Esenzione
per cinque anni dalle imposte, dall'Irap, dall'Ici e dal versamento dei
contributi previdenziali, per chi denuncia il racket. Lo prevede una
bozza di legge antiracket della Commissione regionale antimafia
siciliana. Le "agevolazioni" sarebbero rivolte agli imprenditori che
denunciano richieste estorsive o richieste provenienti dalla
criminalità organizzata tendenti a modificare il normale svolgimento
dell'attività economica, cui sia seguita una richiesta di rinvio a
giudizio.
Non ti scordar mai di me è un plagio. Che cosa c'entra Giusy Ferreri con una band metal? Poco o niente. La sua canzone, tormentone estivo 2008, Non ti scordar mai di me però ha molto in comune con uno dei brani degli Alter Bridge, Coming Home.
Voi la bevete solamente? Sbagliato!!! la Coca Cola serve per tante altre cose. Provare per credere. Non
riuscite a levare una macchia di grasso da una camicia? Avete fatto il
tagliando alla moto ed avete una macchia di grasso (dalle mie marti
morca) praticamente indelebile? Tutto ok, andate al supermercato e
comprate la Coca Cola.
La banana è stato il primo frutto nel 1873 ad essere
coltivato su scala industriale dalla Un. Fruit Company (l’attuale
Chiquita; ricordate, la banana 10 e lode) e la cui produzione è stata progressivamente ottimizzata. Le
banane sono ora il prodotto la cui vendita singola realizza il più
grande profitto nei supermercati di tutta la Gran Bretagna, con la
Tesco che realizza un utile settimanale medio di £ 800.000 solo con la
vendita delle banane. I frutti provengono da piantagioni del Centro America che possono
estendersi per più di 100 km quadrati. La specie Cavendish, la più
venduta, impiega nove mesi per essere pronta, quando viene raccolta
ancora verde in caschi di 80 chili. I braccianti sono pagati ˝a
cottimo˝, cioè a casco raccolto, per assicurare il massimo
dell’efficienza, ma con conseguente sfruttamento della manodopera e il
diffondersi di malattie per le pessime condizioni di lavoro. In
Nicaragua, i braccianti delle piantagioni ricevono appena 0,75 sterline
per una giornata lavorativa pari a 10-12 ore di intenso lavoro. Secondo
un rapporto dell’Action Aid, redatto nel 2007, i casi di avvelenamento
sono una routine, come succede con lo spray aereo di pesticidi da
contatto ed erbicidi sui lavoratori nelle piantagioni. Dopo la raccolta, le banane vengono separate in piccoli caschi, lavate
e confezionate principalmente da donne operaie. Ogni frutto che non
rispetta gli stretti parametri estetici imposti dai commercianti viene
gettato. La Fao stima che il 30-40% delle banane raccolte sono
classificate inaccettabili e quindi buttate via. Ora passiamo al trasporto. Le scatole sono spedite via gomma o treno al
porto dove vengono imbarcate in navi con grandi celle frigorifere. Un
rapporto pubblicato in Marzo dall’European Academics stima che questo
tipo di trasporto rappresenta il 5% delle emissioni globali di CO2. All’arrivo, le banane vengono portate a maturazione artificialmente
attraverso etilene e un graduale aumento della temperatura in speciali
magazzini. Infine vengono trasportate principalmente su gomma agli
ingrossi che poi smisteranno il tutto a supermercati e negozi al
dettaglio.
C’è una stretta relazione tra la crescente scarsità d’acqua e l’odierna crisi alimentare.
Già da tempo si sa che in molte parti della Terra ci sono seri problemi
di approvigionamento idrico. Vale soprattutto - ma non solo - per i
Paesi del Sud del mondo dove la gente non ha cibo a sufficienza. Un pianeta sempre più assetato. Partendo da queste constatazioni, il Science Daily
ha
messo in relazione acqua e produzione alimentare: ogni caloria di cibo
richiede all'incirca un litro d'acqua per essere prodotta; una dieta di
tipo occidentale implica il consumo quotidiano di 2.500-3.000 litri
d'acqua al giorno. Ma se si tiene conto di tutta l’acqua utile per le lavorazioni e per
gli alimenti più "complessi", un americano ne "mangia" in un giorno
circa 6.850 litri, un italiano circa 6.390. Tenendo conto di questi valori e se è vero che entro il 2030 la
popolazione della Terra aumenterà di altri 2.5 miliardi di persone, si
dovranno trovare altri 2.000 chilometri cubi di acqua dolce per
sfamarci tutti.
Cosa non facile visto che ora la produzione del cibo assorbe 7.500 chilometri cubi d'acqua che già fatichiamo a trovare. La ricerca Water for Food, Water for Life del
Comprehensive Assessment of Water Management in Agriculture, organismo
che riunisce 700 scenziati, dà una sentenza poco rassicurante: se non
cambieremo il modo di sfruttare e preservare le risorse idriche, fra 25
anni, con 8.5 miliardi di popolazione planetaria, non avremo abbastanza
acqua per nutrire il mondo. In questo caso, la momentanea crisi alimentare attuale potrebbe diventare permanente.Pagina 63 di 76