Per calcolarlo, in pratica, si prendono dei titoli azionari si sommano i loro valori e
si definisce un valore iniziale. I successivi cambiamenti del valore
dei titoli si riflettono sull'indice in maniera proporzionale al loro
capitale, cioè al loro valore totale sul mercato. Gli indici azionari sono la sintesi del valore del paniere di titoli azionari
che rappresentano. I movimenti dell’indice sono una buona
approssimazione del variare nel tempo della valorizzazione dei titoli
compresi nel portafoglio. Esistono differenti metodologie di calcolo
degli indici, a seconda della ponderazione che viene attribuita alle azioni del paniere.
Si distingue tra:
La maggior parte dei principali indici mondiali sono pertanto calcolati con la metodologia value weighted; tra questi ricordiamo gli americani S&P 500 e gli indici Nyse Composite, l’italiano S&P Mib, il FTSE 100 (UK), il CAC 40 (Francia), il DAX 30 (Germania) ed il Topix (Giappone). Tra i pochi indici price weighted rimasti, i due più importanti sono il Dow Jones (USA), l’indice di borsa più antico della storia e il Nikkei 225 (Giappone).
Per inflazione si intende l'innalzamento nel tempo, generale o
limitato a un singolo settore, dei prezzi. Il termine inflazione, derivante dal latino inflatio-onis, gonfiore, indica una crescita nell'utilizzo di un determinato oggetto o comportamento, precedentemente di uso sporadico. L'uso più comune è quello utilizzato in economia, dove indica un incremento generalizzato e continuativo del livello dei prezzi nel tempo. Si misura in percentuale di
cambiamento dei prezzi. Un tasso normale é intorno al 2%, se aumenta troppo le sue conseguenze
sono una perdita di potere d'acquisto della moneta in questione. Le cause di un'inflazione troppo elevata possono essere molteplici
e non certamente delineabili; si puó evidenziare, ad esempio, l'aumento
di offerta della moneta rispetto alla domanda, questo comporta
un'aumento di richiesta di altri beni e servizi, in quanto, fatta
semplice, la gente ha piú soldi da spendere. Se l'offerta di questi
beni e servizi non aumenta al pari della crescente domanda, il loro
prezzo é destinato ad aumentare. Alcuni economisti ipotizzano un legame
tra la scala mobile
degli anni novanta in Italia e il tasso d'inflazione troppo alto di
allora: continuare ad aumentare la moneta circolante per contrastare
l'aumento dei prezzi sembrerebbe non fare altro che favorire questa
spirale discendente.
Il cosidetto costo del denaro si riferisce al tasso di sconto. Il
tasso di sconto è il tasso d'interesse con cui le banche centrali
prestano denaro alle altre banche. Esso è il termometro del mercato finanziario perché sulla sua base vengono determinati il tasso d'interesse,
applicato dalle banche ai propri clienti, ed il tasso interbancario,
tasso che si applica ai prestiti fra le banche. Quando il tasso
ufficiale di sconto aumenta, si è in presenza di una stretta creditizia
cioè di una tendenza atta a ridurre i crediti, in conseguenza
dell'aumento del costo del denaro. Quando, invece, la Banca Centrale
tende a ridurre il costo del denaro, si avrà una tendenza all' aumento
dei consumi e investimenti, in conseguenza del minor costo del denaro.. Questo tasso è la base per
determinare il tasso d'interesse dei prestiti ai clienti e alle altre
banche.
Viene utilizzato per "controllare" l'andamento dell' economia: un
suo aumento determina degli interessi piu' elevati sui mutui, e quindi
una maggiore difficoltà ad ottenere prestiti, di contro pero' i titoli
di stato diventano piu' appetibili, per i risparmiatori, in quanto
offrono rendimenti piu' elevati. L'abbassamento del tasso di sconto
invece aiuta a far crescere i consumi, perche' e' piu' semplice
ottenere prestiti per le imprese e per i cittadini, causando però un
aumento dell'inflazione, cioe' un aumento dei prezzi al consumo. Le
banche centrali quindi in base al tasso di sconto devono cercare di
mantenere un equilibrio tra il peso dei mutui e l'aumento
dell'inflazione. Il tasso Italiano attualmente e' gestito dalla banca
centrale europea. Ovviamente l'argomento non si esaurisce qui e
sicuramente non ho toccato tutti gli aspetti della questione pero'
credo di averne illustrato almeno le basi.
La prossima epidemia influenzale che si abbatterà, inesorabile, con l'arrivo dei primi freddi quest'anno si chiama Australiana. Sarà una forma più intensa rispetto agli anni precedenti. Stando a sentire gli esperti i casi saranno destinati a triplicarsi. Gli infettivologi consigliano il ricorso al vaccino per contrastare questa potente forma di virus influenzale. Sarà dunque la Terra dei canguri la culla del nuovo ceppo influenzale,
che diffusosi a partire dalla fine dell'anno passato, ha seminato nel
continente oceanico un aumento di casi molto significativo. Per la
proprietà transitiva i casi potrebbero proliferare in Italia.
Il nuovo virus antinfluenzale A/H3N2 è noto con il nome di A/Brisbane (primo responsabile di quest'aumento di casi). L'Oms ha raccomandato l'introduzione nel vaccino in Europa. Per la prima volta negli ultimi vent'anni, il vaccino antinfluenzale conterrà tre ceppi rispetto a quelli di un anno fa.
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