Antonino Calderone è nato a Catania il 24 ottobre 1935. Ufficialmente imprenditore, in
realtà mafioso di spicco dal 1962, anche se incensurato al momento
dell'arresto. La famiglia Calderone fu tra le
cosche perdenti dalla seconda guerra di mafia, che nel catanese vide trionfare
Nitto Santapaola,
alleato dei corleonesi. Il fratello di Antonino, Giuseppe,
rappresentante delle famiglie catanesi nella Cupola, fu assassinato l'8
settembre 1978. Arrestato a Nizza nel 1986, durante la permanenza in
carcere, Calderone ebbe il sentore che poteva essere ucciso e
divenne così collaboratore di giustizia a partire dall'aprile 1987. Le sue dichiarazioni fornirono un positivo riscontro alle confessioni di
Buscetta e Contorno e causarono l'emissione di 166 mandati di cattura. Calderone
spiegò ai giudici le origini della mafia a Catania e il funzionamento
della commissione interprovinciale di Cosa Nostra, detta in gergo
mafioso Regione. Fece inoltre pesanti rivelazioni sul conto di Salvo
Lima e dei cugini Salvo e svelò i rapporti tra Santapaola e i cavalieri
del lavoro, vale a dire gli imprenditori Mario Rendo, Gaetano
Graci, Carmelo Costanzo e Francesco Finocchiaro. Dopo le stragi del
1992 ha fornito nuovi particolari sui rapporti tra mafia e politica.
Salvatore Contorno è detto anche
Coriolano della Floresta, nacque a Palermo il 28 maggio 1946 e fu
iniziato a Cosa Nostra nel 1975, entrando a fare parte della famiglia
di Santa Maria di
Gesù. Di professione macellaio, si occupò di contrabbando di sigarette
e poi di droga, con i cugini Grado. Negli anni Settanta fu mandato in
soggiorno obbligato in provincia di Verona. Dopo una condanna a
ventisei anni in contumacia per il sequestro di un industriale, visse
la latitanza a Palermo.
Fedelissimo di Stefano Bontate,
il 25 luglio 1981 scampò ad uno spettacolare attentato tesogli dai clan
rivali a Brancaccio. Divenne un informatore di Ninni Cassarà che lo
chiamava, in codice, Prima Luce. Fu arrestato il 23 marzo del 1982 a
Roma, mentre studiava il piano per uccidere
Pippo Calò e vendicare così i suoi molti parenti uccisi dai corleonesi e dai loro alleati.
Nell'ottobre del 1984 cominciò a collaborare con i
giudici, completando le dichiarazioni rese da Buscetta. Nel 1987, alla conclusione del maxiprocesso, fu condannato a sei anni.
Dopo la testimonianza al processo per la Pizza Connection, la giustizia americana gli concesse lo status di
collaboratore.
Nel 1989 fu arrestato nei pressi di Palermo, mentre si pensava fosse in
America. Nell'estate di quell'anno nacque così la vicenda delle lettere
anonime, probabilmente scritte da un addetto ai lavori, poi
soprannominato il corvo di Palermo. In queste lettere si accusavano i
poliziotti e i magistrati più impegnati nella lotta alla mafia di
utilizzare l'ex killer per uccidere i capi dei
corleonesi. Nel 1997 nuove polemiche sul ruolo svolto in passato da
Contorno hanno alimentato le voci di una possibile revoca del programma
di
protezione.
Tommaso Buscetta è il più famoso collaboratore di giustizia, l'ex boss dei due mondi, nacque a Palermo il 13 luglio 1928, ultimo di diciassette figli. Dopo aver lavorato nella vetreria del padre, a soli 20 anni entrò nella famiglia mafiosa di Porta Nuova. Nel 1956 il primo arresto con l'accusa di contrabbandare sigarette. Allo scoppiare della prima guerra di mafia, Buscetta fuggì in Messico; nello stesso anno venne spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura per associazione a delinquere e omicidio plurimo. La sua carriera criminale si svolse tra l'Europa e il Sud America, soprattutto nel contrabbando di tabacchi e droga. Processato in contumacia a Catanzaro, fu arrestato nel 1970 negli Stati Uniti e nel 1971 si trasferì in Brasile. Nello stesso anno la Commissione antimafia lo inserì nella lista dei dieci mafiosi più pericolosi. Nel 1977 fu estradato dal Brasile e dopo il carcere scontato all'Ucciardone e alle Nuove di Torino, grazie al regime di semilibertà, diventò di nuovo un latitante. All'inizio degli anni Ottanta fece ritorno in Italia per cercare di trovare una composizione della vertenza tra le vecchie famiglie palermitane e i rampanti corleonesi. Non riuscì nel suo scopo e tornò in Brasile, dove fu arrestato nel 1983 ed estradato in Italia l'anno successivo. Iniziò a collaborare con Falcone, che emise in base alle sue rivelazioni ben 366 mandati di cattura. Fu Buscetta a svelare per primo e in maniera compiuta al giudice i segreti di Cosa Nostra, offrendo le necessarie chiavi di lettura per interpretare l'organizzazione, gli organigrammi, le attività e gli appoggi dell'associazione mafiosa. Al primo maxiprocesso venne condannato a tre anni e tre mesi. Dopo la strage di Capaci, a partire dall'aprile 1993, ha rilasciato nuove dichiarazioni sui rapporti tra mafia e politica e sui delitti Moro, Pecorelli e Dalla Chiesa. E' morto il 2 aprile 2000 nella sua casa di New York dopo una malattia durata circa due anni, è rimasto cosciente fino alla fine.
