Sfogliando qualsiasi quotidiano si legge di crisi economica,
crescita zero, inflazione che rialza la cresta e altre amenità. Molte
famiglie italiane sono costrette a tirare la cinghia
e a giocare con la finanza creativa pur di arrivare a fine mese. Ma c'è
chi al contrario si può considerare soddisfatto e fortunato. Gli
assessori della Regione Sicilia hanno visto i loro stipendi triplicarsi in soli tre anni.
A fornire le cifre dello scandalo è un rapporto appena sfornato della
Corte di Conti. Alla pagina 57 si può leggere nel documento che nel
triennio 2005-2007 l'indennità di carica per i componenti della giunta
regionale è aumentata del 114,77 per cento. Niente
male se si pensa che in tutto il Paese il malcontento aumenta e i
politici dell'intero arco costituzionale sono tutti d'accordo sulla
necessità di abbassare i costi della politica. A nulla è servito
l'esempio di Prodi che aveva sentito il bisogno di fare da apripista, decurtando il proprio stipendo e quello dei suoi collaboratori di un 30 per cento.
Attualmente lo stipendio di un assessore e deputato regionale è di
14mila euro netti al mese. Cifre davanti alle quali non si può rimanere
insensibili. Per dare un altro esempio dell'allegra gestione
delle finanze regionali siciliane basta citare un altro dato fornito
dalla Corte dei Conti: nel 2007 i dipendenti sono costati 714 milioni, il 37 per cento in più del 2001. Come maiquesta crescita nella spesa pubblica? Semplice, spiegano i magistrati contabili, perché la giunta regionale ha deciso di procedere all'assunzione di precari.
I dati forniti dalla Corte dei Conti sono illuminanti su certe scelte
fatte con sospetto opportunismo: l'infornata di precari è stata fatta
nel 2005, pochi mesi prima delle elezioni regionali che hanno visto
insediarsi sulla poltrona di presidente della Regione Totò Cuffaro. Uno
strano modo per abbattere i costi della politica.
A San Marino è entrato in vigore un nuovo codice della strada che vieta il fumo a chi guida l'auto. La sigaretta come il telefonino, dunque. E la sanzione per chi viola la legge è stata fissata a 100 euro.
La stessa per chi verrà sorpreso senza cinture di sicurezza allacciate
o auricolari per musica o il già vitatissimo cellulare, ma anche il passeggero che fumi senza l'autorizzazione del guidatore (e
a questo proposito sembra lecito domandarsi come possano i vigili
urbani verificare se il permesso sia stato o meno chiesto), norma,
quest'ultima, per altro già sancita dalla legge del marzo scorso sulla «tutela della salute pubblica dall'esposizione al fumo di tabacco». I
cittadini del Titano sembrano essere entusiasti della novità, anche se
ritengono eccessiva la sanzione di 100 anche per un divieto di sosta.
Per adesso la stessa norma anti-sigaretta in auto è in vigore anche in Gran Bretagna, nella città statunitense di Bangor, nel Maine, e in Canada (quando nell'abitacolo ci sono minori di 16 anni) ma sembra riscuotere parecchi consensi anche presso i consumatori italiani. Sia il Codacons (che da tempo è impegnato con la campagna "Fumo al volante, pericolo costante")
sia l'Adiconsum sono infatti già sul piede di guerra e, cogliendo la
novità del codice stradale sanmarinese, rinnovano la loro richiesta al
governo di introdurre una disposizione analoga anche in Italia. Alla
base della presa di posizione delle associazioni ci sono rischi per la
sicurezza stradale legati all'uso delle sigarette alla guida
(superiori, secondo uno studio la società italiana di Tabaccologia,
Sitab, all'uso del telefonino), pericoli per la salute,
specialmente per i bambini, e problemi di inquinamento.«Ci sono 5
secondi di guida cieca - ha detto il presidente del Codacons, Carlo Rienzi -
in cui un'auto può percorrere decine e decine di metri, che possono
portare a gravi incidenti». Mentre il responsabile del settore auto
dell'Adiconsum, Raffaele Caracciolo, ha spiegato, che
«L'accensione di una sigaretta mentre si guida è legata a tre
situazioni di pericolo: l'accensione, che fa distogliere al guidatore
gli occhi dalla strada; la possibile caduta di cenere o parti accese,
con rischio di incendio; e l'effetto della nicotina a livello neurologico». Ma al fumo in auto sono legati anche rischi sanitari.
Secondo l'Istituto dei Tumori di Milano, una sigaretta fumata in
macchina per circa 8 minuti con i finestrini chiusi e l'impianto di
condizionamento in funzione, provoca nell'abitacolo concentrazioni di
polveri sottili oltre 10 volte superiori ai limiti di legge. Secondo
uno studio australiano, i bambini esposti al fumo in auto hanno una
possibilità doppia di ammalarsi di asma. E infine ci sono poi i problemi ambientali: secondo l'Adiconsum, ogni giorno vengono gettate in strada, dalle auto, almeno 25 milioni di cicche. Educazione. Tabagisti attenzione: le maglie della legge-antifumo sembrano stringersi sempre di più.
Governo in difficoltà e opposizione compatta. Tutta colpa della norma anti-precari approvata alla camera nel luglio 2008.
