana, il Vittorio Emanuele, arriva
il 30 dicembre con a bordo il Re e la Regina. Poi per Messina giungono
giorni forse ancora più terribili: viene deciso lo stato di assedio e
si arriva persino a pensare di cannoneggiare la città semidistrutta,
raderla al suolo per ricostruirla altrove. Il timore di un complotto
ribassista sui titoli della Banca d'Italia induce poi il generale Mazza
a usare troppo zelo nella difesa di banche e caveau. In realtà il 7
gennaio 1909, alla riapertura della Borsa, le azioni della Banca
d'Italia perdono solo 13 punti (e non i 100 temuti).Ma accanto a tanti
errori e polemiche che investirono anche il Governo (Giolitti si
recherà a Messina solo nel 1911 dove, scrive un suo biografo, "fu
accolto a fischi") brilla ancora oggi il ricordo della solidarietà
arrivata da tanti Paesi.Dopo le squadre navali russa e inglese da tutto
il mondo arriveranno aiuto per le sfortunate Messina e Reggio: dalla
Germania all' Austria-Ungheria, dalla Francia agli Stati Uniti, dalla
Danimarca alla Grecia alla Spagna al Portogallo. Uomini che pochi anni
dopo si sarebbero trovati su opposte trincee sui fronti della Grande
Guerra, accorsero per restituire alle due città la speranza di una
nuova vita.
Era il più grande terremoto e maremoto
insieme che l’Europa ricordi. Non è mai stato accertato quante furono
esattamente le vittime. Una cosa è certa: più di ottantamila persone
perirono in una sola manciata di secondi. Per giorni e giorni, uomini e
donne e bambini vagarono tra le macerie, completamente inebetiti. Dalle
due alle tremila persone morirono nei giorni successivi poichè
seguirono piogge e freddo di una intensità mai registrati prima e
quando ritornò il mitico sole caldo di Sicilia cominciarono le
epidemie, le malattie, la fame. Il Governo, presieduto da Giolitti,
fece l’impossibile per alleviare le sofferenze, furono mandate migliaia
di persone compreso un corpo volontario di baresi e mezzi dell’Esercito
e della Marina per costruire baracche, alloggiamenti.
Una scossa sismica è stata rilevata ieri pomeriggio durante la
cerimonia per ricordare il terremoto che nel 1908 distrusse
le città di Messina e Reggio. A registrare l'evento è stata un'unità mobile
dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, uno dei mezzi
schierati in città in occasione della celebrazione mentre al Teatro Vittorio Emanuele era in corso la cerimonia di commemorazione la terra ha tremato. Pagina 67 di 244