Gaetano Badalamenti o don Tano nacque a
Cinisi il 14 settembre 1923. Nel 1947 emigrò clandestinamente negli
Stati Uniti; nel 1950 venne rimandato in Italia e fu presente alla
riunione all'Hotel des Palmes a Palermo.
Grazie all'esperienza maturata in America, propose la creazione della prima "commissione" della mafia
siciliana, che funzionò fino alla strage di Ciaculli. Dal 1971 al 1974 fu rinchiuso nel carcere
dell'Ucciardone di Palermo. Già a metà degli anni Settanta era considerato dall'FBI come il
vero cervello del traffico di stupefacenti che interessava le due sponde
dell'Oceano Atlantico. Fece parte, con Riina e
Bontade,
del triumvirato che costruì Cosa Nostra e si mise a capo della
commissione, per quanto non riconosciuto dai Riva, dal 1974 fino alla
sua espulsione da Cosa Nostra avvenuta per motivi tuttora sconosciuti.
Nel 1978 fece uccidere il militante di estrema sinistra
Giuseppe Impastato che, dai microfoni della radio locale Aut Aut, ne denunciava i traffici di droga, organizzati grazie al
controllo sull'aeroporto di Punta Raisi a
Palermo. Impastato fu ritrovato sui binari della ferrovia, dilaniato da
una bomba: ci vollero diversi anni, prima che fosse riconosciuta
l'origine mafiosa del delitto.
Spazzata via dagli avversari la maggior parte dei suoi uomini,
Badalamenti si rifugiò in Brasile, dove ebbe contatti con altri
latitanti, tra cui
Buscetta.
Fu arrestato a Madrid nell'aprile 1984 ed estradato negli Stati Uniti.
Qui è attualmente detenuto per traffico di stupefacenti, dopo la
condanna a trent'anni di reclusione, avvenuta nel 1986, nell'ambito
dell'inchiesta Pizza Connection. I suoi rapporti con la politica e la
sua conoscenza dei molti segreti di Cosa Nostra sono stati al centro
delle dichiarazioni di famosi collaboratori di giustizia. Nel marzo
1995, il suo nome è tornato alla ribalta in occasione del suicidio del
maresciallo dei carabinieri Antonino Lombardo che, stando alle
indiscrezioni, ne stava organizzando il rientro in Italia per deporre
in alcuni processi di mafia.
Stefano Bontate, detto il Falco, noto anche come il principe di Villagrazia, nacque a Palermo il
23 aprile 1938. Ufficialmente possidente, fu invece il capo mafia della
famiglia di Santa Maria di Gesù e anche affiliato alla massoneria. Suo
padre, don Paolino, era tra i mafiosi più potenti della Sicilia e
trattava gli esponenti politici come suoi sottoposti, non esitando a
schiaffeggiarli in pubblico. I rapporti politici furono coltivati anche
dal figlio che era in affari con Salvo Lima e i cugini Salvo, gli
esattori di
Salemi.
Dopo gli studi presso il Liceo Gonzaga dei Gesuiti, Stefano e il
fratello Giovanni seguirono le orme del padre all'interno
dell'organizzazione. Stefano finì per la prima volta in galera con
l'accusa di traffico di stupefacenti, dopo l'omicidio del procuratore
capo Pietro Scaglione, ucciso dai
corleonesi. Condannato a tre anni nel processo dei centoquattordici, fu
assolto in appello. Oltre ai notevoli proventi del
traffico di droga, davvero fruttuosa si rivelò la collaborazione con i clan napoletani nel contrabbando di
tabacchi. Sul finire degli anni
Settanta la sua influenza all'interno della mafia siciliana raggiunse
l'apice. Accolse e protesse Michele Sindona nel 1979, in occasione
della sua fuga in Sicilia. All'interno della commissione era uno degli esponenti più autorevoli, tanto che i corleonesi decisero di eliminarlo il giorno del suo compleanno, il 23 aprile del 1981,
inaugurando così la seconda sanguinosa guerra di mafia.