A dividere è la proposta di cancellare l'obbligo di assunzione a tempo
indeterminato in caso di sentenza favorevole al lavoratore da parte di
un giudice del lavoro approvata dalla Camera e che si avvia diventare
presto legge. Una norma che non trova d'accordo non solo i diretti
interessati, i lavoratori con contratti a termine che rischiano di
vedere il posto fisso diventare sempre più un sogno irragiungibile, ma
anche lo stesso esecutivo. Il ministro del Welfare Sacconi ne
prende, ad esempio, le distanze: «si tratta di un emendamento nato in
Parlamento». Anche se precisa: «l'emendamento in ogni caso
riguarderebbe solo il contenzioso in corso e mai il futuro e solo le
irregolarità». Si tratterebbe, dunque, di «una sorta di sanatoria o di
norma transitoria» pensata ad hoc per far quadrare i conti delle Poste
Italiane, dove le spese legali per i contenziosi chiusi e ancora
pendenti rappresentano una vera zavorra per il bilancio aziendale.
Norma però che non piace neanche al collega della Funzione Pubblica
Renato Brunetta che precisa: la norma blocca assunzioni va rivista».
Per non parlare della reazione del sindacato dei lavoratori che
attraverso il leader Cgil Epifani fa sapere: «si tratta di una svolta
autoritaria, calpesta i diritti dei lavoratori».Sull'emendamento,
approvato a sorpesa in Parlamento e ora all'esame del Senato, non si è
fatto attendere l'intervenuto di Walter Veltroni che chiede al governo
di ritirare l'emendamento salva-Poste della manovra finanziaria, che
faciliterebbe semplicemente il ricorso ai contratti a termine da parte
delle imprese. Mentre per Confindustria è: «una misura in linea con
direttiva europea».
Dal 2010 raddoppia la durata della carta d'identità e diventa
obbligatoria per tutti l'impronta digitale. Lo prevede un emendamento
che ha ottenuto il sì bipartisan dalle commissioni Bilancio e Finanze
della Camera.Per Antonio Misiani del Pd questa norma «disinnesca la questione Rom.
Ora le impronte saranno prese a tutti». In realtà, spiega Giulio
Calvisi, sempre del Pd, «si tratta di una vittoria simbolica» perchè la
questione sta maturando in Europa e si parla di una direttiva
comunitaria che obbligherà i Paesi a introdurrele impronte digitali sul
documento d'identità. Prendere le impronte ai bambini nomadi beccati a chiedere l'elemosina,
anche se si tratta di minori: è ciò che vuole attualmente il governo.
«Prenderemo le impronte anche dei minori in deroga alle attuali norme -
ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni -
proprio per evitare fenomeni come l'accattonaggio. Non sarà certo una
schedatura etnica ma un censimento vero e proprio per garantire a chi
ha il diritto di rimanere di poter vivere in condizioni decenti». Il ministro Maroni vuole prendere le impronte digitali a tutti. Anche Orpheus
la pensa allo stesso modo quando riporta sul suo blog alcune possibili
soluzioni al problema sicurezza: «La banca dati del Dna, in grado di
raccogliere le impronte genetiche degli extracomunitari pregiudicati,
soprattutto per reati seriali. Pugno duro anche nei confronti di recidivi e minori,
nessuno sconto per chi "ci ricasca" e abolizione delle attenuanti per i
minori con la possibilità di arrestare anche i baby scippatori e il
reato di riduzione in schiavitù per chi li costringe alla strada. Gli
italiani saranno anche stupidi, come sostiene il vate Santoro, ma sanno
distinguere fra chi vende fumo e chi s'impegna a risolvere
concretamente i loro problemi. L'Italia non é il "loft" veltroniano,
strabordante buonismo catto-comunista, nè il salotto radical-chic di
Santoro, dove gli arrogantoni intellettualoidi di sinistra fanno figure
da "cioccolataio" (con tutto il rispetto per la categoria)».Frattini,
aveva dichiarato in un'intervista recente "che l'Europa avrebbe rivisto
il regolamento di Schengen per il controllo delle frontiere - come si
legge sul post di Democrazia diretta - e che dal 2009 sarebbe diventato obbligatorio l'uso dei visti con i dati biometrici: "Chi non appartiene all'area Schengen deve
farsi prendere le impronte, anche se europeo", diceva l'ex commissario
alludendo a bulgari e soprattutto rumeni. Peccato che Bruxelles la
pensi in maniera diversa".
In Italia i patentati over 60 sono 6.840.059, il 19,2% del popolo dei
guidatori, rivela l'Asaps (Associazione Sostenitori Amici Polizia
Stradale). Un guidatore in là con gli anni è un guidatore sempre meno reattivo, sempre meno performante. Qualche esempio? Pochi giorni fa, in provincia di Varese, un 97enne alla
guida di una minicar ha investito due donne. L’uomo, che aveva la
patente scaduta da qualche mese, guidava un piccolo veicolo ma non
possedeva neppure la patente del ciclomotore necessaria alla guida
delle minicar. Ha investito le malcapitate, una delle quali è rimasta
"agganciata" al paraurti ed è stata trascinata per diversi metri dall'ignaro conducente. L'anziano ha concluso la sua corsa schiantandosi contro un albero. Giorni prima, in provincia di Napoli, un 90enne
alla guida ha tagliato la strada a un motociclista. È stato fermato dai
vigili, che effettuando un controllo dei documenti hanno scoperto che
la patente era scaduta da oltre un anno. «Adesso come faccio senza
poter guidare l’auto?», si è lamentato l'uomo. «Sarebbe bello
avere il coraggio di dire che non è il caso di rinnovare la patente,
che ci sono problemi più gravi nella vita di un essere umano, che per
queste cose non è mai morto nessuno». Già, non è facile ma a un certo momento diventa necessario. Perché per i diretti interessati, a loro volta, è difficile valutare in modo critico le proprie abilità e capacità, ammettere che vista, riflessi e udito non sono più quelli di una volta. «Sarebbe socialmente opportuno stabilire un limite superato il quale si tolga la possibilità guidare, perché garantirebbe più sicurezza sulle strade. Ciò varrebbe sia per l'anziano al volante che per gli altri».
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